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NICK DRAKE |
Fragile eroe in una corazza di vetro |
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Nick Drake era
un ragazzo di buona famiglia, che viveva in una elegante casa nella tipica
campagna inglese. Era bello, fisicamente prestante, simpatico, ma taciturno,
sempre più chiuso in sé stesso, divorato da una malattia interiore, una
depressione che sarebbe peggiorata sempre più fino a portarlo, appena
ventiseienne, ad ingerire una dose mortale degli antidepressivi prescrittigli
dal medico. Intelligente e
dotato, Nicholas Rodney “Nick” Drake, nato a Rangoon (Birmania) nel 1948 e
morto suicida nel 1974, nella casa di famiglia a Tanworth-in-Arden (nello
Staffordshire, in Inghilterra), iniziò a suonare da giovanissimo, dapprima, in
ambito scolastico, con clarinetto e sassofono, poi prendendo lezioni private di
pianoforte. A 16 anni, fu attratto dalla chitarra acustica, per la quale
dimostrò da subito un incredibile talento, e che divenne il suo strumento
privilegiato, a cui dedicava ore e ore, suonandola di continuo in modo
ossessivo, fino a diventarne un virtuoso: inventava nuove accordature per poter
ottenere accordi particolari che impressero alla sua musica quel senso di
apertura e di leggera dissonanza che la caratterizza. Le sue fonti di
ispirazione erano soprattutto Beatles, Bob Dylan, Donovan. Ma anche Debussy e
alcuni cantautori e chitarristi della scena folk inglese come Davy Graham, uno
dei primi rappresentanti del genere, Bert Jansch e John Renbourn, entrambi
membri fondatori dei Pentangle. Grazie a loro, Nick sviluppò la tecnica del
“fingerpicking”, con cui creava complesse tessiture armoniche con la sua
chitarra acustica. |
Nick Drake non
ebbe successo come cantautore nel corso della sua breve vita, durante la quale
produsse solo tre album, vendendone poche migliaia di copie, anche a causa
della sua ritrosia a fare interviste e concerti per promuovere i dischi. Ma
ebbe una grande fama postuma, diventando un cantautore di culto, fra i più
amati da diverse generazioni di musicisti, fino ai giorni nostri: a partire dai
primi anni 80 la sua opera fu completamente rivalutata, grazie al rinnovato
interesse da parte dell'industria discografica e anche di molti artisti che lo
considerarono uno dei grandi ispiratori della loro opera (come ad esempio, i
Cure e i REM). E grazie anche al fondamentale contributo della sorella
Gabrielle, la principale custode dell'eredità artistica e spirituale del
fratello Nick e titolare di varie iniziative in sua memoria, fra cui
documentari e biografie. Le 35 canzoni
contenute nei tre album, 'Five Leaves Left', 'Bryter Layter' e 'Pink Moon',
pubblicati rispettivamente nel 1969, nel 1970 e nel 1972, costituiscono l'unica
eredità ufficiale di Nick Drake. Tutte integralmente composte da lui, non sono
mai canzoni banali: complesse e articolate dal punto di vista armonico, senza
mai perdere mai di vista l'elemento melodico che le rende sempre fruibili,
anche per un pubblico meno attento. I testi sono poesie intimistiche, spesso
oscuri, densi di riferimenti personali e di doppi sensi, e contengono frequenti
richiami al mondo della natura: sole, luna, alberi, stagioni, ispirati dai
poeti romantici inglesi che Nick adorava, Wordsworth in particolare. Questa
tendenza “bucolica” era già stata sviluppata, negli anni precedenti, da altri
cantautori folk inglesi, primo fra tutti Donovan di cui egli era fan da sempre. Le sue canzoni
hanno come linea comune la sua voce particolare che le rende sempre
riconoscibili: una voce, non molto estesa né potente, caratterizzata da calde
frequenze basse e da frequenze più acute, eseguite in una specie di falsetto,
delicato ma graffiante allo stesso tempo, una voce rarefatta ed essenziale,
priva di inutili fronzoli. |
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Anche lo stile
compositivo è omogeneo e fornisce una certa continuità ai tre album, e
soprattutto dimostra una maturità già conseguita da tempo. D'altra parte, Nick
era pronto fin da giovanissimo a rendere pubblica la sua produzione. Nel
cofanetto 'Tuck Box' del 2013 vengono proposte su CD le sue prime canzoni,
incise a livello casalingo nei primi anni 60, su un registratore a bobine che
il padre, interessato alle nuove tecnologie, aveva acquistato e installato nel
salotto di casa, a disposizione di tutta la famiglia. Fra queste tracce ci sono
anche brani suonati e cantati dalla madre, musicista e poetessa, e dalla
sorella, appassionata di musica e di teatro, che diventerà una affermata
attrice di cinema e TV.
