I tempi cambiano. Per fortuna altrimenti
saremmo ancora alle piramidi. Che dal punto di vista dei Faraoni non erano affatto
male ma da quello di chi le costruiva mica tanto.
Ma per noi che scriviamo su questo sito non
cambiano molto. Infatti la maggior parte della musica che ascoltiamo e di cui
parliamo appartiene al periodo d’oro del rock, ovvero dalla metà degli anni ’60
alla metà degli anni ’70. Non metto date precise in quanto susciterei le rimostranze
dei puristi e dei precisini che da sempre dibattono su tale “spinoso” tema (e questo
la dice lunga sulla gravità del problema che vorrei esaminare). I tempi
cambiano in maniera velocissima nella tecnologia, in maniera costante nelle
arti, un po' meno nei comportamenti delle persone. Infatti comunichiamo con il
cellulare ma ci sono ancora le guerre. Non è la sede per dibattere dei massimi
sistemi e quindi umilmente mi ritiro nell’ambito in cui da incompetente ma
appassionato voglio parlare: la musica. Proverò a scriverne molto a grandi
linee, in modo volutamente grossolano e, se ci riesco, con ironia.
Rimanendo nel mondo di cui la musica fa parte,
l’arte, c’è un significativo parallelo con la pittura, che è praticamente in
disuso, sostituita dalle performance. Questo iter somiglia molto a quello della
musica. Dopo gli Impressionisti (per me periodo massimo) cos’altro si poteva dipingere?
Come dopo il rock è nato il punk, dopo gli impressionisti sono venuti i cubisti,
gli astrattisti, ecc.
I quadri di Monet sono come i dischi dei
Beatles. All’Orangerie, davanti alle Ninfee di Monet ho provato la sindrome di
Stendhal. Mia moglie mi ha dovuto trascinare via piangente. Non scherzo.
Christo che impacchetta le cose. Sapete cosa gli avrei impacchettato io? E’ un
bel problema perché il rischio è rimanere fermi al passato. Avevano ragione gli
Skiantos quando cantavano “fate largo all’avanguardia, siete un pubblico di
merda”. Noi di rockover60 siamo in gran parte fermi al famoso periodo d’oro del
rock, posto al centro dell’universo musicale in cui dietro di noi ci sono i
nostri genitori e davanti a noi i nostri figli e fra un po' anche i nipoti. E
noi in mezzo, illuminati dalla musica più bella che mai mente umana abbia
prodotto che, guarda caso, coincide con quella di quando eravamo giovani. Ma è pura
coincidenza, non confortata da evidenze scientifiche. Spesso ci rimugino sopra e mi pongo delle
domande. Sarà un problema di età ? Mio padre i Led Zeppelin manco sapeva chi
fossero e nemmeno godeva del loro ascolto, anzi, se la musica era, come
giustamente doveva essere alta, erano Madonne (e non erano le Veronica
Ciccone). Sarà un problema di imprinting, nel senso che le nostre giovani menti
sono state forgiate dai suoni di quegli anni e quindi faticano a distaccarsene? Infine la domanda più tragica: dipenderà dal
fatto che sono diversamente giovane?
Ho volutamente esagerato perché dopo gli anni
d’oro del rock non abbiamo smesso di ascoltare musica, comperare dischi, andare
ai concerti. Forse rallentato un pò, con i giusti ritmi che l’età consiglia
(mica tutti, gli assatanati sono rimasti). Ma il baricentro non è cambiato, e
se esce un cofanetto con tutti i dischi di un gruppo di quel periodo.. pronti!
I numeri parlano chiaro. Dovendo fare una
statistica sulla musica che ascoltiamo e di cui scriviamo in questo
sito, il periodo d’oro è assolutamente prevalente. Mica balle!
C’è anche un altro aspetto, molto importante da
considerare: il salto tecnologico. Oggi la musica è immateriale, è un flusso di
dati, un file che si scarica.
Rivendico con orgoglio come e in che modo ho
conosciuto la musica, e provo sincera compassione per chi oggi non può
assaporare quelle sensazioni che noi 50 anni fa, si 50, abbiamo avuto la
fortuna di gustare. E non mi riferisco al sesso, spiritosi.
Conoscere la musica era frutto di impegno e
ricerca. Non ne eri sommerso, dovevi andartela a cercare, Qualcosa passava, ma
poco, in radio, qualcosa c’era nelle riviste specializzate, all’inizio molto
poche. Se volevi conoscere i nomi poco noti, i gruppi alternativi dovevi
cercarli con pazienza e soprattutto basarti sul rapporto personale, non
internet, gli amici con cui scambiarsi dischi. Dovevi uscire, andare nei negozi
a curiosare, ad ascoltare, dovevi trovarti con gli altri, aspettando con
impazienza le novità che ci saremmo scambiati. E le copertine! Non solo musica,
suono, ma anche piacere visivo, tattile, una doppia forma di arte. Ho già
scritto della strana simbiosi che spesso esisteva tra copertina e disco. Un bel
disco aveva una bella copertina. E viceversa, fateci caso. L’unico problema era
“mi raccomando con la puntina”! Qualcuno si divertiva a trascrivere i testi in
quaderni. Io ne avevo fatto uno in cui riproducevo anche i loghi più belli (e
ce l’ho ancora). Ogni nuovo ascolto era una scoperta. Dal mitico La Monte
Young, che cito sempre, che faceva i gargarismi con la gola, agli Slade, dagli
Amazing Blondel ai Tangerine Dream. Musica, dalla A alla Z; se ti piaceva te lo
comperavi, altrimenti lo registravi e, sempre, lo ascoltavi e ne discutevi con
gli amici. Ascoltare e riascoltare era il miglior modo per capire la musica, le
tendenze, i nuovi generi. Quanti dischi ho registrato perché subito non mi
appassionavano e poi, pian piano li ho capiti e comperati. Un esempio su tutti:
i Talking Heads, scoperta del Cero, di cui ora posseggo la discografia
completa, ma subito…. mhhh. Fa
anche rima, ma l’MP3 non fa per me. Ho visto
mia figlia ed i suoi amici ascoltare musica in qualsiasi posto con il
telefonino ed uno speaker bluetooth. Comodissimo, geniale. Lo lascio
fare a
loro. Mio figlio invece dice ad una
certa "Alexa"; mettimi sui i Beatles. Io invece le dico "mo va a
cagher" ma lei risponde non in elenco. Incomunicabilità. Ben
vengano tutti gli sviluppi tecnologici. Senza Internet non saremmo
riusciti a fare questo sito che è stato un “succedaneo” dei nostri incontri e
che ci ha permesso di trovare cose divertenti da fare dovendo stare in casa per
questo stramaledettissimo virus cinese. La musica Rock non è morta nel 1973 (o sarà il
1975?....). Di musica buona ce n’è ancora tanta. Bisogna come un tempo avere la
pazienza di cercarla, cosa forse oggi resa più difficile dai mezzi a
disposizione: tanti, forse troppi, che ti sommergono.
E’ che noi, consentitecelo, abbiamo una tale
patrimonio di ricordi musicali che cercarne dei nuovi risulta un po' difficile.
E’ come la memoria. Più di tanto nel cervello non si riesce ad immagazzinare.
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