Avere sul famoso groppone un certo numero di anni
presenta alcuni svantaggi. Ma porta anche dei doni per cui evito le lamentele e
guardo alla parte piena del bicchiere. Uno di questi è avere tanti ricordi. Anche
brutti (a volte capita) o tristi che se va bene sono il 50%. Ma il tempo li rende sfumati,
meno oppressivi lasciando spazio, per fortuna, ai ricordi piacevoli.
Uno dei miei film preferiti contiene un breve
monologo, per me ‘cult’ come il film.
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Noi
di rockgeneration ci sentiamo da sempre un po' differenti dagli altri. Non siamo
certo come il replicante Roy Batty né voglio esagerare attribuendoci doti
speciali, ma la passione per la musica è stato fin dall’adolescenza un nostro
tratto distintivo.
Poco
tempo fa ho invitato a visitare il sito un mio coetaneo. Dopo un po' mi ha
risposto dicendomi “Che strano a diventare vecchi si diventa dei Peter Pan”.
L’ho urbanamente mandato a fare in culo perché ho interpretato la risposta come
se il sito fosse una bambinata. Poi ho riflettuto pensando che il suo rapporto
con la musica è da persona normale e quindi per lui parlarne è come per me
disquisire di calcio al Bar. Ciò non toglie che quello là è il posto giusto per
lui.
Una
volta un mio amico mi ha raccontato di aver partecipato ad un corso per
rafforzare le capacità mnemoniche in cui gli avevano insegnato un trucco,
ovvero di associare alla frase da ricordare un oggetto. Probabilmente per
questo motivo credo di ricordare meglio certe situazioni in cui all’avvenimento
era associata la musica. Ne ho già parlato in “quando la musica è indelebile
colonna sonora di un ricordo”. link >>>> Nonno, raccontaci un’altra storia… Sarebbe bello
ma ci sono alcuni intoppi. Primo le storie che vado a raccontare nel sito non
sono proprio da nipotini. Secondo si annoierebbero a morte: mia nipote Anna ha
sette anni e con il cellulare fa cose che io manco mi sogno. Terzo con ste stramaledetta
pandemia chi riesce più a vedere figli e nipoti?
Meno
male ce c’è il sito che mi consente di propinare all’incauto lettore alcuni
ricordi.
Vecchie
foto.
Ogni
tanto capita di riguardare vecchie foto. Se guardo quelle delle medie
inferiori
ad una faccia tra le tante ho associato un ricordo più vivido ed è quello
di un minuto e timido ragazzino dai capelli rossicci appassionato
di poesia. Ricordo perfettamente quella volta che declamò in classe tutto
orgoglioso una
sua poesia “.. andai nel castello e lanciai un coltello..”. Lo rividi
qualche
anno dopo fatto tronco, provandone grande pena, ad uno dei rari
concerti tenuti
al Palasport di Parma. Se ne è andato troppo presto insieme a molti
altri
di quella generazione, spazzato via da quei terribili anni.
O
Caroline.
Una delle mie specialità sono sempre state le gaffe. Ne ho fatte di veramente
memorabili. Ovviamente anche con la musica. Con Alfonso, il mio amico dei tempi
del liceo, ci siamo frequentati a lungo, anche in coppia. Ad un certo punto lui
ruppe con la sua storica fidanzata, la Giovanna. Qualche tempo dopo una sera
venne a trovarmi e com’era abitudine misi su un po' di musica di sottofondo. Il
disco era dei Matching Mole ed il primo brano la famosa ‘O Caroline”. Perfetto.
Alfonso mi dice: è la canzone che ascoltavo sempre con Giovanna… Cosa volete
che vi dica, probabilmente la mia è una predisposizione naturale.
Gli
Zeppelin.
Led Zeppelin I, “Your Time is Gonna Come”. Lo stavo ascoltato non proprio al
volume che meritava ma quasi. Avevo chiuso la porta della mia camera ed ero
impegnato in una jam session personale, se non ricordo male mimando con foga il
giro della batteria. Davo di spalle alla
porta e quando mi giro c’è mio padre che mi guarda. Scuote lentamente la testa ed
ha quella tipica espressione che i padri hanno quando pensano ‘è deficiente,
non posso farci niente’. Ma era un gran bel pezzo!
