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CINEMA

TOP 15 dei Film > Stefano



1 - premessa

 

2 - Andrea's Top15

 

3 - Giorgio's Top15

 

4 - JJ's Top15

 

5 - Stefano's Top15

 

6 - Taras's Top15

 

7 - Tabella riepilogativa

 

 
 

Tutte le opere d'arte hanno il potere di coinvolgere e provocare suggestioni durature nel tempo, che sono legate ad una sfera molto intima, quella della memoria, del ricordo, dell'associazione fra una situazione ed una vibrazione dell'animo.

La settima arte, come viene denominata la cinematografia, ha una forza di coinvolgimento straordinaria: richiedendo la partecipazione simultanea di più sensi, vista e udito, rappresenta l'esperienza globale per eccellenza. Anche al di fuori delle sale cinematografiche, con le nuove tecnologie che hanno definito nuovi mezzi di fruizione, i film conservano tutta la loro magia.

Molti ricordi indelebili mi hanno guidato nella scelta di questi quindici film, ognuno dei quali ha rappresentato un'emozione, una riflessione, o anche solo uno spunto, che hanno consentito di rendere la vita più interessante.

 

Manhattan

Cast: Woody Allen, Diane Keaton, Mariel Hemingway

Regia: Woody Allen

Anno di uscita: 1979

Alla sua uscita, al cinema, mi aveva talmente emozionato che l'ho visto due volte, nel senso che sono rimasto in sala per vederne la successiva proiezione (oggi non sarebbe possibile).

Anche se molto diverso da me, mi aveva affascinato la storia di Isaac (Woody Allen), un intellettuale quarantenne che lavora, suo malgrado, per la televisione, da lui imprevedibilmente abbandonata per dedicarsi alla scrittura; il suo rapporto con New York, città che ama profondamente (con le sottolineature della Rapsodia in Blue di Gershwin); la sua relazione con la diciassettenne Tracy (Mariel Hemingway); il suo abbandono di Tracy per una donna più matura (Diane Keaton); il rimpianto per la sua giovanissima amante con il tentativo finale di riconquistarla.

Scena cult:

Sdraiato sul divano di casa, mentre registra su cassetta alcune idee per il suo nuovo romanzo, Isaac elenca le cose per cui vale la pena di vivere e in quel momento capisce che ha commesso un terribile errore nel lasciare Tracy. Il suo monologo è commovente e indimenticabile.

«Perché vale la pena di vivere? È un'ottima domanda… Be', ci sono certe cose per cui vale la pena di vivere… Per esempio, per me… Uff, io direi… Il vecchio Groucho Marx, per dirne una… e Joe Di Maggio… Il secondo movimento della Sinfonia Jupiter… Louis Armstrong, l'incisione di Potatohead blues… Sì, i film svedesi, naturalmente… L'educazione sentimentale di Flaubert… Marlon Brando, Frank Sinatra... Quelle incredibili mele e pere dipinte da Cézanne... I granchi da Sam Wu... Il viso di Tracy.. »

 

Ecce Bombo

Cast: Nanni Moretti

Regia: Nanni Moretti

Anno di uscita: 1978

Una rivelazione improvvisa, questo film. Vi si rappresentava la situazione di giovani coetanei, con i loro ideali, le loro contraddizioni, le loro fobie. Era come vedersi allo specchio, uno specchio in parte deformato dalle esilaranti situazioni di alcune scene. Il primo film di grande successo popolare di Nanni Moretti che proseguirà a raccontare, negli anni successivi, la storia del suo alter-ego Michele e delle sue paturnie.

Scena cult:

Michele incontra una vecchia compagna di scuola e con lei si ritrova seduto su un prato dove si svolge questo surreale dialogo, che, sintetizzato nella frase 'Faccio cose, vedo gente', è entrato nell'uso comune.

Michele: che lavoro fai?

Amica: mi  interesso di molte cose, cinema, teatro, fotografia, musica, leggo

Michele: e concretamente?

Amica: ehm, cosa vuoi dire

Michele: che lavoro fai?

Amica: nulla di preciso

Michele: beh come campi?

Amica: mah te l'ho detto giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose

Michele: e l'affitto?

Amica: vivo con mio fratello e non lo pago

Michele: e i vestiti?

Amica: eh un amico per esempio che va a Londra gli dico di di portarmi delle cose, degli abiti

Michele: Va beh, il mangiare?

