Musicisti
che scrivono parole.
Un pittore
che dipinge parole di musicisti.
Se poi
il suddetto pittore è anche musicista (sebbene dilettante), il cortocircuito è
assicurato, ma non spiega il motivo per cui un artista dovrebbe voler dipingere
parole scritte da un altro artista.
L’unica
scrittura a cui dovrebbe dedicarsi un musicista è quella delle note: le parole
manoscritte di un compositore rappresentano un elemento quasi del tutto alieno
rispetto alla sua produzione musicale.
Ma
esiste un nesso.
Prima
di arrivare all’edizione su stampa, il compositore scrive la musica sul pentagramma
su carta e, con la propria grafia, aggiunge annotazioni, indicazioni di
dinamica (piano, forte, fortissimo,...), di tempo (adagio, andante, presto,
...); talvolta, soprattutto nella musica moderna e contemporanea, la partitura
originale riporta anche precise ed estese indicazioni sulle modalità di
esecuzione, in modo da orientare il musicista nella sua interpretazione.
Si
tratta, chiaramente, di parole per la musica.
x
Un
mondo, quello della composizione musicale, che è da sempre, necessariamente, immerso
nella scrittura.
Poi, le
parole del musicista possono diventare lettere o appunti, si possono
trasformare in messaggi all’amante, al collega, all’editore.
E le
stesse parole sono, per lui, un’estensione della sua anima.
Ecco
perché un artista decide di rendere omaggio ai musicisti che ama di più
attraverso la rappresentazione pittorica della loro scrittura e della loro
grafia, e non solo suonando la loro musica.
Forse
un tentativo di percorrere un sentiero poco battuto per tentare di scoprire un
nuovo modo di interpretare la loro
opera?
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