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TIME MACHINE

MATURITA' 1974, 50 ANNI FA

Faccio parte di quella generazione che nati alla metà degli anni ’50 è stata definita definita ‘baby-boomers’,

In occasione del 50mo anniversario della Maturità ho organizzato una ‘Reunion’ con i vecchi compagni di classe e ci siamo trovati ovviamente .. con le gambe sotto un tavolo. E’ stato piacevole rivedere dopo tanti anni persone con cui si è condiviso un breve tratto della propria vita ma anche sorprendente, perché riconoscere in un canuto o calvo signore con una bella pancia il giovinotto di allora ha richiesto intuizione ed impegno.

Questo evento mi ha fatto venire la voglia di scrivere qualcosa su questa generazione.  

Per stare in tema partiamo dalla scuola. Ho frequentato le Elementari negli anni ’60. In classe si doveva portare il grembiulino nero con il fiocco azzurro (per i maschietti) o rosa (per le femminucce). Le classi erano rigorosamente divise per sesso (al tempo di sessi ce ne erano solo due). La scuola che frequentavo, la “Corridoni”, aveva due ingressi distinti ai lati opposti dell’edificio per maschi e femmine.

Il mio maestro fumava in classe continuamente le Nazionali senza filtro e ricordo benissimo le sue dita ingiallite dalla nicotina. Ricordo molto bene anche le sue grosse mani perché mollava ai discoli (ed io ero uno di questi) dei ‘patononi’ dietro la nuca di rara potenza, cosa che smise quando mia madre si lamentò che tornavo a casa con il mal di testa. Allora passò alle bacchettate con il metro di legno sulle mani. Se l’avevi fatta grossa prima sul dorso poi sul palmo ma se poi era grossissima anche sulla punta delle dita raggruppate . Ma gli ho voluto bene lo stesso.

Alle Medie ancora la sacra distinzione maschi/femmine ed il primo anno che le ho frequentate esistevano ancora le classi differenziali. Tenete poi conto che fino alle medie mia madre mi faceva indossare (anche con la neve) i pantaloni corti. Tra i bei ricordi c’era il carretto davanti a scuola che d’inverno vendeva il cono di carta con dentro i ceci caldi e d’estate i gelati.

Il primo anno del liceo lo frequentai con la gestione vecchia maniera del severissimo preside, il ‘Baffo’ che usava fermare gli alunni dicendo loro con voce tagliente ‘spalle rubate all’agricoltura’. Poi il Baffo andò in pensione, venne il ’68, la minigonna…un nuovo mondo, festa grande. Voglia di studiare zero, il mondo fuori era troppo divertente.

Di quegli anni i ricordi più belli sono (ovviamente) la morosa e ciò che ne consegue per un adolescente con gli ormoni in eruzione, i primi concerti rock e il viaggio a Londra nel 1972 con l’amico Claudio, a 17 anni.

Due anni dopo, nel 1974 appunto, la sospirata maturità.

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Tra le cose di quegli anni impossibili al giorno d’oggi posso citare che in pieno centro città giocavamo a pallone in strada usando come porta l’ingresso del garage. Ogni tanto “macchina !” e si fermava un attimo il gioco. Avrò percorso in bicicletta mille chilometri, non che non ci fossero rischi ma nulla in confronto ai giorni nostri.

Si fumava dappertutto, anche nei corridoi d’ospedale. Ricordo il professore di storia che mentre interrogava era impegnato a non far cadere la cenere tenendo la sigaretta perfettamente dritta. Ma noi alunni fumavamo nei cessi (rigorosamente ‘alla turca’). Quando in quarta arrivò Alfredo da Roma, si accese subito una sigaretta in classe. Per lui cosa normalissima per noi un sacrilegio. Stupitissimo dovette spegnerla ma per quel fatto fu immediatamente soprannominato ‘al terò’. E i cinema ? in platea le colonne di fumo erano una costante. Se andavi al cinema o al bar quando tornavi a casa puzzavi peggio di un posacenere.

Grande conquista della fine degli anni ’60 fu il motorino, a quel tempo rigorosamente da cross. Nei primi anni ’70 la agognata automobile. Nella rubrica Time Machine ne ho parlato in >> il cinquantino e >> la 500.

A proposito di 500 era uso allora il sabato sera stiparci nella 500 (solo maschietti, le femmine la sera stavano in casa) ed andare a fare il ‘puttangiro’ a via dei Mercati, per sbirciare (solo quello!) con reverenziale rispetto le 'signorine'.

Questi sono alcuni ricordi del periodo che ha portato a festeggiare l’anniversario della maturità

Ma volendo brevemente allargare il discorso alla mia generazione, alcune cose la rendono speciale.

Noi siamo vissuti in DUE secoli diversi, non solo ma anche in DUE millenni diversi.

Non ho la presunzione di addentrarmi a parlare dei cambiamenti politici, sociali e di costume, ma è inevitabile parlare della grande capacità di adattamento che ha dimostrato questa generazione, che nata analogica si è dovuta trasformare in digitale. Banalmente siamo passati:

·         dal telefono con operatore per le chiamate interurbane, alle videochiamate in qualsiasi parte del mondo,

·         se eri fuori casa dovevi cercare una cabina telefonica a gettoni, oggi hai lo smartphone in tasca

·         dai cinema alle videocassette a YouTube

·         dai dischi in vinile ai CD ed alla musica online

·         dalle lettere scritte a mano e spedite con il francobollo alle email e a WhatsApp

·         dalle partite in diretta alla radio, alla TV in bianco e nero, e poi alla TV HD

·        cercavamo le informazioni sui libri e sulle enciclopedie: oggi senza internet si è persi

·         facevamo le foto con la macchina fotografica a rullini, facevamo i video con la cinepresa a cassette; adesso facciamo tutto con il cellulare

·         abbiamo conosciuto i primi computer, schede perforate, dischetti e ora abbiamo megabyte a disposizione sui nostri telefoni cellulari e IPad

·         ….. e l’elenco sarebbe lunghissimo

 

Però abbiate pazienza.

Vedo la generazione dei miei figli, i trenta-quarantenni che hanno la testa sempre davanti allo smartphone. Sarò vecchio e antiquato, ma si stava meglio nei mitici (ovviamente per chi scrive) anni ’70.

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Prima e (impietoso) dopo. Ma già esserci arrivati è una bella conquista.

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Autore : Giorgio Gotti