Amica: mi ospitano molto spesso

Michele: questa sigaretta qui?

Amica: ho incontrato un'amica stamattina mi ha dato due pacchetti di queste
 

2001: Odissea nello Spazio

Cast: Keir Dullea

Regia: Stanley Kubrick

Anno di uscita: 1968

Cosa si può dire di uno dei più bei film della storia del cinema? Un capolavoro, che pur essendo stato girato nel 1968, mostra una maestria tecnica che non lo rende mai obsoleto. Ogni istante del film è significativo e il regista Kubrick è consapevole di dover rendere perfetta ogni scena, da quelle ambientate nella preistoria a quelle del viaggio spaziale. E' un film complesso, la cui interpretazione è stata oggetto di decine di saggi e articoli, che si sono susseguiti in questi decenni.

All'epoca in cui è uscito il film, non c'erano trailer in TV, le uniche notizie si potevano dedurre dai giornali o dal passaparola. Vederlo per la prima volta, in un cinema affollatissimo di una cittadina di provincia, è stata un'esperienza mistica di cui, fra amici, abbiamo parlato per giorni e giorni dopo la visione.

Scena cult:

La clava lanciata in aria dalla scimmia, che ha capito le proprie potenzialità, si trasforma, con un salto temporale di migliaia di anni, in un'astronave che danza intorno alla terra, al ritmo del 'Bel Danubio blu' di Strauss. L'essenza dell'evoluzione dell'uomo consiste in questo: dall'arma primordiale ai viaggi spaziali che preludono all'incontro con il divino.

 

Alien

Cast: Sigourney Weaver

Regia: Ridley Scott

Anno di uscita: 1979

Uno dei più conosciuti, e copiati, mostri del cinema. La storia è sconvolgente, la mia prima visione del film è stata scioccante. Tanti particolari rimangono impressi nella mente dello spettatore: il mostro progettato nei minimi dettagli dall'artista/designer Giger, l'atmosfera claustrofobica, le scene curate in modo maniacale (gli ambienti dell'astronave, il nido delle uova del mostro, il crescendo prima dell'esplosione finale, la navetta di salvataggio e la distruzione dell'alieno). Ed era tutto reale, non esisteva ancora la computer graphic.

Scena cult:

E' la scena cruciale del film, davvero terrificante: seguendo il segnale radio che proviene dalla superficie del pianeta, tre membri dell'equipaggio individuano una gigantesca astronave aliena e il cadavere del pilota, altrettanto gigantesco, ormai fossilizzato, con uno squarcio nel petto. Calandosi all'interno dell'astronave, uno dei tre si ritrova in una caverna, le cui pareti ricordano le ossa di una cassa toracica, dove vede una coltivazione di uova aliene. Avvicinatosi per osservarle meglio, una di queste si apre all'improvviso, e l'embrione di una creatura aliena, attraverso il casco, si attacca al volto del malcapitato.

 

Blade Runner

Cast: Harrison Ford, Rutger Hauer

Regia: Ridley Scott

Anno di uscita: 1982

La storia dei replicanti ribelli è diventata mainstream ed è superfluo volerla raccontare. Alla sua uscita, il film mi colpì per la sua ambientazione (una profetica China Town notturna e piovosa), per le immense architetture della metropoli in decadenza, per le scenografie mozzafiato, per l'intima pena del personaggio principale, il poliziotto, cacciatore di replicanti, Deckard (Harrison Ford). E per la splendida colonna sonora di Vangelis che caratterizza tutto il film.

Scena cult:

Nel duello finale con il poliziotto Deckard che gli dà la caccia, il replicante Roy (Rutger Hauer), giunto alla fine della sua esistenza programmata, pronuncia questo monologo, ormai entrato nell'immaginario collettivo.

«Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi:
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo,
come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire.»

 

Cinque Pezzi Facili

Cast: Jack Nicholson, Karen Black

Regia: Bob Rafelson

Anno di uscita: 1970

Film che aveva lasciato il segno la prima volta che l'ho visto. Il protagonista Bobby, interpretato magistralmente da Jack Nicholson, è un personaggio ambiguo, artista e intellettuale da un lato, rozzo e violento dall'altro. In questa contrapposizione sta tutto il senso e l'impatto del film: Bobby è un uomo che rifiuta il suo status di benestante, le sue floride prospettive come pianista classico, per vivere una vita al limite, spesso on the road, con una compagna (la grande Karen Black) molto più grezza di lui, sia intellettualmente che culturalmente. Il suo ritorno alla casa paterna, una splendida tenuta su un'isola nel nord degli States, per visitare il padre malato, non fa che peggiorare la situazione fino al finale improvviso e inaspettato in cui si assiste alla sua rinuncia totale.

