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CENTIPEDE
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Un esperimento di musica totale | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Keith
Tippett, all’anagrafe Keith Graham Tippetts (25 August 1947 – 14
June 2020), è
stato un pianista e compositore jazz inglese di Bristol, che gli amanti del
progressive rock anni 70 ricordano per essere stato un fondamentale ospite dei
King Crimson negli album ‘In the wake of Poseidon’, ‘Lizard’ e ‘Islands’, dove
ha lasciato una traccia indelebile con il suo pianismo “liquido”, insieme ad altri
musicisti della scena jazz-rock inglese. L’orchestra era composta in realtà da ben 55 elementi: 13 violini, 6 violoncelli, 5 trombe, 4 sax alto, 4 sax tenore, 2 sax baritono, 1 sax basso, 4 tromboni, 3 batteristi/percussionisti, 1 chitarrista, 1 bassista, 5 vocalisti, 5 contrabbassi e 1 pianista (lo stesso Tippett, che copriva anche il ruolo di direttore d’orchestra). All’elenco va aggiunto Bob Fripp nella veste di produttore. Alcuni di questi musicisti suonavano un doppio strumento, per cui nelle performance sono presenti anche cornetta, saxcello (o saxello, una variante semicurva del sax soprano), oboe, clarinetto, flauto, flugel horn (o flicorno), pocket cornet (una variante più piccola della tromba) e sax soprano. I musicisti appartenevano prevalentemente alla cerchia di King Crimson, Soft Machine, Nucleus, Keith Tippett Group e Brotherhood of Breath: quest’ultima era una big band jazzistica fondata dal pianista e compositore sudafricano Chris McGregor, che tentò di coniugare le sonorità africane con il free jazz americano ed il jazz britannico dando una svolta decisiva alla musica d'oltremanica. |
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La
band, o almeno una parte di essa, mosse i primi passi con alcune esibizioni in
giro per Inghilterra ed Europa (Francia e Olanda), prevalentemente in club e
locali dove si suonava il jazz, presentando alcuni estratti della suite di 2
ore ‘Septober Energy: Music for 50 People and 100 Feet’, composta nell’arco di
parecchi mesi da Keith Tippett, con la collaborazione della moglie Julie
Driscoll per le liriche. Ma, a parte l’entusiastica accoglienza del pubblico
presente e lo spirito cameratesco che animava il gruppo, gli organizzatori si scontrarono
con enormi problemi logistici nello spostare e gestire una band di tali
proporzioni. Successivamente, nel giugno del 1971, ai Wessex Studios di Londra, iniziarono le sessioni di registrazione del disco, per l’etichetta ‘Neon’, sussidiaria della RCA. Fripp, che ne era il produttore, non ebbe alcun ruolo nelle performance ma il suo contributo si concretizzò solo dietro le quinte. L’aspetto logistico fu decisivo per organizzare la presenza di tante persone contemporaneamente negli studi: rispettando la scaletta delle incisioni, ogni musicista veniva fatto entrare nella sala di registrazione per il tempo strettamente necessario all’esecuzione della propria parte e poi doveva uscire. Sembra che nessuno dei musicisti abbia ascoltato nulla di quanto registrato prima del mix finale. Il risultato di questo impegno abnorme fu un doppio album, composto da 4 movimenti da 20 minuti circa ciascuno, uno per facciata, per un totale di più di 80 minuti di musica. Non vi sono molte recensioni, in giro per il web di questo album, che non ebbe successo commerciale, decretando la fine immediata dell’esperienza Centipede. È indubbiamente un album ostico: si passa dal free jazz più estremo al jazz-rock e al rock, fino ad alcuni passaggi vocali e orchestrali che si avvicinano alla musica atonale contemporanea. I testi di Julie Driscoll contribuiscono a creare un filo logico che fornisce coerenza alla suite. |
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All’epoca
dell’uscita, l’album dei Centipede era considerato una emanazione di Bob Fripp
e quindi ogni vero appassionato dei King Crimson doveva possederlo. Ed eravamo
noi crimsoniani, forse, il target a cui i discografici puntavano. Lo acquistai, ovviamente, e ne fui talmente entusiasta che lo ascoltai fino a consumarlo, in particolare la seconda e la quarta facciata, più strutturate e più vicine alla musica che amavo, soprattutto alle atmosfere di ‘Lizard’ e ‘Islands’ Per citare il libro “Elastic Jazz” (di C. Bonomi e G. Fucile), l’opera “… alterna passaggi di profondo lirismo e momenti energici, con affondi nel parossismo affidati alla sezione d’archi. Il maestoso procedere della quarta parte, guidato da un lungo assolo di Elton Dean, fa perdonare tutte le incertezze disseminate nei tre movimenti precedenti”. E ancora: “Oltre i confini della musica, ‘Septober Energy’ è una fotografia culturale dell’epoca, proiettata alla ricerca di ogni possibile forma di libertà, ossessionata dall’oltrepassamento dei confini e tesa a progettare utopie.” |
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I
musicisti che presero parte al progetto sono elencati in dettaglio nel retro
della copertina e sono raffigurati all’interno (tutti ‘Minus a few’, ovvero
quasi tutti), in un collage abbastanza raffazzonato, anche per gli standard dell’epoca.
Ma a quei tempi non ci si faceva caso, l’aspetto estetico non era un problema,
e quell’accozzaglia di fotografie mal ritagliate era comunque il punto di
riferimento per l’attento ascoltatore. I solisti vengono elencati, in ordine di apparizione, come nella migliore tradizione jazzistica; queste note di copertina si sono rivelate davvero molto utili per seguire le performance e per individuarne i protagonisti, a volte in assolo, altre volte in gruppo. Di seguito trovate l’elenco delle performance, così come sono indicate sulla copertina: a ciascun intervento abbiamo associato il ‘time’ di inizio dell’esecuzione (relativamente al singolo CD) in modo da agevolare l’ascolto, che consigliamo, di questo straordinario esperimento di musica totale. |
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PART
1
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Autore : Stefano Sorrentino, 22/08/2021 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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