E'
impressionante constatare quanto queste prime canzoni fossero ben costruite e
soprattutto ben interpretate da Nick Drake, nei limiti a cui il mezzo tecnico
costringeva, ed è altrettanto impressionante constatare una certa vicinanza
allo stile delle canzoni della madre, che oltre a trasmettergli il talento
musicale, gli aveva anche trasmesso, purtroppo, una certa fragilità a livello
nervoso, in quanto lei stessa era stata vittima di depressione in gioventù. Dopo la
pubblicazione dell'ultimo album, 'Pink Moon' del 1972, Nick Drake non compose e
non canto più nulla, divorato, negli ultimi due anni di vita, dalla sua
malattia. Dato il profondo livello di pessimismo che caratterizza questo disco,
il suo suicidio, nel 1974, non sorprese nessuno nell'ambiente. In realtà, non è
stato mai accertato che si sia trattato realmente di suicidio. Si pensa anche
alla possibilità che abbia ingerito, involontariamente, una dose eccessiva di
antidepressivi dei quali faceva largo uso. Inoltre, a rafforzare questa ipotesi
alternativa, non risulta che abbia lasciato alcun biglietto d'addio per la
famiglia, a cui era molto legato. Ma di sicuro, indipendentemente dalle
circostanze della morte, il suo
atteggiamento di totale disinteresse verso la vita e verso il futuro ebbero
tragicamente la meglio, la corazza che aveva indossato per difendersi dal mondo
non gli è servita poiché si è rivelata essere di fragile vetro. |
GLI ALBUM |
'Five Leaves
Left' (1969) |
Il titolo di
questo primo primo disco si riferisce al cartoncino, presente all'interno delle
confezioni di cartine per sigarette Rizla, che indica che il pacchetto sta per
finire ('Cinque cartine rimanenti'). Situazione usuale per Nick Drake che era
un accanito fumatore di marijuana e hashish. Ma è comunque un titolo
enigmatico, che proprio per questo piacque al suo produttore Joe Boyd, un
metaforico doppio senso dove 'leaves' può significare anche 'foglie di albero',
quindi 'Cinque foglie rimanenti'. Il fatto che fossero proprio cinque gli anni
di vita che gli restavano da vivere è probabilmente del tutto casuale. E' un album già
maturo dal punto di vista compositivo, dove Nick usa le nuove accordature che
aveva tanto sperimentato in quegli anni. Nel corso della registrazione, che si
prolungò per parecchie settimane, Nick Drake non riusciva ad essere soddisfatto
degli arrangiamenti che la casa di produzione gli proponeva e alla fine chiamò
il suo amico di college e musicista dilettante Robert Kirby, che scrisse le
parti per orchestra che caratterizzano alcune delle canzoni, avendo sicuramente
in mente quanto George Martin aveva realizzato per i Beatles, ma con un esito
talvolta acerbo, grossolano ed eccessivamente barocco. La canzone più riuscita dal punto di
vista dell'arrangiamento è 'River Man', che secondo Nick Drake doveva essere il
titolo di punta dell'album: è la canzone più bella,
con la sua intricata trama di chitarra in tempo dispari (5/4), la suggestiva
progressione di accordi e la sottile e raffinata linea di archi, composta dal
famoso direttore d'orchestra Harry Robertson,
poiché, in questo caso, l'amico Robert Kirby non si sentiva all'altezza del
compito. Questa canzone ebbe, nel corso degli anni, numerosissime cover, sia in
ambito pop che in ambito jazz. |
'Bryter
Layter' (1970) |
Nonostante lo
scarso successo del primo album, la casa di produzione sapeva di avere in casa
un artista di grande talento e diede quindi a Nick Drake la possibilità di
incidere un secondo album. Nelle intenzioni del produttore, 'Bryter Layter'
(dizione storpiata di “brighter later”, “più luminoso più tardi”, forse una
speranza di miglioramento del tempo) doveva essere un album più pop e
accattivante del precedente, e fu pertanto dedicata maggiore cura agli
arrangiamenti. Vennero ingaggiati per l'occasione vari musicisti di spessore,
fra i quali Dave Pegg al basso, Dave Mattacks alla batteria e Richard Thompson
alla chitarra elettrica, che militavano tutti nei Fairport Convention. Anche
John Cale, iconico membro fondatore dei Velvet Underground, ebbe una parte
rilevante suonando la viola e le tastiere in due canzoni. All'amico Robert
Kirby venne assegnata ancora l'orchestrazione, ma il suo contributo fu questa
volta molto più misurato che nel disco precedente. Nick Drake era
ben conscio della necessità di un cambiamento e, mentre scriveva le nuove
canzoni, aveva già in mente gli arrangiamenti per ciascuna di esse. Il risultato
finale è decisamente più “leggero” ma ancora una volta affascinante. Le canzoni
hanno un ritmo più coinvolgente. I testi sono sempre intimistici, ma meno cupi,
più aperti al mondo esterno, anche ironici e auto-ironici. Particolarità di
questo disco, che nelle prime fasi di ideazione Nick Drake aveva pensato come
