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KAREN BLACK
Omaggio ad una star irregolare a Hollywood


karen_1.jpgKaren Black, pseudonimo di Karen Blanche Ziegler (1939-2013), è stata un’attrice americana, nonché sceneggiatrice e cantautrice. La sua carriera cinematografica si è sviluppata nell’arco di oltre 50 anni e conta più di 200 partecipazioni a film, serie televisive e produzioni teatrali. Ha lavorato con registi del calibro di Francis Ford Coppola, Alfred Hitchcock e Robert Altman e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, fra cui una nomination agli Oscar, due Golden Globe e una nomination ai Grammy Awards.
A noi piace ricordarla soprattutto come l’icona di un certo cinema indipendente americano di cui è stata protagonista e che ha segnato la formazione di molti ragazzi degli anni 70.
Mi riferisco in particolare a tre film, pietre miliari della controcultura USA del periodo; una trilogia di pellicole legate fra di loro dal filo rosso dell’inquietudine e della ricerca dell’identità.
Parliamo, nell’ordine, di “Easy rider”, “Cinque pezzi facili” e “Nashville”. Questi tre film hanno anche in comune la musica come elemento trainante della trama. Questo aspetto li lega ancora di più alla biografia di Karen Black, figlia d’arte, con la madre scrittrice e il nonno paterno musicista classico e primo violino nella Chicago Symphony Orchestra, ed ella stessa autrice e cantante.
Ma veniamo ai nostri tre film.

Easy Rider
karen_3.jpgDel film (1969) abbiamo già parlato in un altro articolo a cui vi rimando >> easy rider.
Karen Black interpreta la parte di una delle due prostitute che Billy e Wyatt ingaggiano in un bordello di New Orleans, con le quali partecipano alla festa del Mardi Gras e che coinvolgono nel loro trip a base di LSD ambientato in un cimitero. Il film, girato con un budget limitato, raggiunge le vette del successo internazionale, diventando un “cult movie”: per Karen è l’occasione che la catapulta sulla ribalta internazionale
Cinque pezzi facili

karen_4.jpgE' un film del 1970 scaturito dalla stessa fucina di “Easy Rider”: la casa di produzione è la stessa, la BBS di Bob Rafelson, che qui è anche regista; il cast è in parte identico: oltre a Jack Nicholson e Karen Black compare Toni Basil, anche lei musicista oltre che attrice, che in “Easy Rider” aveva interpretato la seconda prostituta che partecipa alle scene lisergiche nel cimitero.
Karen Black interpreta la parte di una attraente giovane donna (Rayette Dipesto, DiBiagio nella versione italiana del film) dalle limitate risorse intellettuali e culturali che lavora come cameriera presso una tavola calda e che ha come unico scopo della sua vita quello di dedicarsi al suo compagno, il riluttante Robert “Eroica” Dupea (interpretato da Jack Nicholson).
Quest’ultimo proviene da una ricca famiglia di musicisti classici, proprietari di una tenuta su un’isola nel Nord degli Stati Uniti ai confini con il Canada, e avrebbe davanti a sé la prospettiva di una brillante carriera di pianista. Ma ha rinunciato al suo status e alle ambizioni artistiche per condurre una vita vagabonda, alla giornata, svolgendo lavori poco qualificanti come l’operaio in un pozzo petrolifero nel sud del paese: è costantemente alla ricerca di qualcosa che lui stesso non sa descrivere, come confesserà nel commovente monologo davanti al padre ormai ridotto allo stato vegetativo dopo un infarto.
Ed è proprio a causa della malattia del padre, comunicatagli da sua sorella Partita “Tita” Dupea, anche lei pianista, durante le sessioni di registrazione di un suo disco, che Robert insieme a Rayette decide di recarsi presso la casa di famiglia sull’isola.
Durante il lungo viaggio, ci sono alcune situazioni ormai entrate nella memoria collettiva: Robert e Rayette danno un passaggio a due autostoppiste, una delle quali è Toni Basil che interpreta la parte di una ecologista di idee estreme che si vuole trasferire in Alaska per sfuggire al lerciume e all’inquinamento; i quattro si fermano a pranzare in una tavola calda lungo il tragitto e qui va in scena un famoso ed esilarante alterco fra Robert e la cameriera riguardo al contenuto del sandwich che Robert vorrebbe ordinare.
Arrivati a destinazione, Robert si scontrerà, come sempre, con la difficoltà del rapporto con gli altri membri della famiglia. Ha un fugace flirt con Catherine, fidanzata del fratello, di cui si innamora non ricambiato. karen_5.jpgDopo un tentativo di chiarimento con il padre, ma a senso unico poiché il padre, paralizzato, non reagisce più agli stimoli esterni, in un monologo che è il momento più toccante del film, Robert e Rayette decidono di ripartire in tutta fretta. Il finale, che non vi diciamo nel caso voleste vedere il film, è improvviso ma non del tutto inaspettato e non lascia spazio alla speranza di una vita serena per Robert.
Il livello recitativo di Black e Nicholson è stellare ed è stato oggetto di diversi riconoscimenti: una nomination agli Oscar per entrambi ed un Gloden Globe per Karen. Il film nel suo insieme ha ricevuto altre due nomination agli Oscar e altre 4 nomination ai Golden Globe. Nel 2000 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Nashville

