|
A KIND OF MAGIC |
I Wilco in concerto, San Mauro Pascoli, 24/08/2023 |
|
Inspiegabile. Per me è praticamente inspiegabile come i Wilco siano diventati una delle migliori live band del pianeta: non hanno ritornelli che possano in alcun modo aspirare a diventare dei tormentoni, non hanno canzoni da mandare a memoria con pochi ascolti, i loro album richiedono parecchi passaggi per svelare tutta la loro bellezza, i loro brani (specie quelli degli ultimi lavori) sono ballate di musica americana che ai più possono sembrare indolenti, il cantante e leader Jeff Tweedy non mette in atto quelle spacconate che spesso portano un performer ad essere definito un animale da palco. Eppure provate a leggere una qualsiasi recensione (ma ancora più veritieri sono forse i commenti sui social) ai due recenti concerti che i Wilco hanno tenuto in Italia, il 24 e il 25 Agosto rispettivamente a San Mauro Pascoli e a Torino: non troverete nessuno che si dichiari meno che estasiato dopo essere stato rapito per due ore dalla musica della band di Chicago. La mia passione per il gruppo è iniziata a Ferrara, il 4 Luglio 2016; per la rassegna Ferrara Sotto le Stelle, i Wilco erano arrivati in città ed io, attirato dalla qualità del loro songwriting, decisi di andarli a vedere, a dire il vero senza grosse pretese. Fu una serata strepitosa: sotto uno stuolo di stelle quasi californiane, per citare quello che da un testo di Woody Guthrie si è trasformato in un loro classico, la band ha offerto una sorta di compendio di due ore sulla storia della musica leggera americana, con una esibizione di un livello che difficilmente mi è capitato di ritrovare, sia prima che dopo quella notte. Nei sette anni che sono passati tra una esibizione e l’altra, i Wilco sembrano quasi aver educato il loro pubblico: se a Ferrara c’era chi parteggiava per il repertorio più country o per sentire più canzoni possibili da Yankee Hotel Foxtrot, il disco che rimane il loro capolavoro più riuscito (e che potete approfondire qui), in questo tour anche l’audience sembra essere maturato con le tante canzoni suonate dall’ultimo album Cruel Country che ricevono una accoglienza quasi pari a quella dei grandi classici. Vista anche la vicinanza geografica, io e mia moglie decidiamo di andare al concerto di San Mauro Pascoli, nella cornice di Villa Torlonia. Voglio vedere da vicino la chitarra tagliente e nervosa di Nels Cline e sfruttando un giorno di ferie arriviamo ad un orario improbabile, le 17,30. Arriviamo in un parcheggio popolato solo dalle macchine degli addetti ai lavori e intravediamo un paio di bancarelle e un minuscolo palco allestito fuori dalle mura della Villa. Io ed Elisa ci guardiamo interdetti. Ci avviciniamo a un signore anziano per chiedere lumi: "Scusi, è qui che stasera suonano i Wilco?" <<I man det chi söunen ma an so briza chi>>, (dal romagnolo antico: sono stato messo a conoscenza che è stato organizzato un concerto ma ignoro ulteriori particolari, ndr). Un brivido ghiacciato corre lungo la schiena. "Grazie mille, buona giornata". |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Il tempo di arrivare in loco e
scopriamo che il minuscolo palco è destinato a due degli artisti di
supporto e il palco principale è nel cortile dentro la Villa, superato
uno stupendo portone settecentesco. |
||||||||||||||||||
Riusciamo a piazzarci a pochi metri dal palco e leggermente sulla sinistra.
L’opening act sul palco
principale è affidato a Courtney Marie Andrews, cantautrice di
Phoenix il cui set mi è parso decisamente dimenticabile. |
||||||||||||||||||
È uno dei giorni più caldi dell’anno e, complici i fari che li illuminano, i posti nelle prime file diventano bollenti e l’aria quasi irrespirabile tanto che in diversi si ritirano nelle retrovie.
Poco prima delle 22 si spengono
le luci e si accendono i display dei cellulari mentre i nostri sei
salgono sul palco. |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
È con Handshake Drugs, da A Ghost is Born che la band dà al pubblico il benvenuto nel loro mondo. Mi ripeto ma anche a distanza di parecchi giorni è per me impossibile restituire a chi legge la bellezza e il fascino di un live show dei Wilco; forse sono semplicemente sei grandiosi musicisti il cui risultato è persino superiore alla somma dei sei.
