LETTERATURA

controcultura/14 - vivere bene

Primo maggio, giornata freddina e piovosa. A mia moglie viene voglia di fare una torta. Ma dov’è finito il quaderno di ricette di mia mamma ? L’avrai messo fuori posto tu come al solito. Probabile, ma siccome l’idea della torta mi stuzzica evito le polemiche e mi metto diligentemente a cercarlo nei due ripiani della cucina in cui teniamo i ricettari. La questione dell’ordine con cui conservare le cose è annosa: io pretendo di usare dei metodi logici ed accuso mia moglie di mettere via tutto a casaccio. Risultato,non trovo mai niente. E’ un altro mistero dello sconosciuto universo femminile. Torniamo alla ricetta. Comunque, visto che devo uscirne vincitore, svuoto tutti i ripiani. Mi va bene perché trovo il famoso quaderno. Tra le tante cose però nascosto in fono in fondo viene fuori un libricino. E’ il frutto della sana applicazione delle teorie di mio suocero, che veniva dalla montagna ed avendo fatto la fame diceva: “as butà via gnita”. Lo esibirò con orgoglio a mia figlia che mi accusa (a ragione) di essere un “gosino” e non curarmi dell’alimentazione. 

Il libro è stato stampato nell'ottobre 1976. In quegli anni era forte la spinta nella ricerca di un'alternativa allo status quo (di cui la collana del libro era espressione) che si rifletteva su tutte le nostre scelte di vita, alimentazione compresa. E mentre le sfide politiche sono degenerate e miseramente poi fallite questa è stato il primo passo verso una diversa coscienza della nutrizione, la base del vegetarianesimo e veganesimo odierno.