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LE MUSICASSETTE

Rod Stewart / Emerson Lake & Palmer


Il primo ascolto non si scorda mai - 3.a puntata

Proseguendo la saga del Primo Ascolto (leggi le prime due puntate sul nostro sito), sono arrivato ad un tema che ognuno di noi appassionati musicofili della prima ora vorrebbe non dover affrontare mai: quello delle musicassette. Sto forse drammatizzando un po' troppo, ma l'argomento è molto delicato.
Stiamo parlando del peggior supporto musicale che la tecnologia musicale abbia mai prodotto, almeno nell'era moderna, secondo forse solo al famigerato Stereo8.
c1a.jpgLe musicassette, nate a suo tempo come rivoluzionario supporto portatile per poter ascoltare musica dappertutto, in particolare in macchina, rivelarono subito le loro magagne.
Dal punto di vista puramente meccanico possedevano una affidabilità di livello tragicomico: il nastro, sottilissimo, si ingarbugliava ad ogni piè sospinto, soprattutto sugli “impianti” di cui allora eravamo dotati (almeno nel mio caso, l'ascolto prevalente avveniva sul mitico K7 della Philips). Tutti bene o male ci siamo passati: nella migliore delle ipotesi si poteva ovviare al problema estraendo delicatamente la cassetta dal lettore e poi infilando una matita, né troppo grossa né troppo sottile, nel buco della bobina per tentare di riavvolgere il nastro e riportarlo nella sede naturale. Pur riuscendo, con un po' di fortuna, a rimettere le cose a posto, in quel punto il nastro sarebbe risultato rovinato per sempre con inevitabili conseguenze sulla integrità del sound (vi ricordate quel tipico gorgoglio che si ascoltava nei punti in cui il nastro si era accartocciato?).
c5.jpg Nei casi peggiori, il danno sembrava irreparabile, per cui i più smanettoni optavano per un disperato tentativo di aprire la cassetta (solo in presenza delle viti, altrimenti era impossibile): una volta aperta, le probabilità di successo erano comunque una su un milione, perché quasi sempre il nastro finiva per incasinarsi ancora di più … dopodichè il tutto veniva gettato nella spazzatura.
Dal punto di vista dell'acustica, invece, stendiamo un velo ancora più pietoso: il suono era decisamente orientato verso le frequenze basse ma si poteva sopportare perché era un suono molto caldo e piacevole. Purtroppo però era in atto l'ineluttabile processo chimico di smagnetizzazione e quindi il progressivo impoverimento del suono: ce ne siamo accorti parecchi anni dopo con le cassette acquistate o registrate negli anni 70 (salvo poche eccezioni) che risultavano sempre più inascoltabili con il passare del tempo. Le poche cassette che mi sono rimaste le conservo come cimeli ma non le ascolto più per paura che si dissolvano del tutto.
Diversa la storia per le cassette registrate a partire dalla metà degli anni 80 fino agli anni 90: evidentemente la tecnologia aveva fatto passi da gigante anche il quel settore e ancora oggi quelle cassette sono ascoltabilissime.
Ma alcune cassette distribuite in Italia avevano anche un'altra caratteristica: erano diverse dall'album originale. E qui inizia il racconto di alcuni miei Primi Ascolti di musicassette.


EVERY PICTURE TELLS A STORY- ROD STEWART (1971)

cassette_2.jpgNon conoscevo Rod Stewart, se non per averne sentito parlare su qualche rivista. Il giorno che sono andato al locale negozietto di dischi per comprare “qualcosa” con la mia paghetta settimanale ricordo che ero indeciso fra 'Abraxas' dei Santana e il disco di Rod Stewart. Ho optato per il secondo ma, una volta a casa, ascoltandolo, devo dire che me ne sono un po' pentito. Non era quello che mi aspettavo: troppo rock'n'roll per i miei gusti. E non mi ero certo fatto influenzare dal giudizio di una nostra anziana amica di famiglia, che, entrando in camera mia mentre ascoltavo il disco (a volume inurbano), ebbe a dirmi che secondo lei il cantante aveva bisogno di fare i gargarismi. Col tempo ho poi cambiato radicalmente idea e il disco è diventato uno dei miei preferiti in assoluto (penso che 'Mandolin Wind' sia una gemma inarrivabile).
Non ricordo perchè avessi comprato la cassetta: forse costava meno o forse mi ero fatto coinvolgere dalla modalità di ascolto “smart”, sicuramente più semplice rispetto al vinile.
Fatto sta che la versione su cassetta, non so per quale magia della casa discografica, era diversa dall'album: molto semplicemente le due facciate risultavano invertite, la A al posto della B e viceversa. Quindi il mio ascolto iniziava da 'Maggie May' mentre, nelle intenzioni dell'autore, il pezzo di apertura avrebbe dovuto essere la title track. Sono due pezzi dall'impatto completamente diverso: una ballad il primo, un rock tirato il secondo. Forse la mia impressione di ascolto non sarebbe cambiata, non so dirlo, ma questa scelta, per me incomprensibile, come minimo dimostrava poco rispetto per l'autore.
Anche la copertina della cassetta era diversa dall'album, almeno in questa versione in mio possesso.


TARKUS – EMERSON, LAKE & PALMER (1971)

cassette_6.jpgEbbi la cassetta da un amico che me la prestò, già stra-usata, per un tempo indefinito. E la ascoltai bene, fino a consumarla del tutto. Il disco era già mitico al momento della sua uscita, il tempo non ha fatto che confermarne l'aura di capolavoro assoluto. Parlo in particolare della suite omonima.
Dalla prima volta in poi (per tutti gli anni successivi, fino ad oggi) le sensazioni sublimi durante l'ascolto di Tarkus non sono mai diminuite in intensità.
Ma anche in questo caso, la casa discografica ci aveva lasciato un regalino nella versione in cassetta che avrei scoperto solo dopo aver ascoltato il vinile, parecchio tempo dopo.
In pratica, un pezzo della facciata A è stato sostituito da un pezzo della facciata B. Il fatto che la facciata A contenesse la suite 'Tarkus' e che quindi dovesse seguire una sua logica non era evidentemente una preoccupazione dei nostri cari discografici. Il collage si è rivelato davvero micidiale dal punto di vista della coerenza della suite: il quarto movimento dell'opera ('Mass') è stato scambiato con l'ultimo pezzo della facciata B, un divertissement simpatico ma privo di senso ('Are you ready Eddy?'). 'Mass' è quindi diventato un pezzo isolato alla fine della facciata B.
La versione su cassetta con questa sua peculiarità ha segnato fin dall'inizio il mio modo di ascoltare Tarkus e sono riuscito a liberarmene con fatica solo parecchio tempo dopo, riuscendo a ritrovare finalmente il gusto della corretta sequenza dei brani.


alcune immagini
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Autore : Stefano Sorrentino, 22/02/2022