Stanley
Kubric, uno dei geni del XX secolo. Non avevo ancora quattordici anni quando vidi “2001
Odissea nello spazio”- Posso dire che è stato uno degli avvenimenti che più hanno
influito sulla mia formazione culturale e sui miei futuri gusti. Viene
considerato il primo film di fantascienza ‘serio’, ma io non sono d’accordo
perché la fantascienza è solo lo sfondo scelto per raccontare una storia.
Quando ancora i cinema riproponevano le vecchie pellicole non perdevo
l’occasione di andarmelo a rivede. Era una dura lotta convincere la mia morosa,
perché non lo sopportava. Una volta addirittura si addormentò dalla noia. Adesso
che siamo sposati mi tiene nascosto se lo trasmettono in TV. E’ la solita
storia della differenza di gusti tra uomini e donne; loro con il blues e la
fantascienza non ci vanno d’accordo, ormai me ne sono fatto una ragione.
Quando lo vidi non
riuscii a capire l’esatto significato della storia che compresi solo molti anni
dopo quando lessi l’omonimo libro di Arthur C. Clarke. Allora
mi colpirono due cose. Una è l’incredibile colpo di genio con cui Kubrick
descrive il processo evolutivo. Lo scimmione preistorico colpisce con una specie
di clava delle ossa, una di queste vola per aria per venire sostituita dall’astronave
che vola nello spazio.
Ma la sequenza che fu per me un’esperienza stupefacente
lasciandomi letteralmente senza fiato furono i 10 minuti in cui il film simula
la discesa sul pianeta. Un susseguirsi di coloratissime e astratte immagini che
solo un potente stupefacente (mai da me provato né prima né dopo) penso possa
far scaturire da mente umana.
Tra le mie tante passioni c’è la pittura. E ad un
certo punto mi sono reso conto che cercavo di riprodurre le emozioni provate
durante quella visione.
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