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STEELEYE SPAN

Hark! The Village Wait


Il leggendario album d’esordio degli Steeleye Span che ridefinì il folk inglese

Gente ascoltate il gruppo di musicisti che sta suonando nel villaggio (i classici “waits”, per l’appunto): oggi sono fra noi gli  Steeleye Span! Mettetevi comodi e se non siete rilassati ci penserà la loro musica a donarvi benessere e quiete; ma state pronti a scatenarvi in un ballo collettivo, come fosse un sabba. Niente di demoniaco comunque, anche se le radici pagane della tradizione sono in bella evidenza e, come si sa, senza di esse non avremmo ragione d’esistere (alla faccia di chi ci vorrebbe tristemente succubi di una croce). Fu il “governatore” del folk inglese, il bassista mr. Ashley “Tyger” Hutchings a fondare la band, insieme al duo Maddy Prior / Tim Hart. Chiamarono con loro un altro duo composto da Gay e Terry Woods (quest’ultimo successivamente nei Pogues) e la magia scattò. Coadiuvati dai due batteristi per eccellenza della nuova musica popolare, quindi Dave Mattacks (in prestito dagli infiniti Fairport Convention) e Gerry Conway (che di lì a poco si unirà ai Fotheringay di Sandy Denny, anch’essa fresca d’uscita dai Fairport insieme a Hutchings). “Tyger” era alla ricerca di compagni coi quali lavorare a un progetto che riportasse alla luce antiche ballate tradizionali, che estrapolò dai testi custoditi in quello scrigno di meraviglie che è la Cecil Sharp House di Camden, Londra. Questo immenso lavoro di ricerca e cernita, a dire il vero, lo iniziò quando faceva parte dei Fairport Convention e che portò al capolavoro senza tempo che è “Liege & Lief”, disco manifesto del folk rock inglese e, in parte, al precedente “Unhalfbricking”, entrambi usciti nel 1969; il gruppo, a quel punto, voleva portare più rock nel loro folk, sicchè Ashley se ne andò per continuare con altri il proprio lavoro basato sulla riproposizione della musica popolare d’albione, ovviamente aggiornandone i suoni ed evolvendone i tratti.

