he0r.jpghe6e.jpg he2a.jpg he3.jpg ritorno alla sezione hen1.jpg he1.jpg

C'era una volta.. il CINE TEATRO ALCIONE di Genova
Prima parte


alcione_1.jpg

Il Cinema Teatro Alcione di Genova è stato negli anni 70 il tempio della musica dal vivo per i liguri e non solo. All’epoca era principalmente un cinema per film di prima e seconda visione, ma dal 1972 al 1974 è diventato una tappa fissa per le tournèe italiane di gruppi e cantanti stranieri e nostrani. Ha ospitato, fra gli altri: Genesis, Van der Graaf, Gentle Giant, Deep Purple, Soft Machine, Roxy Music, PFM, Area, Stomu Yamash’ta, John Mayall, Banco, Osanna, Orme, Battiato, Claudio Rocchi, Alan Sorrenti.
Dopo questo periodo l’Alcione è diventato un punto di riferimento per film e spettacoli a luci rosse, se si esclude la parentesi fra il 1978 e il 1986 in cui è stato la sede del genovese ‘Teatro della Tosse’, ideato dal regista Tonino Conte e dallo scenografo Emanuele Luzzati.
alcione_sala.jpgSi trovava in via Canevari, a due passi dalla stazione Brignole, comodamente raggiungibile a piedi per chi, come me, arrivava a Genova in treno.
All’epoca si usava avere di norma due spettacoli, uno alle 16 e uno al 21.30, si poteva quindi scegliere qual era l’orario più comodo per il concerto, anche se si sapeva che era nello spettacolo serale che il gruppo o il cantante di turno dava il meglio di sé. Comunque lo spettacolo del pomeriggio era molto comodo per un ragazzino come me che partiva in treno da Chiavari, arrivava a Genova, si guardava il concerto e riusciva ad essere a casa per l’ora di cena. Fra l’altro, si poteva decidere all’ultimo momento perché non c’era prevendita e i biglietti si compravano all’ingresso. Il biglietto costava di solito 1500 lire, tranne poche eccezioni, come la PFM, che si fece pagare 2000 lire. Tanto per avere un’idea, all’epoca un disco a 33 giri appena uscito costava circa 3000 lire, corrispondente alla paghetta di una settimana. E’ difficile fare le proporzioni con gli attuali costi in euro, ma orientativamente è come pagare oggi dieci euro per l’ingresso a un concerto (e di che livello) … praticamente impensabile.
Quella che si respirava in quel teatro prima e durante i concerti era un’atmosfera magica; l’indimenticabile aroma di patchouli, tanti “capelloni” piuttosto variopinti, ma eravamo tutti tranquilli e seduti al proprio posto. Erano poche le macchine fotografiche, ma molti i registratori a cassette per immortalare l’evento. Anch’io mi cimentavo con il mio Philips K7 portatile, ma vista la scarsissima qualità dell’audio tutte le cassette registrate sono finite riregistrate qualche anno dopo e quindi non me ne è rimasta neanche una (sigh..sigh..). Si trovano però in rete alcuni bootleg registrati con gli stessi mezzi artigianali.

Ma veniamo al sodo con il racconto dei concerti a cui ho avuto la fortuna di assistere al Cinema Teatro Alcione di Genova nel corso della mia adolescenza. I giudizi riportati, anche se a volte un po’ tranchant, cercano di essere fedeli a quanto provavo in quel momento.  


30/05/1972 - Van der Graaf Generator
VDGG-a.jpg

Il mio primo concerto in assoluto (avevo sedici anni non ancora compiuti). Bellissimo. Un ricordo indelebile. Ascoltavo dal vivo, suonati in modo del tutto fedele, i pezzi che a casa sentivo di continuo, sugli album che si consumavano in modo inesorabile e irreparabile sotto una puntina gracchiante (l’hifi per me era di là da venire), gli stessi album che posseggo tuttora ma che risultano purtroppo ormai quasi inascoltabili. Per me i VDGG erano già un mito assoluto (e Peter Hammill ne era il profeta). Era appena uscito in Italia ‘Pawn Hearts’: lo avevo scoperto grazie alla trasmissione radiofonica ‘Per voi giovani’ e a Carlo Massarini che insieme a Raffaele Cascone trasmetteva sulla RAI al pomeriggio, in un appuntamento quotidiano imperdibile, a scapito dei compiti di scuola per il giorno successivo.
Mi aspettavo molto da quel concerto e non sono rimasto per niente deluso, anzi.
L’esibizione inizia con le note di organo del brano ‘White Hammer’ (dal disco ‘The least we can do is wave to each other’): ancora adesso, dopo mezzo secolo, quanto sento queste note ho i brividi nel ripensare alle sensazioni di quel momento.
Altro passaggio magico e indimenticabile è l’attacco di ‘Lemmings’ (da ‘Pawn Hearts’), eseguito da Peter Hammill alla chitarra acustica.
Quando non cantava, durante le pause strumentali, Peter correva, letteralmente, su e giù in fondo al palco, dietro agli altoparlanti, scolandosi a collo una bottiglia d’acqua minerale.
Che dire poi del doppio sax e dei cori di David Jackson, del lavoro essenziale del giovanissimo Hugh Banton con l’organo e la pedaliera dei bassi, delle tessiture complesse ma sempre precise di Guy Evans alla batteria. Tutte immagini impresse per sempre nella mia memoria.

SET LIST1)    White Hammer
2)   
Darkness
3)   
Lemmings
4)   
W
5)   
Man-Erg
6)   
Lost
7)   
Aquarian (bis)

Supporter: Latte e Miele

latte%20e%20miele-a.jpg
Sarebbero diventati uno dei gruppi di punta della scena progressive italiana, con l’album ‘Passio Secundum Mattheum”. Si esibivano come trio. Non li conoscevo e ricordo solo un sound molto aggressivo da parte di questi tre giovanissimi talentuosi e capelluti.

7/11/1972 – Nucleus
Ian%20Carr%20e%20Nucleus.jpg
Il gruppo di Ian Carr suonava un jazz-rock simile a quello dei Soft Machine di quel periodo (album ‘Fourth’ e ’Fifth’). Non era il mio genere preferito, ma ero stato convinto da un amico ad andare al concerto. Comunque ricordo una esibizione coinvolgente e tecnicamente perfetta. Si trattava infatti di un gruppo di musicisti fra i migliori presenti sulla scena inglese di quel periodo: Ian Carr alla tromba, Alan Skidmore al sax, Gordon Beck al piano, Roy Babbington al contrabbasso e Tony Levin alle percussioni (omonimo del bassista dei King Crimson). Quasi tutti avevano già fatto parte di altre importanti formazioni (Soft Machine, Centipede).
Supporter: Area
All’epoca erano ancora quasi del tutto sconosciuti, anche per me. Facevano un genere più pop di quello che avrebbero proposto solo qualche anno dopo. Ma non ricordo il repertorio. Ricordo il cantante Demetrio Stratos che si accompagnava all’organo Hammond: la sua voce, che stava ancora dentro un range tradizionale, colpiva per la sua potenza e per la sua particolarità

continua...... (>>>> Alcione 2)

Autore : Stefano Sorrentino , 28/06/2021