|
||||
Pionieri del jazz-rock, genere che abbina elementi e strumentazione
tipicamente rock con influenze ritmiche e armoniche provenienti dal jazz (oggi
lo chiamiamo 'fusion'), gli If furono inizialmente ispirati da quella ondata
musicale, inaugurata negli Stati Uniti da band come Chicago e Blood Sweat &
Tears, che fondeva elementi blues e rock con la più classica tradizione delle
jazz big band. Ma, come altre band jazz-rock inglesi del periodo, gli If
eliminano dell'equazione il fattore di pop commerciale che invece per le
suddette band americane diventava predominante, senza contare che l'assenza di
ottoni (trombe e tromboni) tendeva a differenziarne nettamente il sound. |
||||
Formatisi nel 1969 per una intuizione del produttore e manager Lew
Futterman, che mise insieme tre astri nascenti del jazz inglese il cui grande
talento era già stato segnalato dai sondaggi che la rivista Melody Maker effettuava
periodicamente: si trattava dei sassofonisti e compositori Dave Quincy e Dick
Morrissey e del chitarrista Terry Smith. Tutti e tre avevano già sviluppato una
notevole esperienza nell'ambiente del jazz sia all'interno di band che come
session men. A questo trio si aggiunse presto il vocalist e front-man J.W.Hodkinson
dotato di una grande voce blues e proveniente da una lunga gavetta come
cantante pop e rock. Per completare il settetto della line-up originale furono
ingaggiati il tastierista John Mealing, con una lunga carriera come
arrangiatore che proseguirà attivamente anche dopo l'esperienza con gli If, il
bassista Jim Richardson, con esperienze jazz e rock anche come session man, e
il batterista diciannovenne Dennis Elliiot, che fonderà nel 1976, insieme a Ian
McDonald, i Foreigner. Parlando dei quattro album in studio, tutti caratterizzati da una estrema sobrietà del titolo (da 'IF' del 1970 a 'IF 4' del 1972), nessuno di essi raggiunse all'epoca un successo rimarchevole, nonostante l'indiscutibile talento dei musicisti e il livello notevole dei brani. Solo negli ultimi anni gli If sono stati giustamente rivalutati e acclamati come una delle band più innovative del jazz-rock e sono stati a pieno titolo inseriti nel pantheon del progressive rock. |
||||
Come primo ascolto, per chi non li conosce, suggeriamo il terzo album 'IF
3' del 1971, forse il più noto, soprattutto in Italia. |
||||
'Fibonacci's Number': lunghissimo brano introduttivo solo strumentale (quasi 8 minuti) caratterizzato dal trascinante riff dei fiati, con lunghi assoli di flauto e sax, e da una complessa cadenza ritmica eseguita in maniera millimetrica dagli strumenti di accompagnamento, in particolare dalla chitarra elettrica e dall'organo. |
||||
|
||||
In tutti i brani, il mix sonoro è sempre compatto, ma sobriamente essenziale: la chitarra elettrica è la protagonista dell'accompagnamento con i suoi tappeti ritmici a prova di metronomo; l'organo Hammond è sempre molto presente ma con discrezione, a parte qualche raro assolo; così pure basso e batteria che non arrivano mai a strafare. La parte del leone la fanno i fiati (vari sax e flauto) e la voce che imprime il suo marchio di fabbrica al sound di un gruppo che all'epoca avrebbe meritato un maggiore riconoscimento del proprio talento. | ||||
Proposte di Ascolto (clic the pic) | ||||
Sweet January | ||||
|
||||
Fibonacci's Number (live)
|
||||
|
||||
|
|
Autore : Stefano Sorrentino, 01/01/2023 |
|