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Psychedelia .. on the road
Icone a due e quattro ruote


 
Premessa

Alcune note sul flower power e sulla psichedelia della fine degli anni ’60 aventi per tema .. on the road.
05.-Revolution.jpgL’anno 1967 è considerato l’apice del movimento Hyppie, quando il 7 luglio il Time gli dedica la copertina col titolo “Gli Hippy: La filosofia di una subcultura“.
Fai le tue cose, ovunque devi farle e ogni volta che vuoi. Ritirati. Lascia la società esattamente come l’hai conosciuta. Lascia tutto. Fai sballare qualsiasi persona normale con cui vieni in contatto. Fagli scoprire, se non la droga, almeno la bellezza, l’amore, l’onestà, il divertimento”. Queste le linee guida non scritte nella controcultura dei figli dei fiori tracciate dalla rivista.

Ma quello che era ormai esploso come fenomeno di massa porta i figli dei fiori a seppellire nell’estate del 1967 l’effigie di un hippie nel Golden Gate Park a dimostrazione della fine del suo regno. Ma questo è un altro racconto.
Quegli anni portano ad una fortissima accelerazione verso il cambiamento in tanti settori della società: moda, costume, grafica, il tutto trainato dalla musica. Un argomento talmente vasto da affrontare che richiederebbe volumi interi. Meglio affrontarlo un pezzettino alla volta per cui in questo scritto mi soffermerò sulle icone a due e quattro ruote del periodo.
PS. Ovviamente gli automezzi di cui parlo sono stati negli ultimi anni enormemente rivalutati dalla fame di memorabilia di quel periodo, venendo tutti venduti all'asta, anche recentemente, a prezzi stratosferici.

 - L’autobus “Further”, il punto di partenza
 - Il pulmino Volkswagen T2
 - La Rolls Royce di John Lennon
 - La Mini di George Harrison
 - La Porsche di Janis Joplin
 - Le Moto di Easy Rider

 
L'Autobus "Further", il punto di partenza
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Further0.jpgL’allora 29enne scrittore Ken Kesey, grazie ai soldi guadagnati con il suo romanzo d’esordio “Qualcuno volò sul nido del cuculo” nel 1963 progettò un viaggio in autobus attraverso gli Stati Uniti fino all'Esposizione Universale di New York. 

Nel giugno del 1964, uno scuolabus Harvester del 1939, dipinto in modo psichedelico, uscì dal suo ranch a La Honda, in California. Alla guida c’era Neal Cassady e a bordo una mezza dozzina di viaggiatori che si facevano chiamare i Merry Pranksters e un barattolo di succo d'arancia corretto con LSD. Questo viaggio, immortalato nel libro di Tom Wolfe The Electric Kool-Aid Acid Test , sarebbe diventato il punto di partenza mitizzato degli anni '60 psichedelici.
Per approfondire consiglio questo bell’articolo pieno di testimonianze di alcuni protagonisti: "Come il viaggio in autobus alimentato dall'LSD di Ken Kesey ha creato gli anni '60 psichedelici"
Il filmato perduto, da tempo, del viaggio attraverso l'America dell'autore di Qualcuno volò sul nido del cuculo e dei suoi Merry Pranksters per spargere la voce sull'acido è stato trasformato in un documentario
Link >> the guardian film - ken-kesey-pranksters-film

Il Pulmino Volswagen T2
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vw00.jpgIl celebre pulmino Volkswagen Microbus T2icona degli anni Sessanta e Settanta (rinominato negli anni anche "Bulli" o "Kombi") nasce nel 1949 come veicolo stradale e come mezzo da lavoro.  Divenne ben presto, specialmente in America, punto di riferimento per intere generazioni, dalla Beat Generation ai "figli dei fiori", che in esso vedevano un simbolo di libertà e anticonformismo.La carrozzeria del pulmino, con motore e trazione posteriore, raffreddamento ad aria e due cilindrate, 1.3 litri e 1.6 litri, era stata costruita su quella del celebre Maggiolino. Il modello T2 Split, nelle versioni bicolore (Samba Bus) e camper (Westfalia), rimase in produzione fino al 1967, in quasi 1.800.000 esemplari e curiosamente la sua fine coincise con quella del movimento dei Figli dei fiori.

