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L'evoluzione della specie |
Musica e Ricordi #1 |
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Il
primo ricordo di ascolto musicale è di quando ero bambino. Mi ricordo un
giradischi, il classico fonografo a valigetta. Il disco aveva una versione al pianoforte del tema
di “Luci della ribalta”, dalla colonna sonora del film di Chaplin. Sarà stata
la scoperta del giradischi o il brano che mi piaceva molto ma feci incavolare
mio padre (cosa non difficile) perché ripetevo continuamente l’ascolto dello
stesso brano (bastaaaaaa!!!!!).
Credo che il primo disco che comprai fu un 45giri, la colonna sonora di “Per un pugno di dollari”. Il secondo fu “On the road again” dei Canned Heat che provocò il commento stupito di mia madre “ma che voce effemminata che ha questo qua!”. Il primo LP fu l’omonimo dei Canned Heat. E da qui si capisce perché mi piace o’ blues. Di quegli anni il ricordo più nitido è quello dei mangiadischi, accessorio obbligatorio per una famiglia al passo coi tempi, che si portava dappertutto. A tal proposito ci fu un episodio dolorosissimo. Eravamo in vacanza in montagna. Parcheggiammo la macchina (ovviamente una Fiat di cui non ricordo esattamente il modello, 1100 o 124 ) . per andare a fare una passeggiata. Mi fu imposto di lasciare l’aggeggio in macchina. Lasciai quindi mangiadischi e i dischi nel lunotto posteriore. Avevo un paio di 45 dei Beatles ed i miei amatissimi “On The Road Again” e “Going up the Country” dei Canned. Al ritorno disastro, immane tregenda!! I 45 lasciati al sole sul lunotto si erano liquefatti. Erano talmente ondulati che non entravano nel mangiadischi. Così impari. Un altro ricordo del periodo erano quei tremendi mobili “musicali” con radio e giradischi, specialmente quelli della Grunding, conquista delle famiglie più agiate. Saltiamo direttamente all’adolescenza. Ci fu una trasformazione notevole sulla funzione dei dischi. In quegli anni divennero uno strumento essenziale per provare a placare le tempeste ormonali tipiche dell’età e consentire il rituale del corteggiamento amoroso. Esso si espletava in due fasi: l’apertura del rito con i ballabili ed il tentativo di assalto con i lenti. Non voglio fare l’originale, ma seppur con un occhio attento a queste pratiche tribali, io continuavo a comperare musica di altro tipo. Devo dire che in questo mi sentivo un po' isolato, in quanto i miei amici sì apprezzavano la musica, ma di comperare dischi non gli passava proprio per la zucca, non tanto perché di braccino corto ma per poco interesse. Fu grazie però ad uno di loro, il povero Giorgio che se n’è andato molto presto, che conobbi alcuni “patiti” come me. Fu lui a presentarmi Ufo che frequentava la stessa scuola per geometri. Ufo allora era il missionario del verbo rock all'incessante ricercadi proseliti. E quindi entrai dapprima in contatto con lui e con il Cero e poi via via con Bobo, Tino, e poi Franco con cui iniziammo a frequentarci accomunati dalla comune passione e, soprattutto, iniziò un vorticoso scambio di dischi. Ci fu allora un enorme salto di livello perché prima le novità musicali si ascoltavano solo dalla radio. E qui entrò in gioco un nuovo elemento tecnico. Ascoltare tanta nuova musica poneva un problema, nel senso che mica si potevano comperare tutti quei dischi (si sarebbe voluto ma non c’erano le finanze). Nacque allora l’esigenza della registrazione. Il mio primo registratore fu un Geloso a pizze (piccoooole, pizzettine..) bianco panna, che un mio zio non usava più. La registrazione avveniva tramite microfono. A pensarci adesso viene da ridere con tutti i rumori durante le registrazioni, tipo un colpo di tosse, uno starnuto o la porta che si apre e mia madre che chiama “Giorgiooooooo”. Ma per fortuna il progresso tecnologico fa passi da gigante. La mia morosa, e futura moglie, aveva un mangiacassette Philips. Grande! e si collegava anche con lo stereo. Già perché nel frattempo dal giradischi a valigetta con puntina tipo vomere si era passati allo stereo, quello che costava meno, ma sempre stereo. (PS ce l’ho ancora e funziona bene). Un paio di aneddoti sul mitico mangiacassette Philips di cui mi impossessai