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(Lunga) Premessa
Ho sempre avuto molti interessi. Come
ho già scritto se da giovane avessi profuso per lo studio lo stesso impegno e
amore con cui coltivavo le mie passioni oggi sarei un premio Nobel. Ad inizio
anni ’70 il podio lo condividevano tre passioni: la musica, I fumetti, le
macchine da corsa. Le coltivavo comprando dichi per la musica e riviste / libri
per le altre due. Soldi pochi, la paghetta andava centellinata con attenzione ed
ovviamente qualcosa andava eliminato. Ecco quindi che non acquistavo, come
facevano altri “discaioli”, riviste del settore quali Ciao 2001 o Melody Maker.
(devo anche confessare che il nome Ciao2001 mi stava sulle palle, mi ricordava
Novella 2000). Quello che passavano radio e tv era quasi il nulla, riviste come
detto non le compravo, i soldi mi permettevano un paio di dischi al mese e
quindi era fondamentale avere amici da cui farsi prestare dischi. Che per
fortuna sono diventati anche amici per davvero.
Tra i vari “pusher” di dischi c’è
Giovanni che considero il Dr. Livingstone del gruppo perché da sempre grande
esploratore di quei territori musicali più nascosti, ostici ed impervi. Cito
solo due titoli tra i dischi in suo possesso: La Monte-Young e Tonto’s
Expanding Head Band. Grazie a lui ho scoperto, ricordando a memoria, Terry Riley, John
Hassel, Tony Conrad, Harold Budd.
Quando ci vediamo la musica è uno
degli argomenti di cui parliamo molto anche perché entrambi comperiamo ancora
CD. Lui continua ad esplorare i territori ignoti ed ultimamente ha fatto una
scoperta di cui da buon amico mi ha voluto farne partecipe addirittura regalandomi
il CD: Never Neverland dei Pink Faires.
Se avete resistito fino ad ora alla
mia abituale lunga premessa adesso parlerò di questo disco.
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La Band
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Never Neverland è un importante
documento di un’epoca ed i Pink Faires (lett “Fatine Rosa”) sono uno degli
elementi centrali della controcultura britannica dell’inizio anni ’70.
Non avevo mai ascoltato
questo gruppo e nemmeno ne avevo sentito parlare; parrebbe quindi nel panorama
di quegli anni un gruppo decisamente minore. Come spesso accade solo il tempo
rende giustizia. Oggi, dopo oltre 50 anni, un disco importante, anticipatore, che
rappresenta perfettamente quel periodo.
La scena
underground londinese dei primissimi anni ’70 è esplosiva. Diverse band scelgono
di collocarsi all’interno della controcultura britannica, formando quasi un collettivo
musicale aperto di veri agitatori sociali. Ne fanno parte tra gli altri gli Hawkwind, Edgar Broughton Band, Third World War e Mick
Farren, elemento di spicco.. Predicano una way of life anarchica,
hippy, libera. Il loro stile sono le esibizioni continue, nei luoghi più
disparati come fabbriche dismesse, spesso gratuitamente ed in aperto appoggio alla
cultura alternativa. I Fairfes e gli Hawkwind (>>>> link) saranno presenti a tutti i
principali eventi di contro-cultura londinesi. Memorabile sarà il loro “PinkWind
show” al controfestival alternativo tenutosi all’esterno del festival di Wight
nel 1970.
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Per approfondire consiglio il seguente link >>
pleasekillme |
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Nota: sono stati attivi,
pur con formazioni diverse, fino a pochi
anni fa
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Il
Disco
E' un album dalle molte
sfumature, direi sperimentale, nel senso che la band esplora molte
sonorità diverse, quasi fosse alla ricerca di un suo sound identificativo. All’ascolto
è facile pensare che sia un mix di musica già sentita. Errore perché il disco è
del 1971! In realtà ci sono anche suoni
che verranno riproposti negli anni a venire, tanto che la critica li ha annoverati tra
gli anticipatori dell'hard di fine anni ‘70 se non del punk.