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Fu così che, insieme ai compagni citati, gli Steeleye Span partirono con la stesura del loro disco d’esordio: “Hark! The Village Wait”. A Calling-On Song, posto in apertura, è un not-traditional, anche se ne ha tutti i connotati. Scritta da Ashley, è un brano a cappella cantato stupendamente da Maddy, Tim, Gay e Terry. É come se dicessero: “Eccoci, questi siamo noi”. Una presentazione che fa subito centro. The Blacksmith, grazie al suo colossale arrangiamento, è uno delle canzoni simbolo del folk rock inglese di sempre. Amore, gelosia, sesso, violenza, magia, psicosi, stregoneria, vita, morte, nascita e rinascita: le canzoni popolari sono piene di questi riferimenti, le loro storie si muovono fra le parti meno visibili e più oscure dell’esistenza, e questa è una delle più famose. Elettrificata a dovere grazie a basso e batteria, a cui si aggiungono chitarra e mandola comunque amplificate, ha nell’eterea voce di Maddy Prior, accompagnata dal sottofondo di Gay Woods, il proprio cardine. Fisherman's Wife fu scritta da quel genio di Ewan MacColl, padre della compianta Kirsty (già al fianco dell’epico Shane MacGowan, coi suoi Pogues, nella strafamosissima Fairytale Of New York); è uno dei classici del repertorio dei nostri e parla di una moglie che aspetta il ritorno dall’oceano del proprio marito pescatore, con annessi e connessi. Qui i ruoli si invertono e troviamo Gay alla voce solista, con Maddy di supporto. Notevole. Blackleg Miner con Tim alla voce solista parla della durissima vita dei minatori, che rapportata allo sciopero che ci fu negli anni ’80 ha un che di sinistro, rivelatorio, quasi un presagio. L’arrangiamento è pressoché perfetto e la sua armonia non può lasciare indifferenti. Un trionfo di stile. Dark-Eyed Sailor è magia allo stato puro. Una ragazza che si innamora di un marinaio dagli occhi scuri e magnetici, lui racconta, lei ascolta, lei si innamora fin da subito, lui la segue, loro si sposano: vita. Con Gay a condurne i giochi, col delicato dulcimer di Tim, con la sezione ritmica mai invadente ma ben presente, con la voce doppiata di Maddy, con la chitarra elettrica di Terry: ecco come 54 anni fa alcuni giovani e motivatissimi ragazzi riuscivano a (ri)scrivere la storia della musica. Semplicemente strabiliante. Copshawholme Fair, ossia la fiera annuale che la gente del villaggio attendeva con ansia, da vivere come momento liberatorio dalle fatiche quotidiane, ballando, bevendo, cantando. Maddy Prior, come i più sanno, insieme a Sandy Denny e Jacqui McShee, è una delle cantanti simbolo del folk revival inglese, famosa per il “buona la prima”, talmente è intonata e perfetta, raccontato anche dal creatore del ciclo degli Excalibur portati in scena alcuni anni fa, col meglio degli artisti inglesi e francesi. All Things Are Quite Silent arriva dal ‘700, epoca in cui vigeva l’obbligatorietà per gli uomini di arruolarsi nella Royal Navy in caso di battaglia imminente, con grande disperazione dei familiari. In questo caso è il lamento della sposa a tracciarne il dolore, qui magistralmente rappresentata da Maddy. Una canzone contro la guerra, contro tutte le guerre, purtroppo di forte attualità. The Hills of Greenmore vede Terry alla voce solista, per la prima e unica volta nel disco. Melodicamente stupenda, racconta della caccia alla lepre in Irlanda del Nord tramite la tremenda “hare coursing” (utilizzata anche per la caccia alla volpe, di più “nobili” riferimenti), poi abolita nel 2011. Questo metodo consisteva nel rincorrere la preda fino al suo sfinimento, tramite cani che ne annullavano le forze; una volta arresasi, la lepre veniva uccisa. My Johnny Was a Shoemaker è cantata a cappella dalle sole Maddy e Gay. Una filastrocca di origine irlandese che racconta della scelta di un ciabattino di trasformarsi in marinaio, una volontà di trovare una migliore esistenza. Lowlands of Holland vede Gay alla voce, con Maddy al banjo, Tim al violino, Terry alla chitarra e solita sezione ritmica. Per chi scrive è uno dei più alti esempi del fare musica, talmente è impeccabile nell’esecuzione ed eccezionale nella resa. Il talento dei musicisti coinvolti è cristallino, il loro intento è immortale. Favolosa. Twa Corbies con le voci di Gay e Maddy a cantarla all’unisono, il misterioso harmonium di Tim a renderla quasi sinistra, deriva da Three Ravens un numero armonico di tre corvi che discutono su cosa dovrebbero mangiare. La tradizione è anche questa. One Night as I Lay on My Bed è amore d’amanti, infuocati dalla passione si attendono, si trovano, si accomodano nella loro alcova. Ultima canzone dell’album, vede Maddy alla voce solista, coadiuvata da Gay. Lo stile Steeleye Span era stato inventato, la loro strada tracciata.

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Questa formazione durò lo spazio di un solo album, siccome per motivi di ego si sgretolò appena prima dell’uscita sul mercato di questo grandioso lavoro, tra l’altro non producendo alcun concerto. Troppi galli nel pollaio, si usa dire, e fu davvero così. I coniugi Gay e Terry Woods se ne andarono, sostituiti nel successivo “Please To See The King” (capolavoro sommo) da Peter Knight (violino) e da sua maestà Martin Carthy (chitarra e voce). Il resto è storia, e gli Steeleye Span producono splendida musica ancor oggi, sebbene (e ovviamente) con una formazione diversa. Il loro nome vive nelle lande verdeggianti e soavi del folk rock, siccome ne sono uno dei giardini più floridi. Abbracci diffusi.


