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Album TOP 10


Giorgio


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premessa

A mio parere per compilare un elenco di questo tipo esistono due metodi. Il primo è quello di una critica puntuale che consideri il valore in termini musicali dell’opera. Il secondo è un approccio emotivo, che privilegi il piacere dell’ascolto. Per la stesura della mia lista ho scelto quest’ultimo considerando gli album che ascolto almeno un paio di volte l’anno. Ma quanti ne ho lasciati fuori !!

Non essendo quindi una scelta in termini di valore assoluto sono elencati in ordine alfabetico.


CARAVAN - In the Land of Grey and Pink (1971) ind_b.jpg
 

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Sotto il cielo grigio e rosa di Canterbury. Un disco senza tempo, con un fascino che nel corso degli anni è rimasto intatto, divenendo a ragione il “manifesto” del progressive uscito dalla “Canterbury Scene”. E’ il punto più alto raggiunto dai Caravan che qui riescono a fondere con incredibile semplicità l’innovazione prog con melodie romantiche. E’ un disco estremamente evocativo, a partire dall’iconica copertina, un viaggio in una dimensione onirica a metà tra la sottile ironia inglese e i pacati scenari bucolici a tinte color pastello. I testi brillanti ed i suoni variopinti ci trasportano in un mondo permeato da una sensazione di leggerezza e surrealismo dai colori tenui. Nella prima facciata del disco troviamo le quattro tracce più brevi, mentre la seconda parte è interamente occupata da "Nine Feet Underground", straordinaria suite di ventidue minuti, il perfetto ansiolitico naturale.


DEREK AND THE DOMINOS - Layla and Other Assorted Love Songs (1970) ind_b.jpg
 

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E' il mio disco preferito in assoluto, la massima espressione del rock-blues anni ‘70 grazie alla leggendaria accoppiata di due tra i più grandi chitarristi dell’epoca, Eric Clapton e Duane Allman. Il loro stile è perfettamente complementare: la grande tecnica slide di Allman completa e circonda le meravigliose performance di Clapton che grazie a ciò compose ai massimi livelli. Oltre alla famosissa “Layla” tutti i brani sono di altissimo livello. Per me su tutti svettano due straordinarie cover blues, “Have You Ever Loved A Woman” e “Key To The Highway”. Quest’ultimo è in assoluto il mio brano preferito di tutta la musica che ascolto (seguito un pelino sotto dall'altro brano). Quando mi trovo nelle condizioni adatte per poterlo fare, ovvero da solo, sono capace di riascoltarlo a volume increscioso fino allo sfinimento. Ho una sola critica da imputare: coi suoi 9'40" dura troppo poco!!


ALAN HULL - Pipedream (1973) ind_b.jpg
 

hullPrimo lavoro solista di Hull, carismatico leader dei Lindisfarne, grande nome del folk rock inglese. E’ un capolavoro poco noto pieno di pathos e passione in cui si esprime il suo incredibile talento. I testi delle sue canzoni sono incentrati sulla vita reale, sulle storie delle persone comuni, spesso di protesta a favore dei più deboli. Mai urlati, con un tono malinconico che privilegia il lato emotivo, offrendo la sua visione della vita coniugata con il senso dell'umorismo distintivi della classe operaia Inglese. Diverse sono le canzoni intime, quali “Breakfast” “Hate To See You Cry”, “Numbers (Traveling Band)” Molte le canzoni di critica sociale a favore dei più deboli, quali “Money Game”, “Country Gentleman's Wife”, “Song for a Windmill”. Infine la misteriosa “Blue Murder” un capolavoro, un brano indimenticabile, senza tempo che testimonia l'abilità di Hull di trasmettere emozioni complesse e di cui il testo rivela il suo eccentrico senso dell'umorismo.


KING CRIMSON - In The Court Of The Crimson King (1969) ind_b.jpg
 

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Un album ed una iconica copertina che da soli definiscono i canoni del progressive inglese negli anni a venire, realizzato da uno straordinario gruppo di musicisti su cui Fripp non ha ancora preso il sopravvento. Anche per questo disco valgono le considerazioni espresse sui Beatles nel successivo articolo . L'ho inserito nella top10 sebbene contenga un brano che proprio non mi piace. E’ la prima canzone “21st Century Schizoid Man” che trovo avulsa dal resto del disco. O forse la sua violenza è voluta per meglio introdurre il lungo e dolcissimo sogno onirico dei brani successivi “I Talk to the Wind” , “Epitaph”, “Moonchild”, “The Court of the Crimson King”. Se volete fare un viaggio, un ‘trip’, qualsiasi sia la destinazione, dall’interno della propria mente fino alle porte del cosmo non è necessario assumere droghe. Rilassatevi ed immergetevi in questa “Observation by King Crimson”.


LED ZEPPELIN - Led Zeppelin II (1969)

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Una volta, ascoltando questo disco, capii perché si erano sciolti i Beatles. Non era colpa della strega Yoko Ono, ma dei Led Zeppelin. Provate ad immaginare i poveri Fab Four che, tutti intenti a scrivere “Obladì Obladà”, sentono questo disco. Uno sconvolgimento tellurico: uno straordinario vocalist, Robert Plant, un virtuoso della chitarra elettrica, Jimmy Page, un fabbro che picchiava sulla batteria come un’incudine, Bonzo Bonham, il tutto amalgamato dal talentuoso bassista, John Paul Jones, vero collante della band. Qualora dovessi fare una top25 questa band avrebbe diverse referenze, sicuramente Led Zeppein I.  Quasi quindicenne sentii per la prima volta, da un juke-box, "Whole lotta love". E’ stato un ascolto fondamentale per  la scoperta di una musica di cui sarei diventato un appassionato. Ancora oggi, a distanza di quasi sessant’anni provo la stessa emozione.