Scena cult:

La scena più toccante, verso la fine del film, è quella in cui Bobby, presa coscienza della sua situazione disperata, tenta un colloquio con il padre, ridotto in stato vegetativo su una sedia a rotelle. Nonostante le circostanze, il colloquio, a senso unico, non fa che acuire l'eterno sentimento di incomunicabilità fra padre e figlio.

«Io non so se tu abbia particolare interesse a che io ti racconti qualcosa della mia vita che per la maggior parte si riduce a ben poco che potrebbe collegarsi a un modo di vita che tu approveresti. Io mi sposto di continuo, ma non perchè stia cercando qualcosa di particolare ma perchè mi allontano dalle cose che vanno a male se io rimango. Sembra che tutto prometta bene all'inizio ma poi... Io cerco di immaginarmi la tua parte in questa conversazione, ma ho la sensazione che, non so, che se anche potessimo non ci parleremmo lo stesso.»

 

Harold e Maude

Cast: Bud Cort, Ruth Gordon

Regia: Hal Ashby

Anno di uscita: 1971

Strano film. Che mi ha incantato per il suo essere del tutto originale, per la assurda storia che racconta e per i personaggi atipici. Harold, giovane rampollo di una ricca famiglia, si innamora di Maude, ottantenne artista, intellettuale, un po' stramba che vive in un vagone ferroviario. Entrambi hanno la passione dei funerali ed è proprio ad una di queste cerimonie (il funerale di uno sconosciuto) che si incontrano. In questa storia, che potrebbe sembrare dark ma che invece rifulge di una sua leggerezza, si innesta la musica eterea del primo Cat Stevens, con alcune fra le canzoni più belle del suo repertorio.

Scene cult:

La madre del giovane Harold, che non sa nulla della sua storia con Maude, intende sistemare il figlio con un bel matrimonio e organizza vari appuntamenti con alcune ragazze, sperando che nel figlio scatti qualcosa. Ma non scatterà proprio nulla: per ribellarsi alle iniziative della madre, nel corso dei vari incontri, Harold metterà in scena finti suicidi, con metodi cruenti che provocano il raccapriccio (e la fuga) delle aspiranti fidanzate. Le esilaranti scene di suicidio includono il harakiri, il taglio di una mano con mannaia, un rogo in stile monaco buddista.

 

Il Laureato

Cast: Dustin Hoffman, Anne Bancroft

Regia: Mike Nichols

Anno di uscita: 1967

Film che, oltre ad aver lanciato nel firmamento delle star il grande talento di Dustin Hoffman, è uno dei più amati dal pubblico della mia generazione, quella dei boomer. Va ovviamente collocato nell'epoca in cui è uscito, il 1967, e la storia di Benjamin rappresenta lo spirito di ribellione dei giovani di quegli anni. Il suo amore verso Elaine, complicato ma alla fine fortunato, aumenta il senso di desiderio verso un ideale ancora non ben definito.

Scena cult:

La lunga sequenza in cui Ben vive la sua estate, fra un tuffo nella piscina di famiglia e un tuffo nel letto della camera di albergo insieme a Mrs. Robinson, è sempre emozionante e descrive bene la percezione di disorientamento e di incomunicabilità dei giovani di quegli anni.

L'accompagnamento della sublime 'Sound of Silence' di Simon & Garfunkel consente di porre il sigillo ad una delle più belle e indimenticabili scene del cinema mondiale.

 

La Dolce Vita

Cast: Marcello Mastroianni, Anita Ekberg

Regia: Federico Fellini

Anno di uscita: 1960

A mio parere, il più grande film di Fellini, all'epoca in cui il grande regista non era ancora ... felliniano. Si sono dedicate centinaia di articoli e libri a quest'opera che ha ispirato molti aspetti della cultura popolare (dai maglioni 'dolce vita' ai paparazzi) e non è mia intenzione fare concorrenza a tutte quelle fonti molto più autorevoli di me.

