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JOHN MAYALL |
Il Concerto perfetto, Parma 29/03/2019 |
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Per dare un giudizio su
di un concerto (rock) vi sono vari fattori da prendere in considerazione. Tra i
tanti tre sono quelli che ritengo fondamentali. Innanzitutto il gradimento
della musica che si va ad ascoltare. Come secondo fattore definirei la posizione
al concerto, ovvero la distanza dal palco. Infine la performance dei musicisti. Ho visto un buon numero
di concerti. Tra i preferiti i Deep Purple, allora mia band cult, al palazzetto
dello sport di Genova nel 1973, visti praticamente sotto il palco. Nel 1980 Bob
Marley a San Siro, evento di costume più che musicale. Poi sempre in quegli
anni uno scatenato Eric Burdon al palazzetto dello sport di Reggio Emilia ed
infine gli inarrivabili Talking Heads a Bologna. Ma il migliore è stato
l’ultimo, quello di John Mayall nel marzo del 2019 a Parma. Al top in tutti i
fattori di valutazione. Il Blues è la mia musica preferita ed ho visto il
concerto davanti al palco, guardando direttamente in faccia i musicisti. Ed il
buon John, a dispetto dei suoi 85 anni, ha suonato con passione per oltre due
ore. Fantastico! E' piaciuto persino a mia moglie che odia il blues. |
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Per quasi due ore Mayall
canta, intrattiene, suona sia le tastiere che la chitarra (che imbraccia come è
solito fare, tenendo la tracolla solo su una spalla) e l’armonica a bocca. Una
forza ed una passione straordinaria, Mayall non si allontana mai dal palco fino
all’ultima nota dei bis. Lo supporta degnamente la sua band, composta da Jay
Davenport alla batteria, dal tranquillo Greg Rzab al basso e dalla
giovane Carolyn Wonderland alla chitarra solista. |
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John Brumwell Mayall (29 novembre 1933 – 22 luglio 2024) è stato un
innovatore nel campo del blues, mescolando elementi
di jazz e rock per creare un suono inconfondibile. Negli
anni '60, ha formato John Mayall & the Bluesbreakers , una band
che ha annoverato tra i suoi membri alcuni dei più famosi musicisti blues
e blues rock tra cui : Eric Clapton, Jack Bruce, Peter Green, John McVie, Mick
Fleetwood, Hughie Flint, Mick Taylor, Colin Allen, Don "Sugarcane"
Harris, Harvey Mandel, Larry Taylor, Aynsley Dunbar, Dick Heckstall-Smith, Andy
Fraser, Alan Skidmore, Keef Hartley, Jon Hiseman, Rick Vito, Henry Lowther, Tony
Reeves,Greg Rzab. |
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Il suo album del 1966,
“Blues Breakers with Eric Clapton”, è considerato uno dei capolavori del genere
e ha contribuito a lanciare la carriera di Clapton. A tal proposito riportiamo
la dichiarazione di Slowhand.
«Ero
giovane, e avevo quasi deciso di lasciare la musica» ha raccontato Clapton
che nell’estate del 1965 va in Grecia per suonare in una band chiamata The
Giands con Ben Palmer al piano, che si scioglie dopo un tragico incidente in
auto in cui perde la vita il bassista. «John Mayall mi ha trovato e mi ha
portato a casa sua, e lì ho imparato tutto quello che so dal punto di vista
tecnico. Era un grande esperto di blues di Chicago, e a casasua ho trovato
tutti i dischi di cui avevo bisogno. Mi ha dato il coraggio e l’entusiasmo per
esprimere me stesso senza limiti e senza paure». Clapton suona nei
Bluesbreakers insieme a John McVie e Hughie Flint fino al luglio 1966 e
registra l’album Blues Breakers With Eric Clapton che arriva al numero 6 in
classifica in Inghilterra «Mi ha fatto capire che va benissimo suonare la
musica che ti piace senza cercare a tutti i costi di piacere agli altri, e che
bisogna solo ascoltare sé stessi e le proprie motivazioni interiori. In cambio
io gli ho dato la mia compagnia, e la voglia di divertirci, bere e fare festa
insieme, cosa di cui mi sono già scusato con lui in passato. Mi mancherà molto
ma come dicono nel film Il Gladiatore, ci rivedremo dall’altra parte, ma non
ancora».
Fonte:
Virginradio |
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Autore : Giorgio Gotti, Sett.2024 |