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THE LION SLEEPS TONIGHT

Le Tracce del Leone

La storia sconosciuta dietro una delle canzoni più conosciute


Rian Malan è un personaggio piuttosto popolare in Sudafrica. È un giornalista, scrittore e documentarista classe 1954 molto attento alla scena musicale del suo Paese. È un Afrikaner, un discendente dei colonizzatori europei di pelle bianca. Si porta dietro dalla nascita un peso che spesso lo manda in crisi e che fa fatica a sopportare. È un esponente della famiglia che si è macchiata dell’orrore peggiore che la storia sudafricana ricordi: il cugino del nonno è infatti Daniel François Malan, politico del Partito Nazionale sudafricano e Primo Ministro del Sudafrica dal 1948 al 1954, colui che diede una spinta decisiva alle politiche basate sulla teoria della supremazia bianca, che videro la loro espressione pratica nell’apartheid. Rian Malan cresce in un quartiere bianco di Johannesburg all’interno di una famiglia che si riconosce appieno nelle logiche di sistematica sopraffazione fisica, economica e psicologica nei confronti della popolazione di pelle nera. Per uno spirito libero e artistico come quello di Rian l’aria diventa sempre più irrespirabile. La goccia che fa traboccare il suo vaso è la chiamata per il servizio militare obbligatorio. La sera stessa butta in valigia qualche vestito e prende un aereo direzione Los Angeles dove sopravvive scrivendo recensioni musicali per giornali locali. Anche questa circostanza, l’essere fuggito in America invece di essersi messo al servizio delle battaglie per la giustizia nel suo Paese, è un fantasma che torna spesso a trovarlo. Tutta la sua rabbia sfocia in My Traitor’s Heart, un libro che diventa rapidamente un piccolo caso in America perché svela nella maniera più esplicita possibile all’opinione pubblica statunitense (che per ignoranza o per comodo si era fino quel momento voltata dall’altra parte) tutte le atrocità e le negazioni dei diritti umani più elementari che venivano perpetrate in Sudafrica.

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Rian Malan

L’occasione per un riscatto almeno morale arriva per Rian nel 1999. Grazie al suo lavoro conosce a una grigliata Johnny Clegg, soprannominato Zoulou Blanc, lo zulù bianco. Il soprannome definisce perfettamente la sua musica, che cerca di mischiare la tradizione dell’Africa più profonda con il pop di matrice soprattutto inglese. Le loro chiacchiere in libertà arrivano presto alla musica del loro Paese e di come in quegli anni fosse tornata alla ribalta anche grazie a The Lion King, uno dei cartoni animati Disney di maggior successo uscito cinque anni prima e in particolare grazie a The Lion Sleeps Tonight, un vecchio brano che i Tokens avevano inciso nel 1961 ma che era un adattamento di Wimoweh, un brano ancora più datato portato al successo dai Weavers di Pete Seeger nel 1952. È Johnny Clegg che accenna a Rian Malan di aver sentito dire che la versione originale di quel brano non è nessuna delle due più conosciute ma della fine degli anni Trenta: a comporla sarebbe stato un cantante sudafricano e il titolo originale sarebbe Mbube.
Rian Malan non aspetta altro: fare giustizia di uno sfruttamento artistico dei “suoi” bianchi a danno dei neri è l’obiettivo di cui ha bisogno per riscattarsi da una vita passata con un cognome che non vuole. Le ricerche sono furiose e quello che scopre è quanto segue: Johnny Clegg ha ragione, la canzone originale si chiama Mbube e viene incisa da Solomon Linda e il suo gruppo (gli Evening Birds) nel 1939. Solomon Linda era un operaio di etnia zulu che durante il giorno faceva lavori di fatica all’Hotel Carlton di Johannesburg e che alla sera si dilettava col suo gruppo in gare canore all’interno del suo quartiere. Le sue indubbie capacità canore e la sua elevata autostima gli procurarono una sessione presso gli studi della Gallo, sempre a Johannesburg. Quel giorno vennero registrate tre versioni di Mbube e verso la fine della seconda take Solomon Linda si lancia in una improvvisazione decisiva: tredici note che costituiranno la strofa della canzone arrivata poi ai giorni nostri. Le trovate al seguente >>> linka partire dal minuto 2:22 della
registrazione originale di Mbube. 

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Solomon Linda and the Evening Birds

All’inizio degli anni Cinquanta Hugh Tracey, uno dei più importanti musicologi sudafricani spedisce un pacco di dischi (tra cui anche quello di Mbube) da Johannesburg a New York per capire se avessero qualche potenzialità commerciale. L’interesse per il materiale è nullo tanto che vengono messi nella pila della roba da buttare.

wls013.jpgPer pura coincidenza in studio passa Alan Lomax, forse il più grande studioso di musica tradizionale americana, che vede i dischi e ha l’intuizione i portarli a Pete Seeger, l’unico che potrebbe davvero capire se all’interno c’è qualcosa degno di nota. Tra Seeger e Mbube è amore a prima vista tanto che ne ricava immediatamente le note, gli dà il titolo di Wimoweh mal trascrivendo la frase che sente ripetere nel brano (uyimbube, tu sei leone) e nel 1952 ne ricava un singolo che coi suoi Weavers porta al successo e che per lungo tempo verrà considerato come la canzone originale da cui deriveranno The Lion Sleeps Tonight dei Tokens e le migliaia di cover in tutto il mondo. >>>> link per accedere al video.

