Andrea Pazienza non è
stato solo un grande artista, ma anche un narratore in prima persona di una
generazione piena di contraddizioni e forti conflittualità, dagli anni di
piombo del 1977 alla società effimera degli anni '80.
I suoi personaggi sono complessi, problematici,
difficili; si muovono in quella zona d’ombra tra impegno politico e nichilismo,
tra contestazione e autodistruzione, sempre con forti riferimenti
autobiografici.
In una sua vignetta fa
dire al protagonista: ‘io, che sono una moltitudine’.
Ecco Andrea Pazienza è
questo, un artista dall’assoluto eclettismo. Una moltitudine di
stili grafici, di racconti - dalla lunga storia in più puntate alla vignetta
folgorante, di temi trattati - dalla vuota violenza di Zanardi alle vignette
dalla facile battuta. Tante forme espressive in cui declinare il suo straordinario
talento, dalla pittura al fumetto, dalle copertine di dischi ai manifesti per i
film.
In uno scritto teorico, spiegò le sue scelte artistiche con il riferimento
al kendo, di cui era cultore: «Se io dico tu ti devi spostare perché io ti
schiavardo, ti appiccico contro il muro, lo dico con lo stomaco. È allora che
si fa paura veramente, e a me interessa far paura, tutto il resto non esiste. E
da qui deriva il discorso sulla tecnica»
Sia
nella sua opera
che nella vita non ebbe limiti; anzi, era pronto a cercarne
continuamente di
nuovi, forse solo per il gusto di poterli infrangere. Stupri, droga,
tradimenti, suicidi e omicidi: non c'era nulla che i suoi fumetti, e i
suoi
personaggi, non fossero disposti a compiere. Tutto questo lo incarna
Zanardi, il suo cattivo più celebre: egli è il nulla, il vuoto di
coscienza e
significato che sta oltre ogni illusione su sé stessi.
Ma Paz era anche l’opposto, il
cantore della bellezza, spesso personificata nei suoi splendidi disegni, il
pensatore di profonde riflessioni espresse in memorabili citazioni ed infine il geniale autore
di esilaranti (seppur al vetriolo) vignette.
Pazienza
sapeva di essere un genio, oltretutto precoce
“Disegno da
quando avevo 18 mesi, so disegnare qualunque cosa in qualunque modo”. In un suo
fumetto ebbe a definirsi ”una rockstar”. Fu corteggiato da cantanti (PFM,
Vecchioni) dal teatro, dalla Rai, da registi come Fellini, per
realizzare locandine, copertine di dischi, corti animati, videoclip, e perfino un presepe di cartone.
Ma rimase
sempre un uomo contro, quel ribelle che abbandonò l’Università ad un esame
dalla laurea, pur essendo diventato amico del professore, tal Umberto Eco (che poi lo raccomanderà a Linus).
Il
Presidente della repubblica Pertini fu talmente divertito dalle sue tavole sul
Male che invitò al Quirinale tutta la redazione. Ci andarono tutti, tranne
uno....
Fu un grande innovatore del fumetto italiano e tra le tante da lui introdotte,
peculiare fu la creazione di una divertentissima lingua vernacolare, che
intrecciava italiano letterario, slang urbano, neologismi, nonsense e
gergalismi di origine dialettale meridionale o da altre lingue.
Pazienza sta a Moebius
come Arancia Meccanica sta a 2001 Odissea nello spazio. Due diversi modi di
declinare la genialità. Il primo con una violenta e spietata rappresentazione
di un profondo travaglio interiore, l’altro libero sfogo, attraverso storie di mondi
immaginari, della fantasia più sfrenata. Per entambi l'immaginazione al potere.
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Brevissime note
biografiche Enfant
prodige, nacque il 23 maggio 1956 a San Benedetto del Tronto secondo di
tre figli. Il padre Enrico, insegnante di educazione artistica
era un valente acquarellista.
Morì
a Montepulciano di overdose nella notte tra il 15 e il 16 giugno 1988 a soli 32
anni, due anni dopo la morte sempre per overdose di un altro grande disegnatore di quel periodo, Stefano Tamburini..
Tragica ironia, un mese dopo, il 21 luglio a Peschici fu inaugurata la prima mostra che avrebbe dovuto
tenere insieme al padre Enrico.
Il fatto più strano è
il suo aspetto. Pazienza è sicuramente ascrivibile alla categoria degli
‘artisti maledetti’. Ma mai come nel suo caso l’apparenza contraddice la
realtà. Andrea ha la faccia del bravo ragazzo, della persona normale, buono, di
gentili maniere, che ha una vita tranquilla, un lavoro normale. La realtà lo
vede sì persona di modi affabili, ma in lui brucia la creatività più sfrenata e
purtroppo, l’eroina.
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