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Analisi dei brani
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Do
it
Manifesto della controcultura “Do it = Fallo”, brano aggressivo e potente con un arrembante
assolo di chitarra quasi ad imitare gli MC5 (infatti i Fairies collaboreranno
con Wayne Kramer, leader del gruppo di Detroit)
Heavenly
Man
Ballata che ricorda i Pink Floyd post-Barrett
Say
You Love Me
Brano ritmato con chiari riferimenti a Hendrix
Wargirl
La fusione di ritmi latini e blues sfrutta la lezione di Santana
Never-Neverland
Lunga ballata trasognante ed onirica, che mi ricorda a volte i Pink Floyd.
Ma non cadete nel tranello, il finale ha tutt’altro ritmo e stile.
Track
One Side Two
Sembra una struggente ballata pianistica in stile Procol Harum fino a
quando non vira in un incalzante assolo di chitarra di Rudolph
Thor
Breve intermezzo strumentale alla Hendrix
Teenage
Rebel
Rock tiratissimo che ricorda ancora di più gli MC5
Uncle
Harry's Last Freak-Out
Titolo emblematico. Brano che inizia con un assolo di batteria (tipico del
periodo) ma poi vira decisamente verso l’hard rock con una vertiginosa
accelerazione conclusiva. Il brano influenzerà gli Hawkwind seconda maniera (asoltare per credere) e probabilmente
anche i Motorhead qualche anno più tardi.
The
Dream Is Just Beginning
Ballata conclusiva dai suoni che ricordano molto i
loro fratelli musicali, gli Hawkwind.
Bonus Track CD
The
Snake
Brano del periodo stranamente non inserito nell’LP originale
Do
It
Versione uscita in singolo (spettacolare!)
War
Girl
Versione estesa precedentemente non pubblicata
The
Snake
Versione estesa precedentemente non pubblicata
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Dettaglio
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Elenco tracce |
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Original Album
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1 |
Do It
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04:04 |
Written-By – Duncan Sanderson, John Charles Alder, Paul Rudolph, Russell Hunter |
2 |
Heavenly Man
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03:32 |
Written-By – John
Charles Alder |
3 |
Say You Love Me
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03:49 |
Written-By – The
Pink Fairies |
4 |
War Girl
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04:12 |
Written-By – John
Charles Alder |
5 |
Never Never Land
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06:42 |
Written-By – The
Pink Fairies |
6 |
Track One, Side Two
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04:39 |
Written-By – The
Pink Fairies |
7 |
Thor
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00:58 |
Written-By – John
Charles Alder |
8 |
Teenage Rebel
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05:19 |
Written-By – The
Pink Fairies |
9 |
Uncle Harry's Last Freakout
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10:40 |
Written-By – The
Pink Fairies |
10 |
The Dream Is Just Beginning
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01:10 |
Written-By – John
Charles Alder |
Bonus Tracks |
11 |
The Snake
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03:55 |
Written-By – The
Pink Fairies |
12 |
Do It
(Single Edit)
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03:00 |
13 |
War Girl
(Alternate Extended Mix - Previously Unreleased)
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04:32 |
14 |
Uncle Harry's Last Freakout
(First Version - Previously
Unreleased)
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12:25 |
Crediti |
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Bass – Duncan Sanderson |
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Drums – Russell Hunter |
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Drums, Vocals – John Charles Alder |
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Guitar, Vocals – Paul Rudolph |
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Polydor, 1971 |
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Post Scriptum
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PS1
Il
CD è completato anche da un bell’opuscolo ricco di testi ed immagini che
restituiscono l’atmosfera di quegli anni
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PS2
I
Faires sono i fratelli minori degli Hawkwind, che conosco ed apprezzo da
molti anni. Perché loro si ed i Faires no?. Semplice, nei lontani anni ’70 gli Hawkwind me
li aveva prestati e fatti conoscere il Cero, altro grande esporatore dei territori del rock. Il cerchio si chiude..
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