MAN - Back into the future (1973) ind_b.jpg
 

manCon questo doppio album, metà in studio e metà live, i Man raggiungono l'apice della loro musica. E’ costituito da una parte in studio ed una registrata live durante un loro leggendario concerto al The Roundhouse di Londra il 24 giugno 1973. La prima parte è divisa in quattro brevi brani dove sono protagoniste le tastiere come in “Just for You” e si conclude con “Don't Go Away “, una dolce ballata condotta dalla chitarra acustica a dodici corde. Nella seconda parte Live le due facciate sono occupate ognuna da due dei loro cavalli di battaglia nei concerti, “C’mon” e “Jam Up Jelly Tight/Oh No, Not Again (chiamata anche Spunk Rock '73)” due performance ciascuna di oltre 20 minuti, lunghe ed interminabili jam di due chitarre elettriche e tastiera che si danno la caccia e che ti fanno perdere il senso del tempo e vorresti non finissero mai. Nell’ascoltarle provo le stesse fantastiche sensazioni con i brani simili dei Grateful Dead.


MOODY BLUES - In Search of the Lost Chord (1968) ind_b.jpg
 

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Con questo album la band definì il proprio stile ‘sinfonico’ dando spazio al mellotron potenziato dall’uso di strumenti classici come clavicembalo e violoncello. Le canzoni sono un'eccellente esempio di psichedelia della fine degli anni '60 che trattava i temi preferiti dell'epoca: coscienza superiore, viaggi nello spazio, spiritualità e filosofia, con testi sul guru dell’LSD Timothy Leary e il canto di "Om". Un bel disco, dagli arrangiamenti eleganti e dalle incursioni orientaleggianti, con tabla e sitar. Due grandi successi con le canzoni ‘Ride My See-Saw’ e ‘Voices in the Sky’. Anche se bistrattato dalla critica perché ritenuto troppo commerciale per me resta un disco godibile, con una musica piacevole e non troppo impegnativa che rilassa e mi riporta indietro alla mia gioventù quando acquistai il 45 giri “Ride My See-Saw” e lo frustai a furia di ascoltarlo.


VAN MORRISON - Back on Top (1999) ind_b.jpg
 

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Il mitico Van è indubbiamente il mio artista preferito. Infatti ne posseggo l’intera discografia: dagli esordi fino ai primi anni 2000. Quando mi viene l’ispirazione passo diverse settimane ad ascoltare solo i suoi dischi suscitando le ire di mia moglie: ‘ma basta! ancora Van Morrison!!’ Questo perché la sua vasta produzione è così ricca di dischi straordinari che uno tira l’altro. Tra i tanti titoli almeno una decina sono quelli che potrebbero essere inseriti in questo elenco. Musica da pelle d’oca, da intense e profonde emozioni, poesia pura. Ho scelto questo disco, che è l’ultimo del suo periodo d’oro, perché contiene, tra le tante di alto livello, una perla assoluta, "Philosopher's Stone". Quando reputo una canzone straordinaria ho come un blocco mentale: la devo riascoltare più e più volte.  E questo succede con questa canzone perché ad ogni ascolto non cala la profonda emozione che mi trasmette.


PINK FLOYD - The Wall (1979) ind_b.jpg
 

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Metà di questa lista potrebbe essere occupata da album dei Pink Floyd. “Atom Hearth Mother”, “The Dark Side of The Moon”, “Wish You Were Here” entrano sicuramente nella mia top25. Perché quindi “The Wall” nella top10?. Per onestà. Perché alla fine non è il loro album migliore ma quello che ascolto più volte.

E’ quello meno impegnativo che non necessita per essere apprezzato appieno di un ascolto attento. Per la sua struttura, questa volta non in forma di lunghe suite ma di classiche canzoni, può essere ascoltato anche come musica di sottofondo. Concordo con la critica che lo definisce un disco sopravalutato in cui la band ha perso lo slancio prog per virare verso il pop commerciale. Ne è la riprova il grandissimo successo ottenuto pagato però a caro prezzo con le liti interne. La musica che si ascota non deve necessariamente essere 'colta', ma deve piacerci.


WHO - Tommy (1969) ind_b.jpg
 

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Grande band rock, gli Who. Autori di brani memorabili come “My Generation”, “Baba O’ Riley”, grandi performer live: come non citare il pugno allo stomaco quando si ascolta l’inizio di “Magic Bus” in “ Liveat Leeds” ? Nonostante ciò il loro disco preferito per me rimane Tommy perché ha una straordinaria uniformità compositiva: tutte le canzoni hanno lo stesso phatos, lo stesso valore musicale, senza alti o bassi, tutte piacevoli e coinvolgenti. Per questo album che è di fatto la prima opera rock Pete Townshend trasse ispirazione dagli insegnamenti del suo guru Meher Baba e da elementi autobiografici. La storia racconta di un ragazzio che assistendo all’omicidio del padre diviene sordo, cieco e muto e percepisce le cose sotto forma di vibrazioni che trasforma in musica. Alla fine riacquisterà tutti i sensi. E' la metaforia della fuga e liberazione da uno stato di costrizione.


 

Autore : Giorgio Gotti, Ottobre 2024