Se il percorso artistico era stato ricostruito, rimaneva da tracciare quello dei soldi. Grazie alle conoscenze che ancora aveva nella nazione che gli ha dato i natali, Rian Malan riesce a contattare e incontrare le quattro figlie di Solomon Linda: Delphi, Elizabeth, Fildah e Adelaide vivono a Zola, un sobborgo di Soweto, nella più completa miseria.Sorelle%20Linda.jpgScopre che Solomon Linda è morto nel 1962 con 151 rand sul conto corrente, l’equivalente degli odierni 10 dollari. Alla domanda di Rian se ricevessero dei soldi per i diritti della canzone, rispondono in maniera distratta che ogni tanto c’è un avvocato bianco che invia loro qualche spicciolo. Rian sente puzza di bruciato, con qualche insistenza convince le sorelle a farsi affidare le gestione dei diritti e coinvolge Hanro Friedrich, un avvocato di sua fiducia per la gestione della parte legale. Nel passaggio di consegne tra i due avvocati, il faldone che si scambiano è incredibilmente carente con Hanro Friedrich che conta la miseria di cinque fogli al suo interno.

Uno dei primi luoghi che Rian Malan e Hanro Friedrich visitano è la Gallo, l’etichetta presso i cui studi Solomon Linda aveva registrato la versione originale nel 1939. Il colloquio con Geoff Paynter (ex Managing Director della Gallo Music Publishers) fa emergere un atto di assegnazione (o sessione del copyright, come si chiamava allora) con cui Solomon Linda cedeva i diritti di copyright alla Gallo African Limited. L’atto riporta la data dell’Aprile 1952, che coincide con l’esplosione in America della diffusione della canzone grazie alla versione dei Weavers: una coincidenza per lo meno sospetta, tanto più che quando Rian fa vedere una copia dell’atto alle figlie di Solomon Linda, queste ultime lo informano che il padre era completamente analfabeta e che quindi la firma in calce all’atto non poteva essere la sua. A quell’epoca inoltre Solomon Linda lavorava alla Gallo come impacchettatore di 33 giri e quindi con un potere contrattuale ulteriormente ridotto. In forza dell’atto di assegnazione di cui sopra, i rappresentanti della Gallo si recarono in America per rivendicare la loro fetta di torta ma commisero una ingenuità da principianti: riferirono che il brano è una canzone popolare. Gli americani non aspettavano altro: dichiararono il brano un traditional e lasciarono alla Gallo le briciole, ossia gli incassi sui diritti negli insignificanti mercati di Sudafrica, Rhodesia e Africa Orientale e si tennero la fetta più grossa, ossia i diritti nel resto del mondo. Come se non bastasse inserirono come arrangiatore Paul Campbell, un personaggio fittizio, che non esiste, ma utilizzato unicamente per incassare i diritti anche dei traditional. In sostanza la stragrande maggioranza dell’enorme flusso di dollari che la canzone incassava veniva drenato per metà ai Weavers e per metà all’etichetta che lo pubblicava. Da segnalare tuttavia che Pete Seeger rinunciò ad incassare i diritti di quella che sapeva non essere una sua canzone e chiese all’etichetta di mandare la sua parte di soldi in Africa, richiesta in larghissima parte disattesa.

TOKENS.jpgDobbiamo adesso fare un salto in avanti nel tempo di poco meno di 10 anni. Jay Siegel cresce a Brighton Beach, nel quartiere newyorkese di Brooklyn ed è il cantante solista di uno sconosciuto ma ambizioso gruppo vocale chiamato The Tokens. Tra le tante canzoni che passano alla radio e che cerca di riprodurre armonizzando con i suoi soci di band in spiaggia soprattutto per attirare le ragazze, Wimoweh dei Weavers lo colpisce particolarmente. Si reca perciò all’ambasciata sudafricana di New York e scopre quello che avrebbe scoperto Rian Malan anni dopo, ossia che il vero titolo della canzone è Mbube. Decide di inciderne una versione in lingua inglese e per farlo si rivolge a Hugo Peretti e Luigi Creatore, storici produttori della RCA. Questi ultimi chiamano in causa George Weiss, uno dei compositori pop più in voga dell’epoca, già al lavoro con Elvis, Frank Sinatra e Louis Armstrong tra gli altri. Il risultato è The Lion Sleeps Tonight,  la versione che avrà in assoluto più successo e che potete ascoltare qui >>>> link per accedere al video.

Il botto è clamoroso con la canzone che balza immediatamente al primo posto in classifica in America e in mezzo mondo e soprattutto una popolarità che arriva fino ai giorni nostri. ROLLING%20STONE%20MAGGIO%202000.jpgCome accennato in precedenza, a gettare benzina sul fuoco ci pensa poi nel 1994 la Disney che inserisce il brano all’interno del film The Lion King, da cui verrà tratto nel 1997 un musical anch’esso di enorme successo.

