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NEKTAR |
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Premessa |
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Qualche tempo fa il Dr. Livingstone, come suo gentile costume, mi rese
edotto di una delle sue ultime scoperte. Questa volta si era avventurato in
ostici territori, fuori dalle sue consuete rotte di esplorazione. Mi propose
infatti l’ascolto di un paio di lavori del gruppo Nucleus. Ma per la
prima volta dall’inizio della nostra feconda collaborazione successe un fatto
increscioso, che spero non abbia a ripetersi. Non riuscii a produrre alcuna
recensione. Ad onor del vero tale gruppo solo marginalmente lambisce i
territori del progressive, essendo più correttamente sito nell’ambito del Jazz,
per la precisione Rock Jazz, ma sempre Jazz. Ora io non disdegno affatto
l’ascolto di tale musica amata dagli intellettuali, ma in questo caso, e me ne
dolgo, non sono riuscito a terminare l’ascolto di entrambi gli album. Pur essendo
i brani eseguiti da validi musicisti, mi è stato impossibile sopportare la
predominate presenza della tromba, seppur virtuosamente suonata dal valido Ian
Carr. Ma che rasa ad du maron!. Sarà un problema legato all’età in cui
la coniugazione all’infinito di tale strumento risulta cosa desueta. Mah. |
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Note biografiche |
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Per prima cosa è giusto segnalare che tale gruppo ha diverse peculiarità
che lo contraddistinguono nel panorama prog o più in generale della musica
britannica. La
prima cosa che li rende “particolari” è il ciclo di vita. Il novero
delle band finora recensite nella serie “Gemme sconosciute del
Progessive” vede
le medesime produrre un solo album o al massimo due e poi sparire per
sempre
nell’oblio musicale. I Nektar no: hanno prodotto decine di album e,
seppur con
diverse formazioni, sono rimasti attivi fino ai giorni nostri.
Addirittura negli ultimi anni vi sono due gruppi: la Nektar
(originale)
con sede negli Stati Uniti e la New Nektar con sede in Germania. La band si è formata nel 1969 ad Amburgo per cui a volte il loro
approccio stilistico è stato associato al cosiddetto “Krautrock”. Della
band facevano parte Roye Albrighton (chitarra e alla voce solista), Allan
"Taff" Freeman (tastiere), Derek "Mo" Moore (basso), Ron
Howden (batteria) e gli artisti Mick Brockett e Keith Walters che si occupavano
di luci ed "effetti speciali". Prima band con un terzo dei
membri non musicisti. Ma grazie a ciò divennero famosi per le loro esibizioni dal vivo, affascinante miscela di
suono e visione, grazie allo spettacolo di luci con motivi psichedelici. Da
segnalare anche l’importante legame tra la loro musica e l'arte di
Helmut Wenske, che ha anche disegnato tre delle copertine dei loro album di
maggior successo. Infine è curioso il fatto che, a fronte di una cospicua produzione e di
alcuni momenti di relativo successo, specialmente in America, da noi sono
rimasti praticamente sconosciuti. Io non li avevo mai sentiti prima d’ora né li
ho trovati citati in diverse note (e presuntuose) Enciclopedie Rock. |
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Discografia |
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Gli album che ho ascoltato sono i loro primi lavori ed è facile riscontare tutte le influenze musicali di quel periodo, specialmente Pink Floyd, Yes, Genesis e King Crimson. Di seguito ne propomgo una breve recensione. | ||||
JOURNEY TO THE CENTER OF THE EYE |
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Il loro primo album, pubblicato nel 1971 in Germania, è composto da una singola canzone della durata di 40 minuti, con gli ultimi 100 secondi del primo lato ripetuti all'inizio del secondo lato per mantenere la continuità.
E’ un concept album che
narra la storia di un astronauta a cui viene data una profonda conoscenza
dagli extraterrestri. Disco ricco di chitarra echoplex e doppi mellotron, abbastanza in
sintonia con le sonorità Krautrock del periodo, ma è decisamente britannico,
segnatamente dei primi Pink Floyd. |
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Tracce Side 1 Prelude (01:27) Astronauts Nightmare (06:22) Countenance (03:30) The Nine Lifeless Daughters Of The Sun (02:41) Warp Oversight (04:28) The Dream Nebula Part I (02:14) Side 2 The Dream Nebula Part II (02:25) It's All In The Mind (03:22) Burn Out My Eyes (07:48) Void Of Vision (02:01) Pupil Of The Eye (02:46) Look Inside Yourself (00:53) Death Of The Mind (02:52 ) |
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A TAB IN THE OCEAN |
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Anche il loro secondo album è stato
pubblicato in Germania nel 1972. Altro concept album ma questa volta con
sonorità più rock e progressive. Nella bella suite omonima è facile ritrovare
sonorità che richiamano i Genesis. Meno sperimentale del precedente ma molto
godibile e ricco di suggestioni progressive. Appena l'ho ascoltato mi sono detto: ma questi sono i Genesis ! |
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Tracce Side 1 A Tab In The Ocean (17:15) Side 2 Desolation Valley Waves (08:36) Crying In The Dark King Of Twilight (10:28) |
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REMEMBER THE FUTURE | ||||
Infine questo lavoro del 1973, questa volta pubblicato in America. |
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Tracce Side 1 Remember The Future (Part I) (total time 16:38) Images Of The Past (02:47 Wheel Of Time (05:15 Remember The Future (05:11 Confusion (03:43) Side 2 Remember The Future (Part II) (total time 18:55) Returning Light (01:45) Questions And Answers (05:07) Tomorrow Never Comes (02:08) Path Of Light (04:17) Recognition (03:18) Let It Grow (03:20) |
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Note critiche | ||||
Il mio giudizio su questa band ricalca le famose frasi che dicevano i
professori quando volevano rimandarti: “ha le potenzialità ma non si applica”
oppure “potrebbe fare di più”. Precisamente credo mancasse loro un leader capace di dare un’impronta
importante, soprattutto un cantante dalla forte personalità, tipo Peter Gabriel.
Ciò non toglie che siano album godibili, specialmente "A Tab in the Ocean" che è il mio preferito. |
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Proposte di Ascolto (clic pic) | ||||
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Journey to the center of the eye (full Album) | ||||
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A tab in the ocean (full Album) | ||||
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Remember the future (full Album) |
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Per Approfondire | ||||
>>>> sito ufficiale | ||||
tempus fugit.. | ||||
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Autore : Giorgio Gotti, 19/10/2022 - Archivio Discografico: Giovanni Grassi | ||||
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