La Rolls-Royce di John Lennon
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jl00a.jpgJohn Lennon’s Rolls-Royce Phantom V: From Blacked-out to Psychedelic Yellow
Nel 1964, per celebrare il successo di Hard Day’s Night, Lennon (ancora senza patente) decise di regalarsi una Rolls-Royce Phantom V luxury sedan, ma unica nel suo genere. Secondo Rolls-Royce , Lennon voleva che il Phantom V fosse totalmente nero, dentro e fuori, comprese tutte le parti solitamente rifinite in cromo. Alla fine l’auto venne verniciata con una vernice completamente nera lucida, inclusi i dischi delle ruote e i paraurti; inoltre fu uno dei primi veicoli ad avere i finestrini oscurati in Gran Bretagna.
Lennon richiese che gli interni avessero un tessuto in corda Bedford nero e tappetini di nylon neri nella parte posteriore; nella parte anteriore venne utilizzata la pelle nera. la lussuosa berlina aveva anche collegamenti per radio e televisione.

Non è confermato, ma si dice che avesse un impianto stereo potentissimo, un telefono, un frigorifero, ed un set di valigie nere. Pare anche che a un certo punto sia stato aggiunto un letto matrimoniale estraibile.
La Limousine Psichedelica
Nel giugno 1967, in occasione della pubblicazione del celebre album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, apparve la versione in stile psichedelico.
Questa versione venne realizzata da un’idea del collettivo olandese The Fool con la supervisione dello stesso Lennon. A sentire l’allora signora Lennon (Cynthia), a John l’ispirazione era venuta dopo aver acquistato un carretto tzigano (parcheggiato nel giardino della sua casa di Weybridge) dipinto proprio dagli stessi artisti di The Fool. Altre fonti dicono invece che sia stato Ringo a spingere John a far decorare la sua vettura. Per la realizzazione fu incaricata la carrozzeria J. P. Fallon Ltd., che fece poi realizzare il lavoro da un artista locale, Steve Weaver.
Il risultato fu una livrea giallo acceso con decorazioni ispirate alla cultura gitana e ai carri dei nomadi che divenne immediatamente un’icona dei Roaring Sixties britannici e della cultura psichedelica di quel periodo.

Lennon, fino al suo trasferimento negli Usa, la usò regolarmente per girare per il centro di Londra e fu usata anche da tutti i Fab Four tra il 1966 e il 1969. Dal 1970 fu trasferita in America al seguito del suo proprietario, e venne più volte messa a disposizione da Lennon ad altre rockstar come Bob Dylan, i Rolling Stones ed i Moody Blues. Infine John Lennon e Yoko Ono la donarono al Cooper-Hewitt Museum di New York per pagare 220.000 dollari di tasse arretrate.

Per approfondire, tra i tantissimi presenti in rete, consiglio motorbiscuit

 
La Mini di George Harrison
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gh0.jpgBrian Epstein, manager dei Beatles, alla fine del 1965 per celebrare il successo della band, decise di fare loro un regalo, ovvero quattro speciali Mini appositamente progettate dalla Harold Radford (Coachbuilders) Limited con sede a South Kensington, Londra. Di questa storia ne parlerò un’altra volta, concentrandomi sulla Mini di Harrison, divenuta poi psichedelica.

La Mini De Ville GT (Austin Cooper 'S', LGF 695D) di Harrison era nata verniciata di nero metallizzato e personalizzata con tetto apribile a tutta lunghezza, fendinebbia da rally sul cofano e fanali posteriori di un Maggiolino VW.

Dopo il tour di The Magical Mistery, George molto affascinato dall'induismo e dalla cultura indiana, commissionò una livrea ispirata al libro "Tantra Art: Its Philosophy and Physics". Venne realizzata all'inizio del 1967 dagli artisti olandesi Simon Posthuma e Maijke Koger.

