Avete presente le oche selvatiche del Dr.
Konrad Zacharias Lorenz ? Come queste, causa un diverso imprinting, avevano
modificato i loro naturali comportamenti, così noi di rockover60 abbiamo subito
l’influsso del rock, il vero rock, che ci ha portato a profonde modificazioni
della corteccia cerebrale e dell’emisfero emotivo. Prima di proseguire è
necessario però fare una puntualizzazione e definire esattamente cosa intendiamo
con il termine “vero rock”. Come ho già cercato di illustrare nella mia
dotta trattazione ‘La solita Musica’, “…. la maggior parte della musica che
ascoltiamo e di cui parliamo appartiene al periodo d’oro del rock, ovvero dalla
metà degli anni ’60 alla metà degli anni ’70. Non metto date precise in quanto
….” Ecco quindi che come le papere seguono il Dr. Lorenz credendolo la loro
madre, incapaci di riconoscere la realtà, noi agiamo in ambito musicale capaci
solo di ascoltare il “vero rock”. Ho spiegato nel citato articolo ‘La solita
musica’ cosa abbia comportato per le nostre scelte di ascolti musicali questo
vincolo. Mi sorge spesso il dubbio se abbia poi influito solo sulle scelte
musicali. Probabilmente anche su molto altro, ma è un tema troppo vasto da
affrontare. Sicuramente aveva ragione mia nonna quando poveretta mi urlava
dietro “non ascoltare la musica così alta che ti rimbambisci !” o anche “.. che
diventi deficiente!”, ma anche, quando il volume era spropositato, “ ..rimbambito
e deficiente!!”. Non ho dato ragione né a lei né al prete che paventava gravi
cecità (per altre pratiche, non musicali) ed ho fatto male. Son diventato un
po' sordo e senza occhiali ormai sono cecato. Ma in entrambi i casi ne valeva
la pena. A ghe mel! E la musica continuo, appena posso, ad ascoltarla alta. Per
il resto, magari.
Dopo questo lungo pistolotto (per restare in
tema con il prete) mi decido ad affrontare l’argomento di questo scritto. Il
nostro attuale rapporto con la musica.
Nell’articolo ‘La solita musica’ ho scritto ,,
scusate il ripetersi è uno dei classici problemi dei vecchi rincoglioniti…che
noi abbiamo posto il “vero rock” al centro dell’universo musicale in cui dietro
di noi ci sono i nostri genitori e davanti a noi i nostri figli e fra un po'
anche i nipoti. Il “vero rock” è la musica più bella che mai mente umana abbia
prodotto che, guarda caso, coincide quella di quando eravamo giovani.
Quello che è certo è che la musica dei padri,
come pure quella dei figli, ha per noi effetti collaterali fortemente negativi,
seppur con sfumature diverse: quella dei padri fa cagare, mentre quella dei figli
vomitare. A tal proposito il Dr.Kunsake-Gheghe, membro del parlamento Europeo
tempo fa, perfettamente in linea con la marea di cazzate che si inventano, fece
una proposta di legge che prevedeva di inserire all’interno dei supporti
musicali un bugiardino che indicasse, in base alla fascia di età del fruitore,
i possibili effetti collaterali indesiderati. Purtroppo l’idea, per una volta
sensata, venne affossata dai Francesi. Torniamo in argomento e scusandomi dei termini
usati, cercherò di spiegarmi meglio.
Guardando indietro non è del tutto vero. La
buona musica, il Jazz, il Blues iniziano negli anni ’30. Per essere più precisi
quella che sostituisce la dolce Euchessina o le Fave di Fuca è la musica
melodica, specialmente italiana e per l’amor di Dio lasciamo stare l’Opera
Lirica! Non per niente la musica che noi amiamo ha origini Americane ed
Inglesi.
Non prendetemi per un Talebano del Rock. Parlo
in generale perché la Piaf resta una grandissima, come pure alcune
interpretazioni di Modugno o della Vanoni. Le eccezioni confermano sempre la
regola. E musica di mierda c’era e c’è sempre stata anche in USA o in UK. Ma lì
è nato e si è sviluppato il Rock, non nel vecchio continente. Il motivo? Si
dice la lingua più musicale; vero solo in parte. Chi ha conosciuto gli Inglesi
e gli Americani sa il perché. Basta vedere cosa mangiano e cosa bevono.
Mi
fermo qui. Però alla fine, una cosa è assolutamente incontrovertibile: se non
c’erano i Neri con il Blues, ciccia.
Guardiamo avanti, la musica dei figli. Qui il
salto è stato enorme, esiste un abisso non solo musicale ma comportamentale,
che rappresenta il divario maggiore, in quanto la chitarra resta una chitarra,
uno smartphone no. Tralasciamo il tema tecnologico affrontato nell’articolo ‘La
solita.. basta, mi sono dato una pattona da solo.
Per quanto riguarda la musica, provo
compassione, poverini, bisogna capirli. Ma come caspita (delizioso termine che
ho imparato dalla tv, io ne uso un’altro) è possibile solo pensare di produrre
musica dopo il 1973, quanto TUTTO è già stato scritto?
Se badate oggi la musica non c’entra nulla;
quello che identifica è l’esteriorità, gli atteggiamenti. Ecco che allora
nascono i Punk, i Rapper, i deficienti di oggi che manco so come si
definiscono. Fino ai Punk riesco ad arrivarci, da loro in poi dovevano soffocarli
nella culla. Ho smesso di guardare la televisione. Col passare degli anni il
mio livello di tolleranza verso l’imbecillità si è ridotto ai minimi termini.
Guardo giusto i titoli del telegiornale. Quando la televisione è accesa mia
moglie tiene sempre il telecomando a portata di mano. Se compare qualche video musicale, specialmente di Rapponi che dimenano le mani, vengo assalito da
attacchi di ira funesta che mal si conciliano con i miei problemi di pressione.
Sempre a proposito di dimenare c’è un’altra cosa assai perniciosa, sempre
legata a problemi di cardiopatia. Mi riferisco ai video che adesso vanno per la
maggiore dove a corredo di suoni indecenti, giovani donne, soprattutto mulatte,
dimenano la tremolante carne dei loro enormi culoni con annesso invisibile filo
interdentale in pose e atteggiamenti inequivocabili che avrebbero portato il sommo Dante
Alighieri a riservare loro un apposito girone dell’Inferno.
Ferma, bel respirone, altrimenti mi altero, e
non va bene. Come dicono quei mangiapane a tradimento che popolano i palazzi
romani, ‘abbassiamo i toni’. Sui Led Zeppelin mio padre non aveva ragione, ma
quando diceva dei mangiapane “in miniera !” erano parole sante. Come ho già scritto nell’articolo ‘La solita……Ehm,
grazie per la pazienza.
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