immediatamente. Per ascoltare la musica in macchina avevo fatto un “fai da te” con una cassa volante. Infatti tornando dal concerto dei Traffic a Bologna, mi chinai per toglierlo da sotto il sedile dove l’avevo nascosto; giusto quei due secondi in cui la fila davanti a me si era fermata al semaforo. Bang, e che bang: la 500 gialla di mia mamma (quella con le maniglie tipo valigia) distrutta. Altro aneddoto. Concerto dei Deep Purple a Genova. Allora andavo matto per loro. Arriviamo presto ed infatti siamo sotto il palco. Ho con me il fido mangianastri con cui sogno da mesi di registrare i miei beniamini. Parte il concerto, accendo l’aggeggio. Non parte, non registra. Se vi ricordate tutti i giornali riportarono l’episodio di Ian Gillan che interruppe il concerto perché c’erano le bestemmie di qualcuno che sovrastavano la loro musica. No, esagero, ma c’è mancato poco. Chissà perché ai grandi concerti qualcosa mi è sempre girato storto. Non si può avere tutto dalla vita. Ma
la tecnologia avanza e cambia le nostre vite. Arriva infatti il
lettore/registratore di cassette. E la nostra congregazione ne trae grande impulso
ed inizia quella che si può a ragione definire l’età d’oro del nostro
sodalizio. Sono gli anni in cui la musica rock raggiunge il suo apice, gli anni
in cui tutto è stato fatto. Ma sono anche gli anni in cui noi potevamo
allegramente cazzeggiare, fare nuove esperienze, Nessuno di noi era ancora
sposato o con un lavoro stabile. Ed infatti le nostre riunioni assumono cadenza
fissa, il martedì. A volte come branco di animali da preda cercavamo miti
collezionisti da saccheggiare. Ricordo il grande appassionato di country-rock
americano che possedeva una discografia enorme, ricordo ancora i nostri sguardi
famelici quando andavamo a casa sua. Altre volte, a casa di chi aveva genitori
più tolleranti, mettevamo su brani memorabili e ci esibivamo mimando interminabili
jam-session. Il bello è che lo facevamo “without little help from my friends”. Coglionazzi
e basta. Devo dire che mai nessuno trattò male l’amato oggetto di scambio (a
parte uno che segnava nelle copertine con delle crocette a biro i pezzi che
preferiva - sacrilego, so che leggendo saprai che io sapevo). C’era un così
vorticoso scambio di dischi che giungemmo a valutare offerte per acquisti di
gruppo di cassette. Ora vi ricorderete le cassette, spero, le Sony, le Fuji, le
Basf, le TDK, le Maxell, quelle al cromo, ecc. Personalmente utilizzavo tutte
le varianti offerte dal mercato, scegliendo la registrazione in base al mio giudizio
sul disco; la qualità della cassetta era direttamente proporzionale al mio
gradimento. Riderete, ma un paio di anni fa ho ricomprato un lettore di casette
(internet ovviamente) perché i due che avevo si sono rotti. Ma perché? Perché
ho ancora tutte le cassette registrate in quegli anni con più di un migliaio di
dichi, alcuni dei quali si sentono ancora bene. Altro che musica dal cellulare.
Da questo si evince che son vecchio! Ma se non le avessi come farei a
riascoltare “The Theatre of the Eternal Music” di La Monte Young ? Sì, i CD sono più pratici. Ascolti lo stesso
supporto dappertutto. Con i vinili dovevi fare il trasferimento su cassetta per
ascoltarli in macchina o nei lettorini. Ma questa comodità è andata a discapito
dei quell’enorme e meraviglioso patrimonio di piacere che erano le copertine
degli LP. Ma
torniamo alla nostra storia. Finirono anche le jam-session. Il lavoro, la
famiglia, i figli, insomma la vita con il suo fardello di oneri, di successi ed
insuccessi, Nessuno smise di ascoltare musica, ma si tornò a farlo per contro
proprio.
Sembra l’altro ieri, circa 50 anni fa, e mi pare
ancora di sentire riecheggiare gli slogan che i cortei di giovani studenti
scandivano: “Viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tse-Tung, viva il compagno
Giuseppe Stalin”. Seduto in veranda sulla sedia a dondolo, plaid di lana a quadrettoni
sulle gambe, chiudo gli occhi e in lontananza sento le voci....”viva il Blues,
viva il Beat, viva il Prog, viva il Rock and Roll”. Sic Transit.
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Autore : Giorgio Gotti, 02/03/2021 |
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