Mi limito a raccontare la struggente scena finale che è, anche, uno dei motivi per cui lo colloco fra i miei film preferiti.

Scena cult:

Qualche giorno dopo il suicidio del suo amico Steiner e dopo una lunga notte di baldoria, il disincantato protagonista, Marcello, finisce con i suoi compagni di stravizi, al mattino, su una spiaggia romana dove i pescatori hanno appena tirato a riva un gigantesco pesce. In quel momento, Marcello, intontito dai postumi della sbornia, si sente chiamare da una ragazzina, che si trova al di là di un fiumiciattolo, che aveva incontrato in una precedente scena del film; lui è dispiaciuto di non riuscire a sentire quello che lei gli sta urlando, per via del rumore della risacca, e quindi si allontana per ritornare dai suoi amici. La purezza in contrasto con la depravazione. La scena e il film si chiudono con un primissimo piano del volto della ragazzina sorridente che lentamente si gira verso la cinepresa. Vince la purezza.

 

Blow Up

Cast: David Hemmings, Vanessa Redgrave

Regia: Michelangelo Antonioni

Anno di uscita: 1966

Un film italiano che rappresenta il genuino spirito della swinging London degli anni 60. E' la storia di un fotografo che si trova coinvolto, suo malgrado, in una storia a metà strada fra il thriller e la spy story. L'interpretazione di David Hemmings, nella parte del protagonista, è strepitosa. Il fascino del film è nella continua ambiguità fra realtà e rappresentazione della stessa: il soggetto di una fotografia, scattata casualmente, scompare e diventa illusorio.

Scena cult:

Alla fine del film, il protagonista si trova ad assistere ad una partita a tennis senza racchette e senza palline, messa in scena da una compagnia di mimi. La pallina invisibile si ferma davanti a lui e, alla richiesta dei mimi, il fotografo la rilancia in campo, a dimostrazione che la realtà può essere sostituita dalla fantasia.

 

Frankenstein Junior

Cast: Gene Wilder, Marty Feldman, Teri Garr

Regia: Mel Brooks

Anno di uscita: 1974

Film esilarante, pieno zeppo di gag, tanto che la stessa troupe dovette girare molte scene con un fazzoletto in bocca per evitare di ridere durante le riprese. Basato sul classico concept di Frankenstein rivisitato in chiave comica, partendo, come spunto, da film drammatici degli anni 30, come “La moglie di Frankenstein” del 1935, a cui il regista Mel Brooks si è palesemente ispirato, riprendendo scene e personaggi in versione comica, oltre all'atmosfera gotica in bianco e nero.

E' un classico della comicità intelligente, che, pur rivisto all'infinito, consente ogni volta di scoprire nuovi particolari. E il doppiaggio ha avuto un ruolo fondamentale, inventandosi, di sana pianta, delle gag in italiano su battute intraducibili dall'inglese (come, ad esempio, la famosa “Lupo ululà, castello ululì”, che in inglese ha tutt'altro andamento).

Scena cult:

Tante scene potrebbero essere citate, ma fra tutte segnalo quella in cui lo scienziato e l'assistente si trovano alla ricerca di un passaggio segreto nel castello e scoprono che, levando la candela dal candelabro, si apre uno scomparto della libreria. “Rimetta a posto la candela” è la battuta che è passata alla storia.

 

A Piedi Nudi nel Parco

Cast: Jane Fonda, Robert Redford

Regia: Gene Saks

Anno di uscita: 1967

Una classica, divertente e leggera commedia hollywoodiana, in cui però lo star system inizia a riflettere sui cambiamenti della società. Siamo nel 1967, l'anno dopo ci sarà il maggio francese, l'anno dopo ancora, il fratello di Jane, Peter Fonda, girerà Easy Rider, che farà da spartiacque fra due visioni del mondo. Questo film ironizza sulla voglia di trasgredire alle convenzioni: a partire dai due inquilini dello stabile, i signori Bosco che “appartengono allo stesso sesso e nessuno sa neanche quale”; il signor Velasco, il bohemien settantenne, inquilino della mansarda, a cui si accede solo tramite una botola nel pianerottolo o attraversando, funambolicamente, il tetto; la madre di Corie, una tranquilla cinquantenne che alla fine si farà conquistare e travolgere dalla vita sregolata del signor Velasco. E poi, i due protagonisti, Corie (Jane Fonda) e Paul (Robert Redford), portatori sani di gioventù, bellezza e talento, che interpretano una coppia che alla fine sta per sgretolarsi sotto i colpi della voglia di ribellione di lei, che non si adegua ai canoni di un normale matrimonio. L'inizio di una carriera impegnata, per i due attori, che diventeranno, nei decenni successivi, due paladini dell'attivismo.

