Jean-Jacques Sempé, meglio noto semplicemente come Sempé, (Pessac
17/08/1932 – 11/08/2022) è considerato uno dei grandi illustratori del Novecento.
Allievo mediocre, espulso dalla scuola per cattiva condotta (“quando
ero ragazzo, la mia principale attività era fare casino”), dopo aver
fatto i lavori più diversi – dal rappresentante di dentifrici all’istruttore
nei campi estivi per ragazzi - inizia la sua carriera di disegnatore umoristico a 18
anni durante il servizio militare, collaborando con alcuni giornali francesi di
provincia, ma raggiunge la celebrità alla fine degli anni Cinquanta, quando
suoi disegni iniziano ad apparire su «Paris- Match» e «New York Times», ma
soprattutto sulle copertine del «New Yorker», prestigioso settimanale USA, che lo
renderanno immortale.
Le copertine per The New Yorker, dal tratto elegante e
ma semplice e sapientemente acquerellate, caratterizzate quasi sempre da
piccoli uomini e donne rappresentati in ambienti che paiono sconfinati lo
resero uno dei disegnatori più riconoscibili e popolari di sempre. Per la
rivista realizzò dal 1978 al 2019 113 copertine e decine di illustrazioni.
La sua creazione
di maggior successo è stata la serie di fumetti umoristici per bambini Le
Petit Nicolas ideata insieme allo sceneggiatore Goscinny(autore anche di Asterix). Una raccolta di libri a puntate
il cui protagonista è un bambino di sette anni vivacissimo e ribelle che
combina guai a ripetizione.
Da gran
disegnatore, non si limita al successo dei volumi dedicati a Le petit Nicolas, ma dal
1962 affianca loro, con cadenza annuale, volumi di vignette del tutto suoi,
riflesso della propria personalità dove i soggetti preferiti sono figure umane piccoline, disegnate
con tratto delicato, ambientate all’interno di un contesto urbano che le
sovrasta accentuandone la fragilità. Da queste tavole emerge il suo straordinario
talento di osservatore e lo spiccatissimo senso del comico. «Il
disegno è un mezzo di comunicazione universale. Può parlare a tutti, al di là
delle differenze di lingua e cultura. Per questo cerco di creare immagini con
poche connotazioni spazio-temporali, ma capaci di evocare la poesia presente in
ogni uomo».
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