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Tracklist:

 Lato A

1.   A Calling-On Song – 1:12 (Ashley Hutchings)

2.   The Blacksmith – 3:38 (Brano tradizionale, arrangiamento degli Steeleye Span)

3.   Fisherman's Wife – 3:12 (Ewan MacColl)

4.   Blackleg Miner – 2:44 (Brano tradizionale, arrangiamento degli Steeleye Span)

5.   Dark-Eyed Sailor – 5:57 (Brano tradizionale, arrangiamento degli Steeleye Span)

6.   Copshawholme Fair – 2:35 (Brano tradizionale, arrangiamento degli Steeleye Span)

Lato B

1.   All Things Are Quite Silent – 2:37 (Vaughan Williams (trascrizione))

2.   The Hills of Greenmore – 4:00 (Brano tradizionale, arrangiamento degli Steeleye Span)

3.   My Johnny Was a Shoemaker – 1:10 (Brano tradizionale, arrangiamento degli Steeleye Span)

4.   Lowlands of Holland – 5:59 (Brano tradizionale, arrangiamento degli Steeleye Span)

5.   Twa Corbies – 2:05 (Brano tradizionale, arrangiamento degli Steeleye Span)

6.   One Night as I Lay on My Bed – 3:30 (H.E.D. Hammond (trascrizione))


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Crediti

A Calling-On Song

Maddy Prior - voce

Tim Hart - voce

Gay Woods - voce

Terry Woods - voce

The Blacksmith

Maddy Prior - voce solista

Gay Woods - accompagnamento vocale

Terry Woods - mandola

Tim Hart - chitarra elettrica

Ashley Hutchings - basso elettrico

Gerry Conway - batteria

Fisherman's Wife

Gay Woods - voce solista, autoharp

Maddy Prior - accompagnamento vocale

Terry Woods - mandola

Tim Hart - banjo a 5 corde

Ashley Hutchings - basso elettrico

Gerry Conway - batteria

Blackleg Miner

Tim Hart - voce solista, chitarra elettrica

Maddy Prior - accompagnamento vocale

Terry Woods - accompagnamento vocale, banjo a 5 corde, chitarra

Ashley Hutchings - basso elettrico

Dave Mattacks - batteria

Dark-Eyed Sailor

Gay Woods - voce solista, concertina

Maddy Prior - accompagnamento vocale

Terry Woods - chitarra elettrica

Tim Hart - dulcimer elettrico

Ashley Hutchings - basso elettrico

Gerry Conway - batteria

Copshawholme Fair

Maddy Prior - voce solista, step dancing

Tim Hart - dulcimer elettrico

Terry Woods - concertina, mandolino

Gay Woods - bodhrán, step dancing

Ashley Hutchings - basso elettrico

Gerry Conway - batteria

All Things Are Quite Silent

Maddy Prior - voce solista

Gay Woods - accompagnamento vocale

Terry Woods - chitarra elettrica

Tim Hart - chitarra elettrica

Ashley Hutchings - basso elettrico

Gerry Conway - batteria

The Hills of Greenmore

Terry Woods - voce solista, chitarra elettrica

Tim Hart - dulcimer elettrico

Gay Woods - concertina

Ashley Hutchings - basso elettrico

Gerry Conway - batteria

My Johnny Was a Shoemaker

Gay Woods - voce

Maddy Prior - voce

Lowlands of Holland

Gay Woods - voce solista

Terry Woods - chitarra elettrica

Tim Hart - fiddle

Maddy Prior - banjo a 5 corde

Ashley Hutchings - basso elettrico

Dave Mattacks - batteria

Twa Corbies

Maddy Prior - voce

Gay Woods - voce

Tim Hart - voce, harmonium

Terry Woods - chitarra elettrica

Ashley Hutchings - basso elettrico

Dave Mattacks - batteria

One Night as I Lay on My Bed

Maddy Prior - voce solista

Gay Woods - accompagnamento vocale

Terry Woods - banjo a 5 corde

Tim Hart - dulcimer elettrico

Ashley Hutchings - basso elettrico

Dave Mattacks – batteria



Proposte di Ascolto (clic the pic)

 

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  The Blacksmith

 

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  Lowlands of Holland

 

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  Dark-Eyed Sailor

 

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  Blackleg Miner


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Autore : Andrea Pintelli, Aprile 2024