Scena cult:

Corie organizza una serata per far incontrare la madre con il signor Velasco e quest'ultimo invita tutti nella sua mansarda dove, in una atmosfera orientale, offre un antipasto a base di 'kniki', una misteriosa specie di bocconcini di anguilla che non si devono mordere ma sparare direttamente sulla lingua per evitare l'amaro del gusto. Inutile dire che l'esperimento avrà un esito esilarante.

 

Hollywood Party

Cast: Peter Sellers

Regia: Blake Edwards

Anno di uscita: 1968

Mitica e divertente commedia hollywoodiana, dissacrante nei confronti di Hollywood e delle sue ritualità. Film introvabile per parecchi anni (a parte qualche raro passaggio in tv). Ma ho poi avuto occasione di acquistarlo e di rivederlo tante volte. Come tutti i film complessi, anche comici, ogni visione comporta la scoperta di nuovi particolari. E l'accoppiata Sellers-Edwards produce un film straordinario la cui comicità, che ti rimane appiccicata addosso, si muove a base di decine di gag, molte delle quali sono entrate nella storia della comicità mondiale.

Scena cult:

La lunga sequenza finale quando la schiuma, un po' alla volta, invade tutta la villa del produttore cinematografico, determinando il disastro totale e irreparabile. Tutti gli invitati alla festa vengono coinvolti e reagiscono alla situazione in diversi modi esilaranti.

 

La finestra sul cortile

Cast: James Stewart, Grace Kelly

Regia: Alfred Hitchcock

Anno di uscita: 1954

A mio parere, il film più suggestivo della immensa filmografia di Hitchcock, uno dei registi “classici” che preferisco.

La sua cadenza da pièce teatrale, tutta ambientata nella stessa location; l'interpretazione stellare da parte di due attori amatissimi dal pubblico; il fondamentale apporto dei diversi personaggi, tutti ben caratterizzati, la cui vita si svolge nelle case che si affacciano sul cortile; la vicenda che inizia come una storia di ordinaria quotidianità e si trasforma, ben presto, in un agghiacciante thriller: tutti questi elementi fanno di questo film un capolavoro assoluto, che rivedo sempre con gioia.

Scena cult:

Tutto il film è basato su diverse sequenze indimenticabili in cui l'occhio della cinepresa, partendo dalla finestra del protagonista, immobilizzato a causa di una gamba ingessata, si muove per osservare i dirimpettai: il musicista frustrato, la donna single alcolizzata detta 'cuore solitario', l'esuberante ballerina, la scultrice ficcanaso, gli sposi in luna di miele, la litigiosa coppia attempata che poi diventerà parte centrale della storia (tragicamente a scapito della moglie).

 

Il sorpasso

Cast: Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant

Regia: Dino Risi

Anno di uscita: 1962

Nell'italia del boom, in una Roma di Ferragosto soleggiata e semi-deserta, due occasionali amici, un timido studente universitario e un quarantenne sbruffone e invadente, passano assieme la giornata in auto, spostandosi dalle colline toscane fino alle spiagge della Versilia. Potrebbe essere la trama di un road movie all'americana ma è invece un film italianissimo. Il giovane, inizialmente restio, si fa coinvolgere dall'amico fino alla tragedia finale causata da un sorpasso azzardato. Al di là della storia raccontata, è sorprendente la capacità del regista di raccontare “in tempo reale” l'Italia di quegli anni, a volte macchiettistica, altre volte drammatica nelle sue contraddizioni.

Scena cult:

Per chi ha vissuto quegli anni, le scene girate nello stabilimento balneare, con tanto di colonna sonora basata sulle hit di quelle estati (una fra tutte, 'Con le pinne, fucili ed occhiali' di Edoardo Vianello), non possono non suscitare un moto di struggente malinconia. Sono scene che potrebbero essere inserite di diritto in un documentario sulla vita in spiaggia degli italiani nei primi anni 60.

 

Autore : Stefano Sorrentino, Marzo 2025