Mistico. Irrazionale. Surreale. Surrealista. Simbolico.
Metaforico. Eretico. Ermetico. Rivelatore. Illuminante. Alchemico. Allucinante.
Allucinogeno. Visionario. Eccessivo. Sfarzoso. Esoterico. Grottesco. Satirico.
Spettacolare. Lussureggiante. Poetico.
E' tutte queste cose (...e tanto altro ancora) “La
Montagna Sacra”, film del 1973 di Alejandro Jodorowsky, iconico regista,
attore, scenografo e scrittore cileno naturalizzato francese (v.scheda biografica seguente).
Per chi in quegli anni aveva intorno ai 18-20 anni questo
era un film da cui non si poteva prescindere; gli amici ne parlavano, era già
considerato un film di culto, un film che, dopo averlo visto, mi era rimasto
appiccicato addosso per giorni e giorni. Rivederlo dopo cinquant'anni, in una
versione restaurata con tecnologia digitale, che restituisce la forza originale
ai colori, al contrasto e ai dettagli delle scene, conferma la sua reputazione
di capolavoro del cinema degli anni 70.
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Mentre scorrono i titoli di testa, viene introdotta la
figura dell'Alchimista, interpretato dallo stesso regista Jodorowsky, che
celebra un rito che ricorda la cerimonia del tè cinese e durante il quale si
assiste alla metamorfosi di due giovani donne che si trasformano in adepte del
mago.
Nella fase successiva, ambientata in una distopica Città
del Messico, si vede il protagonista, un ladro male in arnese, molto
somigliante alla figura di Gesù Cristo, vagare
senza meta per le strade della città, grottesca, caotica e militarizzata,
trovandosi coinvolto in svariate e confuse situazioni: viene crocifisso da
un’orda di bambini, si ritrova a fumare marijuana con un nano mutilato e passa
in mezzo a fucilazioni di massa riprese con la videocamera da ricchi turisti nordamericani;
viene coinvolto in una raffigurazione grottesca della conquista del Messico,
interpretato da camaleonti e rane, rispettivamente nella parte dei nativi
aztechi e degli invasori spagnoli, e del genocidio che ne segue; c'è poi una
pseudo-sacra raffigurazione della passione e del calvario (con una grottesca
immagine che ricorda la Pietà di Michelangelo) e la metafora della
mercificazione della figura di Cristo; dopo l'incontro con le prostitute, il
viaggio del mendicante prosegue con la scalata di un’altissima torre proibita:
al suo interno incontra l’Alchimista, il quale avvia il processo di iniziazione
del suo nuovo discepolo, tentando di liberare la sua anima dal materialismo, in
una scena esoterica fatta di colori caleidoscopici, in cui l’Alchimista
trasforma le feci in oro.
Il protagonista viene così condotto in una sala le cui
pareti rappresentano gli arcani maggiori delle carte dei Tarocchi e gli vengono
presentati coloro che gli saranno compagni nel lungo e faticoso viaggio
iniziatico alla ricerca dell'immortalità; si tratta di altri sette ladri, ma di alto livello, le sette persone più
potenti della Terra, che incarnano l'industria del benessere, quella bellica,
artistica, ludica, la polizia, l'imprenditoria edile e il potere economico-finanziario.
Ognuno di questi personaggi è identificato da uno dei sette pianeti del Sistema
Solare (Venere, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno, Plutone), che influenza
i tratti distintivi dei singoli personaggi. A questo punto, ha finalmente
inizio la Scalata, che ha come meta il raggiungimento della vetta della
montagna, per sostituirsi ai vecchi saggi lassù riuniti; ma alla fine del
viaggio, intervallato da esperienze individuali e collettive di vario tipo (fra
le altre, meditazione, amore, droga, sesso, violenza),
si palesa per il gruppo una sconcertante verità: i vecchi saggi riuniti intorno
ad un tavolo rotondo sulla cima della montagna si scoprono essere dei fantocci
e viene rivelato il senso profondo del viaggio:
“Vi promisi il grande
segreto e non vi deluderò”,
dice l'ironico e divertito Regista-Alchimista, rivolto ai suoi
spettatori-discepoli.
”Questa è la fine della
nostra avventura? No, niente ha fine. Venimmo alla ricerca del segreto
dell'immortalità per essere dei... ed eccoci qui, mortali, più umani che
mai! Se non trovammo l'immortalità almeno trovammo la realtà.
Incominciammo in una favola, abbiamo trovato la vita, ma... questa vita
è realtà? No, è un film. Zoom indietro. Non siamo che immagini, sogni,
fotografie. Non dobbiamo restare qui, prigionieri. Romperemo
l'illusione. Questa è magia! La vita ci attende.”
La cinepresa inquadra, allungando man mano il campo, tutto il set e le
persone della troupe, attori, tecnici, fotografi. I protagonisti
ribaltano il tavolo e lentamente si allontanano dal set per riimmergersi
nella vita reale.
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1)
'La Montagna Sacra' ha vari collegamenti con
i Beatles ed il loro entourage: il produttore fu Allen Klein, produttore anche
dei Fab Four; John Lennon e Yoko Ono si dimostrarono fin da subito interessati
e incoraggiarono il regista nel suo lavoro; George Harrison addirittura si era
candidato al ruolo principale (quello del ladro e discepolo), ma dovette
rinunciare a causa di alcune scene scabrose che non intendeva girare e a cui il
regista non seppe rinunciare.
2)
Jodorowsky aveva in mente un finale diverso
che però non fu girato: per testimoniare direttamente il passaggio dalla
finzione alla realtà, doveva essere filmato in diretta un parto reale con la
nascita del bambino, ma la madre-attrice alla fine rinunciò.
3)
In tutto il film sono presenti, in modo
diretto e indiretto, simboli legati ai tarocchi, disciplina della quale
Jodorowsky è uno dei massimi esperti a livello mondiale.
4)
Durante la lavorazione del film in Messico,
il regista e la troupe furono oggetto di minacce sia da parte di gente comune
che addirittura da parte del governo, per l'utilizzo ritenuto troppo disinvolto
e provocatorio di simboli religiosi e militari. Per evitare rischi, la
produzione decise di terminare le riprese negli Stati Uniti.
5)
La colonna sonora, in certi punti sublime, è
stata composta, oltre che dallo stesso Jodorowsky (che è anche compositore), da
Ron Frangipane, compositore, arrangiatore e produttore molto attivo negli anni
70, e da Don Cherry, famoso compositore e trombettista jazz, molto legato al
sassofonista Ornette Coleman.
6)
Il film ha subito innumerevoli censure nelle
varie versioni disponibili nei cinema negli anni 70; nella versione digitale
restaurata, si può vedere finalmente il film completo senza censure.
7)
A margine, vogliamo riportare anche questo
episodio che rivela lo spirito caustico del regista: come riportato nella scheda biografica,
Jodorowsky aveva ideato l'adattamento cinematografico di 'Dune', un progetto a
cui teneva moltissimo. Poi, come è noto, il film fu realizzato da David Lynch
nel 1984. In un'intervista del 1998, quando gli venne chiesto cosa avesse
provato a seguito di questo episodio, Jodoroswky rispose: “All'inizio ne ho
molto sofferto perché pensavo di essere io l'unico in grado di realizzarlo. Sono
andato a vedere 'Dune' con molta sofferenza, pensavo che sarei morto, ma quando
ho visto il film mi è tornata l'allegria, perché il film è una merda”.
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