Brian Epstein, manager dei Beatles, alla fine del 1965 per celebrare il successo della band, decise di fare loro un regalo, ovvero quattro speciali Mini appositamente progettate dalla Harold Radford (Coachbuilders) Limited con sede a South Kensington, Londra. Di questa storia ne parlerò un’altra volta, concentrandomi sulla Mini di Harrison, divenuta poi psichedelica.

La Mini De Ville GT (Austin Cooper 'S', LGF 695D) di Harrison era nata verniciata di nero metallizzato e personalizzata con tetto apribile a tutta lunghezza, fendinebbia da rally sul cofano e fanali posteriori di un Maggiolino VW.

Dopo il tour di The Magical Mistery, George molto affascinato dall'induismo e dalla cultura indiana, commissionò una livrea ispirata al libro "Tantra Art: Its Philosophy and Physics". Venne realizzata all'inizio del 1967 dagli artisti olandesi Simon Posthuma e Maijke Koger.
La vettura è venne anche utilizzata nelle riprese del film "The Magical Mystery Tour".
Successivamente Harrison diede l'auto al suo caro amico Eric Clapton che si sbarazzò dell'opera d'arte. Dopo pochi anni restituì l'auto a George, ovviamente dopo averla riverniciata, purtroppo non c'erano foto dettagliate di quella originale e la nuova verniciatura fu realizzata utilizzando solo vecchie foto e filmati del film MMT.

Leggenda vuole che George, Patty, John e Cynthia hanno fatto il loro primo trip con LSD mentre si trovavano sulla LGF 695D, dopo avere lascianto la casa di un amico dentista che l'aveva infilato nel loro tè. George ha portato tutti a casa, guidando da Londra al Surrey alla velocità di 10 mph perché non sapevano cosa stava succedendo loro

 
La Porsche di Janis Joplin
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jj00.jpgIn una delle sue più celebri canzoni Janis Joplin  prega Dio di ricevere una Mercedes Benz, ma in realtà guidava una Porsche: più precisamente una Porsche 356 C cabriolet bianca, acquistata nel 1968 per 3.600 dollari. Colore troppo anonimo per quei tempi, ragione per cui Janis chiese al suo amico e tecnico del suono Dave Richards di renderla un po' più psichedelica. L’amico roadie la dipinse a tema "Storia dell'Universo", rendendola una vera "hippie car" che rese Janis riconoscibile ovunque.

Sulla vettura sono state dipinte tutte le cose che Janis adorava: dai monti Tamalpais, che vedeva tutti i giorni dalla finestra della sua casetta di Larkspur, ai ritratti dei musicisti della sua band, Big Brother & The Holding Company. Sul cofano campeggia un disegno indiano e disseminati ovunque vi sono simboli e riferimenti alla controcultura hippie.
L’auto fu poi rubata ad un concerto, ed il ladro la dipinse in grigio per camuffarla. Fortunatamente fu ritrovata e la Joplin fece restaurare la decorazione originale e la continuò ad utilizzare per due anni prima di morire.
 
Le Moto di Easy Rider
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er00.jpgUscito nel luglio del 1969 è il road movie per eccellenza, diventato simbolo di una generazione, in cui Peter Fonda è alla guida del “Captain America”, un chopper Harley-Davidson panhead con telaio rigido, lunghissima forcella anteriore e bandiera americana sul serbatoio, in compagnia di Dennis Hopper a cavallo del bobber “Billy Bike” rosso candy con flames gialle sul serbatoio, in un viaggio per l’America, e le sue grandi contraddizioni.
Progettate da Peter Fonda, 4 moto (due per tipo) vennero realizzate da due afroamericani, Cliff Vaughs e Ben Hardy, a Los Angeles. Per questa trasformazione vennero comperate quattro Panhead nientemeno che dal Los Angeles Police Department (!!).

Moto e storia a parte al film è abbinata una colonna sonora epocale.

>> vedi articolo sul film



Autore : Giorgio Gotti, 01/01/2022