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CAN

Ege Bamyasi


IL ROCK COME MUSICA D'AVANGUARDIA

Può capitare che ci sia un disco che hai la fortuna di scoprire in un momento particolare della tua vita e ti accorgi che rappresenta la colonna sonora ideale di quel contesto: poi il momento svanisce, il contesto si perde in altre mille nuove situazioni. Ma il disco rimane e resta per sempre uno dei tuoi preferiti (uno di quelli da portare sulla classica isola deserta, per intenderci).

I Can sono stati un gruppo tedesco, di solito associati a quello che nei primi anni 70 veniva definito come 'kraut rock': questo termine, coniato dalla critica inizialmente in senso denigratorio, si riferiva ad una scena di gruppi attivi in Germania, che avevano come denominatore comune la ricerca di nuove forme di rock sperimentale, basate sulla musica progressive e sulla musica elettronica. I principali esponenti di questa tendenza erano i Faust, gli Amon-Duul, i Neu!, i “cosmici” Popol Vuh e Tangerine Dream, fino ad arrivare alla techno-music dei Kraftwerk.

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Si formarono a Colonia nel 1968 dall'incontro di Holger Czukay e Irmin Schmidt, rispettivamente bassista e pianista, entrambi allievi del compositore Karlheinz Stockhausen, considerato uno dei massimi esponenti della musica di avanguardia del XX secolo. Con l'appoggio dello stesso Stockhausen, l'obiettivo dei Can, che inizialmente si sarebbero dovuti chiamare 'Inner Space Production', era quello di dare vita ad un progetto sperimentale che avesse come punti di riferimento gli stilemi e la strumentazione del rock.

A Czukay e Schmidt, si aggiunsero fin da subito il chitarrista Michael Karoli e il batterista Jaki Liebezeit (per pura curiosità, ricordiamo che Karoli era rispettivamente fratello e fidanzato delle due ragazze semi-svestite raffigurate sulla copertina di 'Country Life' dei Roxy Music) >>>> link.

Il quartetto così costituito rappresenta la formazione classica dei Can, che produrrà una dozzina di album, dal 1969 fino allo scioglimento avvenuto nel 1979.

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Nel 1968 viene ingaggiato il vocalist afroamericano Malcom Mooney. Dopo il suo abbandono, avvenuto nel 1970, è la volta di Damo Suzuki, giapponese performer e cantante di strada, che viene notato dalla band mentre si esibisce all'esterno di un bar di Monaco.

Con Damo Suzuki, dal 1970 al 1973, i Can vissero il loro periodo più proficuo producendo i loro album migliori, in particolare il doppio 'Tago Mago' (considerato il loro capolavoro), 'Future Days' (definito uno dei migliori album progressive di tutti i tempi) e 'Ege Bamyasi'.

Questi tre album vengono celebrati come una delle migliori trilogie della musica rock di tutti i tempi.

 
Ege Bamyasi

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'Ege Bamyasi' è un album difficile da giudicare e soprattutto da catalogare, per la molteplicità di suggestioni che porta con sé. Minimalista, progressive, sperimentale, world music, musica totale, new wave, rock: sono solo alcune delle etichette che gli si possono attribuire.

Come gli altri album del gruppo, è arduo da collocare nel periodo temporale in cui è nato, perché potrebbe appartenere ad una qualunque stagione dagli anni 70 ad oggi. Il suo impatto è stato tanto potente da indurre diversi artisti delle generazioni successive a riconoscerne l'influenza sulla propria produzione. C'è anche chi, come forma di massimo tributo, ne ha prodotto una versione esattamente identica, con i brani nello stesso ordine dell'originale ('Can's Ege Bamyasi played by Stephen Malkmus and Von Spar', album del 2013).

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L'aspetto che caratterizza fin da subito questo album è la preminenza ossessiva della batteria e delle percussioni su tutto il sound, sound che è collettivo, con pochissimi slanci solistici. Poi c'è la voce di Damo Suzuki, del tutto fuori standard, con le sue scorribande fuori dalle righe: i testi, pur in inglese, vengono liberamente cantati come se fossero semplici suoni senza costrutto. A questo aspetto ha probabilmente contribuito la scarsa conoscenza della lingua inglese da parte del vocalist, ma il risultato è davvero straniante e originalissimo.

Ci sono reminiscenze della musica dell'est europeo, sintomo delle origini polacche di Holger Czukay, e sintetizzatori in stile new wave anni 80, come in 'Vitamin C' e 'Sing Swan Song'; c'è la sperimentazione estrema, che aveva caratterizzato buona parte dell'album 'Tago Mago', come in 'Soup'; ci sono classiche progressioni di accordi rock, come in 'I'm So Green'; ci sono riff trascinanti, con l'uso pionieristico delle batterie elettroniche, come in 'Spoon'. Quest'ultimo brano aveva dato origine ad un singolo di un certo successo ed era stato scelto come sigla di una popolare serie televisiva in Germania.

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Ed infine una nota sul titolo e sulla copertina dell'album. 'Ege Bamyasi' si traduce, dal turco, 'Gombo dell'Egeo': il gombo (o okra) è un frutto esotico originario dell'Africa centrale, poco conosciuto in Italia, e molto usato nella cucina africana e asiatica, dalla forma simile al peperoncino verde.

La copertina raffigura questi frutti sull'etichetta di una lattina (in inglese 'Can') che non può non evocare Andy Warhol e la sua pop-art, come a voler dichiarare le intenzioni programmaticamente 'pop' di due musicisti colti, cresciuti all'ombra di un grandissimo genio della musica del Novecento.

 
Proposte di Ascolto (clic the pic)
 
can_eb_video1.jpgVitamin C
 
can_eb_video2.jpgSing Swan Song
 

yu1.jpg  link al Focus #9/2023


Autore : Stefano Sorrentino, Aprile 2023