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Musica e Moda negli anni 70
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- Tanto
per cominciare, la moda negli anni 70 non era di moda.
- Gli
stilisti non erano ancora opinion leaders. Il “made in Italy” era di là da
venire.
- Però
negli anni 70 la moda era identitaria: serviva a capire se il tuo prossimo la
pensava come te e quindi se potevate diventare e, soprattutto, rimanere amici.
- Sì,
perché la vicinanza identitaria andava mantenuta nel tempo: quante amicizie si
sono raffreddate a causa di un paio di scarpe sbagliate (perché troppo “borghesi”)
o per pantaloni di foggia non compatibile (cioè, ancora una volta, troppo
“borghesi”).
- Ma
ben lungi da me l’idea di scrivere un saggio di sociologia e moda: vorrei solo
cercare di ricordare quali erano i punti di riferimento per l’abbigliamento di
un adolescente in quel periodo (con uno sguardo benevolo, ironico e nostalgico sulla
leggerezza della gioventù).
- L’anno
è il 1972. Per un sedicenne che abitava in una cittadina della provincia
ligure, gli unici esempi da poter seguire per ispirare il proprio “look” erano
le riviste e i dischi, senza contare compagni di scuola e concittadini, di
solito però ben poco stimolanti da quel punto di vista. Le riviste musicali avevano
un peso notevole, per forgiare i propri gusti: parlo di Ciao 2001 (non male in quel
periodo, poi scaduto), Muzak, SuperSound e altre.
- I
servizi fotografici su gruppi e cantanti erano un formidabile spunto per
aggiornare il proprio abbigliamento: le foto più significative venivano
ritagliate e appese sulla scrivania per averle sempre a portata di vista.
- Ma
la principale fonte di ispirazione erano le copertine dei dischi.
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In
quel periodo andavo in giro, senza passare del tutto inosservato, con la
camicia a scacchi da boscaiolo fuori dai pantaloni, simile a quella di Neil
Young sulla copertina di ‘Harvest’. Ma era difficile trovarne una identica e di
flanella. L’ho trovata poi, parecchi anni dopo, ma ormai non c’era più la
stessa magia.
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Altro
mito era la camiciola bianca ricamata in stile hippy, come quella indossata da
Claudio Rocchi, hippy per antonomasia, sulla copertina di ‘Volo magico n.1’ (in
effetti, guardando oggi la foto, la camiciola si nota appena, probabilmente il
mio ricordo si sovrappone ad altre immagini di Claudio Rocchi, forse il suo
concerto di Genova, negli stessi anni).
Comunque
una simile, regalatami da una amica “di città”, l’ho indossata per parecchio
tempo, sotto lo sguardo sospettoso di passanti e familiari, finché non è caduta
a pezzi e mia madre l’ha fatta abilmente sparire.
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Per
ultimo, vorrei ricordare la copertina di ‘After the gold rush’ di Neil Young
(fra l’altro, uno dei miei dischi preferiti in assoluto): molto amati e copiati
i jeans sdruciti e toppati e la camicia bianca ma, in particolare, il
cappottone nero che, anche se non si capiva bene dalla foto solarizzata, me lo
immaginavo con il bavero rialzato.
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Purtroppo,
da qualche anno si trova in rete la foto originale di Joel Bernstein da cui è
stata ritagliata la foto di copertina del disco: insieme a Neil Young si vede
Graham Nash e il famoso cappottone non è altro che un giubbotto e soprattutto …
non ha il bavero rialzato. Che delusione! |
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Autore : Stefano Sorrentino 16/06/2021 |
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