Le poche
date inizialmente previste in Vietnam diventano tre mesi, in giro tra locali e
basi americane, con il pubblico composto esclusivamente da militari. Non
vedranno nessun’altra nazione. I ricordi delle protagoniste, e non potrebbe
essere altrimenti, hanno un sapore agrodolce: il rispetto e la gentilezza nei
loro confronti dei soldati americani, il razzismo tra soldati bianchi e soldati
neri, la morte di ragazzi con cui avevano parlato la mattina, lo scherno
insopportabile verso i Vietcong catturati, la sera in cui interpretando male un
ordine urlato in americano si ritrovano da sole sul tetto di una base con
davanti lo spettacolo spaventoso delle bombe che illuminano la notte, i
successi ottenuti cantando canzoni americane davanti a ragazzi appena più
grandi a cui regalano qualche ora di svago dall’orrore, la puzza di carogna che
rimane addosso per giorni, gli alloggi di fortuna in condizioni igieniche difficilmente
tollerabili, gli spostamenti col caldo afoso o sotto la pioggia battente tra i
missili nordvietnamiti in basi militari al confine con la Cambogia; tutto
contribuisce ad ingentilire i ricordi più dolorosi e ad avvelenare i ricordi
più piacevoli.
La situazione precipita a Gennaio del 1969
quando Franca lamenta una tosse sempre più insistente e viene ricoverata in un
ospedale da campo insieme ai soldati più orrendamente feriti per quella che poi
si scoprirà essere una polmonite. Il gruppo, trascorsi ormai tre mesi dal loro
arrivo e quindi ben oltre il limite contrattuale che lo teneva legato al
Vietnam se si volevano evitare costose penali, decide di impuntarsi e il 27
Gennaio 1969 parte l’aereo che le riporterà finalmente a casa.
Il rientro non è come ce lo si aspetterebbe,
non a Livorno e a Piombino nel 1969. Le sezioni locali del PCI sottopongono Daniela,
la cui famiglia era fieramente comunista, a una serie di domande al limite
dell’interrogatorio: come mai avevano suonato per gli americani? Come mai non
avevano invece suonato nel Nord della Corea?
Franca non si riprenderà più completamente a
livello emotivo da quella esperienza e dovrà essere a lungo seguita da
specialisti.
Manuela non ha mai più voluto rilasciare
interviste a nessuno sull’argomento.
Rossella è stata l’unica a proseguire la
carriera artistica, messa sotto contratto dalla RCA fino ad arrivare a Sanremo
nel 1974. Il fatto di non essere un’autrice però fece sì che il repertorio che
le veniva proposto fosse ben lontano dai suoi gusti musicali.
L’impatto tutt’altro che incoraggiante del loro
rientro in Patria ha fatto sì che l’incredibile vicenda rimanesse sconosciuta
per quasi cinquant’anni. È stata la documentarista Wilma Labate a ricostruire
quei giorni insieme alle protagoniste (tranne come detto Manuela che tutt’ora
non vuole più sentire riparlare di quei giorni) in un godibilissimo
film-documentario uscito nel 2018 che si intitola Arrivederci, Saigon e che potete trovare su RaiPlay. Ve lo dico
solo nel caso in cui vi interessasse una storia improbabile che però non siano
gli Avengers.
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