karen_6.jpgIl film del 1975 di Robert Altman è un affresco impietoso della scena della musica country americana, di cui la città del Tennessee è tuttora il simbolo, e dello show business in generale, con tutto il suo sottobosco di aspiranti star, di manager senza scrupoli e di soggetti stralunati.
Ognuno dei 24 personaggi del film, le cui vicende si incrociano nelle giornate di un festival di musica country che coincide con una manifestazione organizzata per  un candidato outsider alla presidenza, è alla ricerca di qualcosa: chi di consolidare il proprio status, chi dell’occasione della vita, chi dello scoop da prima pagina, chi di un amore duraturo nel cinico susseguirsi di avventure.
La musica fa ovviamente la parte del leone (su 2 ore e mezza di film più di 1 ora è dedicata a scene musicali): molti dei protagonisti sono cantanti e musicisti che si esibiscono dal vivo e le scene principali girano intorno a spettacoli e manifestazioni musicali, tutti prevalentemente incentrati sul genere country e gospel, con tutte le tipiche derivazioni ultra-americane.
Ma ad un certo punto si arriva alla canzone perfetta, la gemma ‘I’m easy’, che Tom (Keith Carradine) sfodera verso la fine del film quasi a dimostrare che dal letame può anche nascere un fiore (il brano vincerà Oscar e Golden Globe come miglior canzone originale).
Il finale drammatico (che anche in questo caso non voglio svelarvi) costringerà tutti ad un ripensamento sui valori importanti della vita e dell’arte.
Nel film figurano vere star in alcuni cameo nella parte di sé stessi, come Elliot Gould e Julie Christie. Forse volevano esserci a tutti i costi, in un film di questo livello, e hanno fatto bene visto che la pellicola è stata un enorme successo e ha ottenuto una montagna di riconoscimenti sia per la produzione che per gli interpreti: un Oscar per la miglior canzone e 4 nomination, un Golden Globe per la miglior canzone e 11 nomination, una nomination ai Grammy Awards come miglior colonna sonora, un David di Donatello come miglior film straniero e tanti altri.
karen_7.jpgNel 1992 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti ed è considerato il capolavoro di Robert Altman oltre che uno dei più bei film di tutti i tempi.
Nel film, Karen Black interpreta Connie White, una cantante country di successo, in costante rivalità con Barbara Jean (interpretata da Ronee Blankey), cantante prediletta dal pubblico. Karen si esibisce dal vivo con tre brani, di cui è anche autrice e che otterranno la nomination ai Grammy Awards come parte della colonna sonora del film.
Il suo personaggio tradisce, in alcuni passaggi, una certa insoddisfazione come se il suo ruolo di diva glamour fosse troppo stretto per lei.
Ma anche nella finzione traspare sempre la sua passione per la musica.


E non solo nella finzione: anche nella vita reale, la musica è una passione che Karen Black ha sempre coltivato, contemporaneamente al mestiere di attrice, ma che non l’ha mai portata a mettersi in gioco come cantautrice, forse sentendosi, a torto, inadeguata.
Alla sua morte,nel 2013, ha lasciato un patrimonio di canzoni inedite, registrate negli anni 70, che sono state scrupolosamente restaurate e rimixate, con l’aiuto del quarto marito Stephen Eckelberry, da Cass McCombs, cantautore statunitense con cui l’attrice aveva brevemente collaborato per la produzione di un 45 giri nel 2012.
Grazie a questo materiale, nel 2021 esce l’album “Dreaming of you (1971-1976)” che restituisce finalmente Karen Black, iconica, indimenticabile attrice, al suo ruolo legittimo di talentuosa e brillante cantautrice.

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Autore : Stefano Sorrentino 14/07/2021