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Deep PurpleMade in Genova, 1973 |
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1973, cinquant’anni fa.
Prima considerazione: eh la Madonna, ma sono proprio tanti anni. Seconda
considerazione: allora a son propria dvinté vecch ! Terza (ed ultima): bene o
male ci sono comunque arrivato, cosa non scontata. Nel 1973 avevo diciotto
anni. Detto così che figata, ma a ripensarci a quell’età non è mica vero che
tutto era facile e bello. Certo avevi la speranza di un mondo migliore e di un
futuro tutto da venire, mica come oggi che hai la certezza assoluta di vivere
in un mondo di merda. Una bella differenza. Nel mio piccolo il 1973 è stato un
anno un po' tribolato ma sarà meglio che la smetta di piangermi addosso. Dal
punto di vista musicale è stato invece un anno esaltante per i due grandi
concerti visti nel giro di un mese: i Deep Purple prima ed i Traffic poi. Ed è
dei Deep Purple che voglio parlare. Perché ad uno piace la
Juventus invece che il Milan? Bah. Questa banalità è per introdurre il fatto
che in quegli anni il mio “complesso” preferito erano i Deep Purple. Erano gli unici di cui
acquistavo con regolarità i dischi. Li avevo conosciuti da ragazzino con “Hush”
pezzo che mi aveva letteralmente stregato ed avevo continuato fedelmente a
seguirli nel loro percorso musicale con i vari album: Shades of Deep Purple
(1968), The Book of Taliesyn (1969), Deep Purple (1969), In Rock (1970), Fireball
(1971), Machine Head (1972) ed infine Made in Japan (1972). (ammetto che dall’elenco
manca Concerto for Group & Orchestra (1970) ma proprio non mi è mai piaciuto). |
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Col senno di poi non
capisco questa mia “fidelizzazione” anche perché ascoltavo e comperavo (quando
potevo) molta altra musica e non è che tutti i lavori dei Deep Purple mi
facessero impazzire. Ma comunque l’anno precedente erano usciti due album strepitosi,
Machine Head con la mitica Smoke on the water e soprattutto il live Made in Japan. Per
cui quando venni a sapere
della loro tournee in Italia decisi che dovevo assolutamente esserci.
Ma non era facile. Il concerto era a Genova ed io ero fresco di patente. Dovetti dar quindi fondo
alle mie migliori facce da culo per convincere mio padre a darmi in uso la sua
macchina, la mitica Fiat 124. Riuscii anche a convincere tre amici
per condividere il viaggio e le spese. Ora in quel lontano 1973 andare da Parma
a Genova non era semplice come oggi. Per il viaggio si dovevano valicare erti
appennini ed occorrevano vari giorni di strade polverose e….. va bè non
esageriamo. Diciamo che era il mio primo viaggio di una discreta distanza in
automobile dopo aver preso la patente. Il concerto si teneva domenica
11 marzo 1973 alle ore 18 presso il Palazzetto dello Sport di Genova. Partimmo
di buon’ora per conquistarci la migliore posizione ed infatti ci collocammo
direttamente sotto il palco. Finalmente il concerto
inizia con il gruppo di supporto che, se non ricordo male, si chiamava “L’Uovo
di Colombo”. Ricordo bene invece che il chitarrista, povero coglionazzo, appena
salito sul parco accenna l’attacco di Smoke on the Water. Non l’avesse mai
fatto. Urla e fischi assordanti, improperi di ogni tipo che non cessarono fino
a quando, dopo solo due pezzi, dicendo “abbiamo capito ce ne andiamo” il trio
si levò dalle palle. Io mi ero portato
dietro il fido mangiacassette Philips che avevo requisito alla mia morosa e che
nel frattempo avevo debitamente testato per verificarne il funzionamento onde
immortalare l’evento. Giunge il momento tanto atteso: inizia il concerto ed io
faccio partire la registrazione. NON VA !. Riprovo NON VA !. Riprovo e riprovo.
Niente da fare. Esplodo allora in una gigantesca sequela di bestemmie. La musica si
ferma, Ian Gillan a pochi passi da me, indicandomi con il dito mi dice “Hey,
man what’s the problem ?” Io rispondo
“non va, porco di qui e porco di là”. Allora Ian “Don’t worry, enjoy
our music”. “E' vero" dico io buttando via il mangia cassette ed il concerto riprende. Aveva ragione lui. Ma mi rode ancora oggi. Indubbiamente quello è
stato il periodo d’oro della band, che infatti, come da regola, poco dopo si
scioglie. Un gruppo di musicisti all’apice delle loro carriere, su tutti la
voce di Ian Gillan e la chitarra di Blackmore che spesso duettavano. con la voce che imitava la chitarra. Quel concerto fu per me
l’apoteosi della mia passione per i Deep Purple. A volte capita di essere follemente
invaghiti di una bellissima donna ma non appena la si conquista perde ogni interesse.
Così mi successe con i Deep Purple. Non ho mai più comperato loro dischi. Li
sono andati a risentire una decina di anni fa prima a Parma e poi di nuovo a
Genova. Sono stati molto divertenti, ma nulla più. Vedere il concerto sotto
il palco fu veramente fantastico. I musicisti erano lì, mica dei puntini
lontani. Un solo difetto. Per due giorni sono rimasto sordo. Ma ne era valsa la
pena. |
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Autore : Giorgio Gotti, Marzo/2023 |
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