Una capacità rimasta immutata
dallo show di Ferrara e che manda letteralmente in visibilio il pubblico
è quella di (fingere di) perdersi in improvvisazioni e assoli
psichedelici e poi rimettersi tutti nello stesso istante sui binari
della melodia principale: uno spettacolo che andrebbe visto almeno una
volta nella vita. |
||||||||||||||||||
Le foto dei componenti della band nello stesso ordine che hanno sul palco |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Le fondamenta le reggono la batteria di Glenn Kotche, una specie di dea Kali del rock indipendente americano, e il basso di John Stirratt, il musicista che si è ritagliato uno spazio maggiore rispetto allo show di sette anni fa, tanto da occuparsi anche di gran parte dei cori. Quello di Mikael Jorgensen alle tastiere è forse il contributo meno evidente ma indispensabile per comporre il mosaico del suono della band. Come già accennavo ho un debole per la chitarra isterica di Nels Cline che trova un contrappunto perfetto in quella di Patrick Sansone, molto più legata ai suoni tradizionali della musica americana. Il mastro cerimoniere è Jeff Tweedy il cui carisma gli permette di poter evitare di rendersi ridicolo per risultare magnetico e che quando imbraccia la sei corde lascia nel pubblico parecchi dubbi su chi sia il chitarrista più talentuoso della band. L’appena uscito e riuscitissimo Cruel Country fa la parte del leone con cinque canzoni mentre solo due sono gli estratti dal capolavoro Yankee Hotel Foxtrot e basta forse questo dato a spiegare quanto il gruppo abbia ormai abituato il proprio pubblico a non aspettarsi dei concerti che diventino una specie di greatest hits. Ognuno ha come sempre i suoi pezzi e i suoi momenti preferiti, a me hanno steso Impossible Germany e Jesus Etc. suonate in successione e ho un debole per le urla disperate di Misunderstood e di A Shot in the Arm ma davvero tutto lo spettacolo è una summa di tutto quello che dovrebbe essere un concerto, grande tecnica che nulla toglie alla passione e alla interpretazione, gioia e riflessione, introspezione e muovere il sedere a ritmo di musica. Dopo A Shot in the Arm i Wilco lasciano il palco tra le urla entusiastiche dei presenti e come da copione rientrano poco dopo per i bis. Falling Apart (Right Now) e la sognante California Stars lasciano supporre un finale simile a quello del concerto di Ferrara in cui i nostri eroi si erano raccolti per un clamoroso set acustico con gli strumenti semplicemente microfonati (non amplificati, microfonati). Ma aspettarsi qualcosa di scontato dai Wilco è da ingenui. Loro riattaccano la spina e danno inizio alla parte più furiosa della serata con I Got You (At the End of the Century), Outtasite (Outta Mind) e il gran finale di Spiders (Kidsmoke) in cui le voci del pubblico diventano parte integrante del pubblico sotto gli occhi di un Jeff Tweedy decisamente soddisfatto. Mi ripeto ancora una volta: è uno spettacolo che andrebbe visto almeno una volta nella vita e con ogni probabilità quella volta non rimarrebbe l’unica. È un gruppo che dal vivo non avrò mai visto abbastanza volte.
Se usate Spotify, cliccando
sulla foto qui sotto trovate la scaletta delle canzoni suonate a Villa
Torlonia. |
||||||||||||||||||
SETLIST Handshake Drugs Story to Tell I Am My Mother Cruel Country I Am Trying to Break Your Heart If I Ever Was a Child Misunderstood Evicted Bird Without a Tail / Base of My Skull Hummingbird Side With the Seeds Random Name Generator Impossible Germany Jesus, Etc. The Late Greats Dawned on Me Heavy Metal Drummer A Shot in the Arm BIS Falling Apart (Right Now) California Stars I Got You (At the End of the Century) Outtasite (Outta Mind) Spiders (Kidsmoke) |
||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||
Autore : Federico Piva, Ottobre 2023 - proprietà immagini dell'autore | ||||||||||||||||||