I
Police.
A volte anche la musica aiuta a cambiare idea. Anni ’80. Al palasport di Reggio
ci sono i Police. Apro una parentesi. Reggio e Parma sono due cittadine simili
(ho detto simili, eh, non uguali!) I concerti rock in quegli anni si tenevano sempre
al Palazzetto dello Sport di Reggio Emilia, mai a Parma. Perché? Forse per lo
stesso motivo che i mega concerti si terranno poi a Campo Volo, alla Festa
dell’Unità di Reggio Emilia. Ma noi di Parma abbiamo il Club dei 27…. Torniamo ai Police che allora le voci davano band
esplosiva. Con il Cero decidiamo di andarci assieme alle mogli comperando i
biglietti in prevendita. Quando arriviamo il caos più totale. Non si può
entrare, il palazzetto è stracolmo all’inverosimile, riempito da migliaia di
persone che hanno sfondato i cancelli e sono entrate a macca. Niente da fare
quindi andiamo alla biglietteria per chiedere il rimborso. Altra parentesi.
Anni di piombo a parte, nell’immaginario collettivo di molta parte della nostra
generazione i poliziotti erano dei bastardi. Bene. Siamo in fila davanti alla
biglietteria. Dietro di noi c’è un folto gruppo di poliziotti in tenuta
antisommossa. Se ne stanno li, fermi senza rompere le palle a nessuno. Ma a
qualcuno danno fastidio. Dall’alto, dalle finestre del palasport una manica di
“facinorosi” inveisce contro di loro con le ingiurie più infamanti, corredando
il tutto con lancio di bottigliette di vetro. Allora io dico: sei entrato gratis,
mi hai rubato il posto che io ho pagato. Ma stattene seduto e buono a guardarti
il concerto, perché cazzo te la prendi coi poliziotti? Mi sono immaginato di essere
nei panni di uno di quei ragazzi, si perché erano tutti ragazzi, fermi lì a
prendersi senza motivo bottigliette di coca cola in testa e mi è venuto
spontaneo pensare che io incazzino come sono, al loro posto, a quel deficiente
che gli urlava contro forse gli avrei sparato. Questo non vuol dire che il
giorno dopo mi sia iscritto all’MSI, ma che abbia iniziato ad uscire da certi
schemi si. La serata è poi finita ovviamente con la carica della polizia,
lancio di lacrimogeni, la Betta moglie del Cero che scappa dalla parte
sbagliata (verso la carica), noi a cercarla. Sicuramente più elettrizzante che
vedere i Police. Cosa curiosa è che tutto questo casino in mezzo alla polizia
sia successo al concerto dei .. Police.
La
fisarmonica.
Il padre di mia moglie era originario di un piccolissimo paesino delle montagne
del Parmense. Noi d’estate ci andiamo sempre perché l’aria è buona ed il clima
mite. La casa è quella di famiglia in cui abitavano alcuni dei tanti fratelli.
Gente definita volgarmente “ignorante” in quanto il loro livello di istruzione
era, se va bene, la quinta elementare. Nulla a che vedere con lo spessore delle persone. Tra
di loro c’era Delmo che conoscevo come provetto campanaro. La casa è su più
piani; una volta mi reco al terzo piano, non ricordo il motivo, e la porta
della stanza difronte alla mia è aperta. Dentro c’è Delmo che seduto su una
seggiola si sta sistemando la fisarmonica. In quel sottotetto dalle antiche travi
di legno, con il pavimento di pianelle rosse e con una luce soffusa che entrava
dalle piccole finestrelle c’eravamo io, lui e la sua fisarmonica. Ciò che rende
piacevole e/o memorabile l’ascolto di una musica è un’alchimia creata da un
complesso insieme di fattori. Anche se la musica era quella cosiddetta
“popolare” quella volta i fattori c’erano tutti.
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