un concept-album, di gran moda in quegli anni, è la presenza di tre brani
strumentali. Volendo fare
una mia classifica personale, anche se ardua, visto il livello meraviglioso del
disco, le canzoni più belle e più emozionanti sono 'Hazey Jane I', dove Nick
interloquisce con una certa Jane, confusa, come l'autore, dal mondo circostante
e 'At the Chime of a City Clock', per la sua capacità evocativa all'interno di
uno spazio urbano, ambiente di solito assente nelle sue canzoni. |
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'Pink Moon'
(1972) |
Neppure il
secondo album 'Bryter Layter' ebbe successo. La casa discografica 'Island
Records' era in quel periodo impegnata con produzioni molto più remunerative
(Jethro Tull, Emerson, Lake &
Palmer, Cat Stevens, per citarne solo alcuni) per cui aveva lasciato Nick Drake
in stand-by, anche se era ancora sotto contratto. Nick, il cui
stato di salute era sempre più segnato da depressione e apatia, aveva pronte
altre nuove canzoni e decise autonomamente di organizzare le sessioni di
registrazione presso gli studi Sound Techniques di Londra. In due notti
consecutive, nell'ottobre del 1971, Nick registrò tutte le canzoni in completa
solitudine nella sala d'incisione, usando solo la chitarra e la sua voce, a
parte una sovraincisione di pianoforte nella canzone che dà il titolo
all'album, 'Pink Moon'. Dall'altra parte del vetro c'era il tecnico del suono
per sovraintendere alla registrazione, che ebbe pochissime interazioni con il
cantautore. Una volta
terminate le incisioni e dopo un veloce missaggio, Nick Drake raccolse il
nastro, si presentò alla Island, lo consegnò alla reception e se ne andò senza
dire nulla. Quando il produttore lo contattò successivamente per chiedergli
cosa doveva fare di quel nastro (che addirittura si pensava fosse una semplice
demo), Nick gli disse che andava pubblicato così com'era, perché rispecchiava
esattamente quello che voleva. Dopo averlo ascoltato, la casa discografica si
accorse di avere fra le mani un gioiello assoluto e decise di pubblicarlo in
quella forma, senza ulteriori interventi, nonostante la breve durata di circa
28 minuti in totale. E' difficile
definire quale sia la canzone più bella dell'album, di sicuro 'Pink Moon' è fra
le più emozionanti, ma sono tutte incredibilmente perfette e a fuoco: le parti
di chitarra sono complesse e precise, sembra impossibile siano state realizzate
in sole due sessioni di poche ore. La voce, ancora più scarna del solito, canta
testi di una straordinaria potenza espressiva. In breve, è un capolavoro, uno
dei più bei dischi della storia del rock. Per dare una
scossa al prodotto realizzato, ritenuto molto valido, considerando che il nome
di Nick Drake era ancora piuttosto oscuro ai più, la casa discografica decise
per una campagna pubblicitaria aggressiva e fu approntato un comunicato stampa
poco convenzionale: Nessuno
alla Island è veramente sicuro di dove viva Nick in questi giorni. Siamo
abbastanza sicuri che abbia lasciato il suo appartamento a Hampstead parecchio
tempo fa. Abbiamo un accordo contrattuale con lui che garantisce che abbia
sempre i soldi per l’affitto e i mezzi di sostentamento… Le possibilità che
Nick suoni in pubblico sono effettivamente più che remote. Allora
perché, quando ci sono persone disposte a fare qualsiasi cosa per un contratto
discografico o per una data alla Queen Elizabeth Hall, pubblichiamo questo
nuovo album di Nick Drake e il prossimo (se vorrà farne uno)? Perché crediamo
che Nick Drake sia un grande talento. I suoi primi due album non hanno venduto
un cazzo, ma se continuiamo a pubblicarli forse un giorno qualcuno di quelli
che contano smetterà di criticarli e sarà d'accordo con noi, e forse molte più
persone potranno ascoltare le incredibili canzoni di Nick Drake e potranno
sentirlo suonare la chitarra. E forse compreranno un sacco di dischi e
manterranno la nostra fiducia nel potenziale di Nick. Allora. Allora avremo
fatto il nostro lavoro. Era il novembre del 1971. Non vi fu alcun tipo di reazione da
parte dei media che ignorarono il comunicato stampa. Pink Moon non ebbe il
successo desiderato. Questo fu forse per Nick il colpo definitivo da cui non si
riprese più, entrando nella spirale senza ritorno della sua depressione. Esattamente tre anni dopo, il 25 novembre del 1974, Nick Drake
pose fine ai suoi giorni, togliendosi la vita e consegnandosi alla storia come
uno dei più geniali cantautori di tutti i tempi. |
Proposte di Ascolto (clic the pic) |
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River Man |
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Hazey Jane I |
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Pink Moon |
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Autore : Stefano Sorrentino, Febbraio 2024 |