Sempre degli anni Novanta (vedi a volte le coincidenze) è la paradossale causa legale per l’incasso dei diritti che vede contrapposti la Folkways, la casa discografica che fece uscire il singolo da una parte, e George Weiss dall’altra, nessuno dei quali però poteva dire di essere il vero autore del brano. Per la cronaca la causa venne vinta da George Weiss.

Lo sfruttamento della canzone da parte della Disney che si dice abbia fruttato 15 milioni di dollari solo dal film senza che sia stato riconosciuto praticamente nulla alla famiglia dell’autore del brano è più di quanto Rian Malan può sopportare. Decide di muoversi su due fronti: quello dell’opinione pubblica e quello legale. Riguardo al primo aspetto, chiede ed ottiene la possibilità di scrivere un lungo articolo su Rolling Stone che viene pubblicato nel Maggio del 2000 all’interno del quale cerca di portare alla portata del grande pubblico l’ingiustizia.


Dal punto di vista legale, forte anche del supporto finanziario assicuratogli dalla Gallo, si mette nelle mani di Owen Dean, un avvocato considerato la massima autorità sudafricana in termini di diritto d’autore, colui che ha scritto il testo considerato il principale punto di riferimento della materia. Le speranze però sono poche, ad essere ottimisti: quell’atto di assegnazione del copyright del 1952 sembra eliminare ogni possibilità di tardivo risarcimento per le eredi di Solomon Linda. A peggiorare la situazione, l’AIDS si porta via Adelaide, una delle quattro sorelle. È il punto più basso della vicenda con Rian Malan che pensa seriamente di gettare la spugna.

Il colpo di genio, e non poteva essere altrimenti, è di Owen Dean: ripesca una oscura disposizione mutuata dalla Legge Britannica sul Copyright del 1911, istituita ai tempi per la famiglia di Charles Dickens che versava in condizioni di estrema povertà. La disposizione prevede che i diritti di autore durino per altri 25 anni dopo la morte dell’autore e ovviamente i 25 anni si intendono a favore degli eredi: ci sono tutte le condizioni per intentare una causa. La remora più grande è che la causa è da perorare contro la Disney, ovvero uno dei colossi industriale più grandi e più potenti d’America. La Gallo, che inizialmente aveva garantito il proprio appoggio anche finanziario, si tira indietro pensando soprattutto alle probabili rappresaglie che sarebbero andate a minare i futuri rapporti con la Disney. Di nuovo, l’etica e la giustizia sembrano incagliate nelle secche del denaro.

Il colpo di fortuna è stavolta completamente casuale: Hanro Friedrich (il primo avvocato a cui si era rivolto Rian Malan) incontra per caso in aeroporto Pallo Jordan, l’allora Ministro della Cultura sudafricano, a cui racconta brevemente la storia. Jordan decide di fare la sua parte e di sostituirsi alla Gallo nel finanziare la causa.

Non appena la causa viene ammessa a giudizio la Disney avanza immediatamente una proposta di patteggiamento: il colosso si dichiara disposto a riconoscere definitivamente la paternità della canzone a Solomon Linda e a corrispondere alle tre figlie superstiti dell’autore una cifra che dovrà rimanere assolutamente e categoricamente segreta.

Dal punto di vista della storia del diritto è una vittoria epocale, uno dei più eclatanti casi in cui Davide batte Golia. Le tribolazioni delle figlie di Solomon Linda però non sono terminate. I soldi non vengono consegnati direttamente a loro ma conferiti in un fondo, un trust in termine legale, col fine di evitare il loro sperperamento. Da lì sugli importi a disposizione delle tre sorelle superstiti cala una nebbia difficilissima da diradare: arrivano conti esorbitanti da parte degli studi legali coinvolti; gli amministratori del trust (di pelle bianca) hanno grandi difficoltà di comunicazione con le sorelle, difficoltà acuite dal problema della lingua; alle rimostranze delle eredi, gli amministratori sostengono che spesso i soldi a loro trasferiti vengono spesi in pochi giorni in alcool; la frattura tra le parti diventa di difficile soluzione anche perché sotto la cenere cova un fuoco di reciproca diffidenza, figlio anche degli eterni conflitti che hanno incendiato bianchi e neri in  Sudafrica. Il tutto dura fino a quando, anche su sollecitazione di Rian Malan, le sorelle pretendono un rendiconto dettagliato del trust dalla sua nascita. Gli amministratori, sostenendo di non avere più tempo a sufficienza da dedicare alla questione, si dimettono.

L’impressione di chi scrive è che legalmente ognuno ha avuto delle ragioni validissime da portare a proprio supporto ma che il flusso dei soldi sia stato destinato quasi esclusivamente verso le stesse tasche.

Il 31/12/2017 è scaduto l’accordo di patteggiamento e sono quindi stati resi noti i termini dell’intesa con la Disney: le eredi di Solomon Linda hanno ricevuto circa 250.000,00 dollari a testa; non detengono più alcun diritto sulla canzone.

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Autore : Federico Piva, 23/05/2022