Proseguendo la saga del Primo Ascolto (leggi le prime due puntate sul nostro sito), sono
arrivato ad un tema che ognuno di noi appassionati musicofili della prima ora
vorrebbe non dover affrontare mai: quello delle musicassette. Sto
forse drammatizzando un po' troppo, ma l'argomento è molto delicato.
Stiamo
parlando del peggior supporto musicale che la tecnologia musicale abbia mai
prodotto, almeno nell'era moderna, secondo forse solo al famigerato Stereo8. Le
musicassette, nate a suo tempo come rivoluzionario supporto portatile per poter
ascoltare musica dappertutto, in particolare in macchina, rivelarono subito le
loro magagne.
Dal
punto di vista puramente meccanico possedevano una affidabilità di livello
tragicomico: il nastro, sottilissimo, si ingarbugliava ad ogni piè sospinto,
soprattutto sugli “impianti” di cui allora eravamo dotati (almeno nel mio caso,
l'ascolto prevalente avveniva sul mitico K7 della Philips). Tutti bene o male ci
siamo passati: nella migliore delle ipotesi si poteva ovviare al problema
estraendo delicatamente la cassetta dal lettore e poi infilando una matita, né
troppo grossa né troppo sottile, nel buco della bobina per tentare di
riavvolgere il nastro e riportarlo nella sede naturale. Pur riuscendo, con un
po' di fortuna, a rimettere le cose a posto, in quel punto il nastro sarebbe risultato rovinato per sempre con
inevitabili conseguenze sulla integrità del sound (vi ricordate quel tipico
gorgoglio che si ascoltava nei punti in cui il nastro si era accartocciato?).
Nei
casi peggiori, il danno sembrava irreparabile, per cui i più smanettoni
optavano per un disperato tentativo di aprire la cassetta (solo in presenza
delle viti, altrimenti era impossibile): una volta aperta, le probabilità di
successo erano comunque una su un milione, perché quasi sempre il nastro finiva
per incasinarsi ancora di più … dopodichè il tutto veniva gettato nella
spazzatura.
Dal
punto di vista dell'acustica, invece, stendiamo un velo ancora più pietoso: il
suono era decisamente orientato verso le frequenze basse ma si poteva
sopportare perché era un suono molto caldo e piacevole. Purtroppo però era in
atto l'ineluttabile processo chimico di smagnetizzazione e quindi il
progressivo impoverimento del suono: ce ne siamo accorti parecchi anni dopo con
le cassette acquistate o registrate negli anni 70 (salvo poche eccezioni) che
risultavano sempre più inascoltabili con il passare del tempo. Le poche
cassette che mi sono rimaste le conservo come cimeli ma non le ascolto più per
paura che si dissolvano del tutto.
Diversa
la storia per le cassette registrate a partire dalla metà degli anni 80 fino
agli anni 90: evidentemente la tecnologia aveva fatto passi da gigante anche il
quel settore e ancora oggi quelle cassette sono ascoltabilissime.
Ma
alcune cassette distribuite in Italia avevano anche un'altra caratteristica:
erano diverse dall'album originale. E qui inizia il racconto di alcuni miei
Primi Ascolti di musicassette.
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Non
conoscevo Rod Stewart, se non per averne sentito parlare su qualche rivista. Il
giorno che sono andato al locale negozietto di dischi per comprare “qualcosa”
con la mia paghetta settimanale ricordo che ero indeciso fra 'Abraxas' dei
Santana e il disco di Rod Stewart. Ho optato per il secondo ma, una volta a
casa, ascoltandolo, devo dire che me ne sono un po' pentito. Non era quello che
mi aspettavo: troppo rock'n'roll per i miei gusti. E non mi ero certo fatto
influenzare dal giudizio di una nostra anziana amica di famiglia, che, entrando
in camera mia mentre ascoltavo il disco (a volume inurbano), ebbe a dirmi che
secondo lei il cantante aveva bisogno di fare i gargarismi. Col tempo ho poi
cambiato radicalmente idea e il disco è diventato uno dei miei preferiti in
assoluto (penso che 'Mandolin Wind' sia una gemma inarrivabile).
Non
ricordo perchè avessi comprato la cassetta: forse costava meno o forse mi ero
fatto coinvolgere dalla modalità di ascolto “smart”, sicuramente più semplice
rispetto al vinile.
Fatto
sta che la versione su cassetta, non so per quale magia della casa
discografica, era diversa dall'album: molto semplicemente le due facciate
risultavano invertite, la A al posto della B e viceversa. Quindi il mio ascolto
iniziava da 'Maggie May' mentre, nelle intenzioni dell'autore, il pezzo di
apertura avrebbe dovuto essere la title track. Sono due pezzi dall'impatto
completamente diverso: una ballad il primo, un rock tirato il secondo. Forse la
mia impressione di ascolto non sarebbe cambiata, non so dirlo, ma questa
scelta, per me incomprensibile, come minimo dimostrava poco rispetto per
l'autore.
Anche
la copertina della cassetta era diversa dall'album, almeno in questa versione
in mio possesso.
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Ebbi
la cassetta da un amico che me la prestò, già stra-usata, per un tempo
indefinito. E la ascoltai bene, fino a consumarla del tutto. Il disco era già
mitico al momento della sua uscita, il tempo non ha fatto che confermarne
l'aura di capolavoro assoluto. Parlo in particolare della suite omonima.
Dalla
prima volta in poi (per tutti gli anni successivi, fino ad oggi) le sensazioni
sublimi durante l'ascolto di Tarkus non sono mai diminuite in intensità.
Ma
anche in questo caso, la casa discografica ci aveva lasciato un regalino nella
versione in cassetta che avrei scoperto solo dopo aver ascoltato il vinile,
parecchio tempo dopo.
In
pratica, un pezzo della facciata A è stato sostituito da un pezzo della
facciata B. Il fatto che la facciata A contenesse la suite 'Tarkus' e che
quindi dovesse seguire una sua logica non era evidentemente una preoccupazione
dei nostri cari discografici. Il collage si è rivelato davvero micidiale dal
punto di vista della coerenza della suite: il quarto movimento dell'opera
('Mass') è stato scambiato con l'ultimo pezzo della facciata B, un
divertissement simpatico ma privo di senso ('Are you ready Eddy?'). 'Mass' è
quindi diventato un pezzo isolato alla fine della facciata B.
La
versione su cassetta con questa sua peculiarità ha segnato fin dall'inizio il
mio modo di ascoltare Tarkus e sono riuscito a liberarmene con fatica solo
parecchio tempo dopo, riuscendo a ritrovare finalmente il gusto della corretta
sequenza dei brani.
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